Cinque miliardi di euro, ogni anno, per sette anni. Questa, in numeri, è quanto la Pac, la Politica agricola comune dell’Unione europea, pesa sul settore agroalimentare italiano. Per la programmazione 2023-2027 “i numeri sono sostanzialmente invariati rispetto alla precedente. I Fondi di finanziamento sono Feaga e Feasr, da 3,6 miliardi e 1,6 rispettivamente”, spiega a FocuSicilia Luigi Polizzi, direttore generale delle Politiche comunitarie del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Polizzi è quindi il primo e più importante referente per quanto riguarda la definizione del Piano strategico nazionale (Psn) di attuazione della Pac. “Noi siamo stati tra i primi diciotto Paesi a presentare il piano strategico, e come previsto è stato realizzato lavorando in partenariato, in un clima di consenso con le parti sociali ed economiche”, afferma Polizzi.
Il Piano nazionale da rivedere
Il piano presentato a Bruxelles a marzo è stato restituito però dalla Commissione europea con numerose osservazioni. Un passaggio che non è stato privo di polemiche: scontente del piano nazionale si dicono diciassette associazioni ambientaliste riunite nella coalizione #CambiamoAgricoltura, secondo le quali i nuovi obiettivi ambientali del Piano, incentrati sul cosiddetto “Green Deal”, non sarebbero raggiunti. Il piano nazionale sembra inoltre non accontentare anche gli agricoltori siciiani, con Cia che nelle scorse settimane ha affermato che lo stesso è “insufficiente e inadeguato”. “Quanto alle dichiarazioni – risponde Polizzi – non mi sento di poterle condividerle perché il Pac è frutto di un compromesso tecnico e soprattutto politico tra i diversi componenti delle regioni, cercando di trovare una compensazione di tutte le diverse aspettative. Un compromesso, e posso comprendere come talune regioni e categorie possano trovare nella presentazione del progetto non una particolare e piena soddisfazione”, afferma il dirigente del Mipaaf.
La difficoltà maggiore resta però quella di far convivere l’industria agroalimentare con gli obiettivi ambientali europei. “Nella nuova Pac – prosegue Polizzi – non si guarda più alla competitività e alla produzione ma alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Tre nuovi pilastri per i quali l’Unione europea ha dato mandato per raggiungere gli obiettivi di transizione ecologia e verde. Ora c’è la necessità nei prossimi mesi di dare maggiori giustificazioni ad alcuni passaggi non comunicati in modo corretto, mentre altri andranno integrati. Il 19 di aprile è stata fatta una prima riunione di partenariato dove abbiamo raccolto le opinioni sulle osservazioni della commissione”.
Per la Sicilia “ruolo fondamentale”
Per quanto riguarda la Sicilia nello specifico, secondo Polizzi la Regione, comunque andrà l’iter di approvazione del piano previsto con entrata in vigore il 1 gennaio 2023, “avrà chiaramente un ruolo fondamentale nel quadro del sistema agroalimentare italiano”. Nel quadro della Pac e del Psn, “la connotazione della Sicilia è in settori dove il quadro finanziario non si è modificato, faccio riferimento all’envelope sul settore del vino e del settore ortofrutticolo, mentre sono aumentati gli impegni in materia ambientale e ricerca e mercato”, spiega. Un meccanismo controverso è però quello dei cosiddetti ecoschemi, quello che dovrebbe consentire il pagamento solo a standard ambientali raggiunti. “Probabilmente, ma vale per tutti, chi ha i premi di base avrà meno risorse per far posto ad altre misure di intervento, come ad esempio gli ecoschemi che possono interessare la Sicilia. E un esempio è l’olivicoltura, con ecoschema e premio complementare per oliveti con valore paesaggistico”. Per la Sicilia però l’obiettivo della sostenibilità non dovrebbe essere lontano, considerando che si tratta di una delle Regioni con maggiore produzione Biologica certificata. “Attualmente siamo siamo al 18 per cento di superficie, ma l’obiettivo è di arrivare al 25 per cento. E credo che la Sicilia abbia modo di arrivare a questo traguardo”, conclude il dirigente Mipaaf.