Lo spazio c’è, soprattutto se si confrontano gli appartamenti della grandi città siciliane con quelli degli altri centri urbani. Più di un cittadino dell’isola su cinque vive in una casa sovraffollata. Problema notevole, ma meno sentito rispetto ad altre regioni. Per rendere la clausura il più possibile agevole, però, non bastano i metri quadrati. E qui iniziano i veri problemi per la Sicilia. È il quadro che emerge osservando i dati raccolti da Istat e e Abitare Co., società d’intermediazione immobiliare.
La grandezza media di un’abitazione
In Italia, la superficie media di un’abitazione è di 117 mq. Come tutte le medie, però, la generosità di un numero nasconde le differenze tra chi ha grandi spazi e chi vive in appartamenti molto più contenuti: un terzo delle case è al di sotto degli 80 mq, entro i quali vive anche un quinto dei nuclei più numerosi, “con un disagio più marcato a Napoli, Roma, Torino e Milano”, sottolinea Abitare Co. Guardando alla sola metratura, la Sicilia se la cava: la media sfiora i 113 mq. Nelle grandi città, però, l’isola offre parecchio: con 116 mq, Palermo è il centro che offre più spazio, seguito da Verona e Venezia. Catania è quarta, con 109 mq. Molto di più se confrontati con gli 88 metri di Milano e i 91 di Torino.
La clausura sovraffollata
Lo spazio a disposizione deve fare i conti però con il numero degli abitanti. È chiaro che 50 mq hanno un valore diverso per un single o per una famiglia di tre persone. In Sicilia, il 22,4 per cento dei cittadini vive in un appartamento “sovraffollato”. Cioè con un numero di stanze non adeguato al numero degli abitanti. La percentuale è alta, ma è comunque tra le più basse d’Italia, inferiore sia alla media del Mezzogiorno (che supera il 28 per cento) che di quella nazionale (poco sopra il 27 per cento). In realtà, grattando la superficie statistica, le cose stanno un po’ peggio. Un appartamento inferiore agli 80 mq su cinque è abitato da almeno quattro persone. Il dato è in linea con quello nazionale, ma nelle regioni del Sud solo la Campania fa peggio. Insomma: c’è una fetta importante della popolazione che sta quantomeno stretta. Niente a che vedere, però, con l’incidenza che si registra a Milano, Torino, Roma e Napoli, dove gli appartamenti affollati sotto gli 80 mq sono uno su tre.
Quello che manca sono i servizi
La Sicilia, quindi, non si lamenta quanto a metri disponibili e tiene botta anche sul sovraffollamento. Il vero problema è nella qualità abitativa, che spesso può fare la differenza. Secondo l’Istat, il 18,5 per cento dei siciliani vive in abitazioni con problemi strutturali o di umidità. La media italiana si ferma due punto più in basso. Quasi il 30 per cento delle famiglie “lamenta irregolarità nell’erogazione di acqua” (un tasso triplo rispetto alla media del Paese) e quasi una su dieci non è soddisfatta della “continuità del servizio elettrico”. Per non parlare di connessione a banda larga: è accessibile solo a due famiglie su tre. In poche parole: molte famiglia avranno anche qualche metro in più per muoversi, ma non hanno acqua né un collegamento a internet decente. E sullo sfondo c’è sempre la pessima condizione economica, che il lockdown non aiuta certo a lenire: secondo l’Istat, metà della popolazione siciliana vive “in condizione di povertà o esclusione sociale” e il 20 per cento di “grave deprivazione materiale”, il doppio della media italiana. Doppio è anche il tasso di disoccupazione. Mentre la Sicilia conquista la vetta in una classifica dove converrebbe piazzarsi ultimi: quattro giovani su dieci non studiano né lavorano.