Nnel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sono 1725 i progetti di Protezione civile previsti all’interno della Missione 2 per “Misure per la riduzione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico”, per un totale di 1,15 miliardi di euro. E fra questi, quelli per la Sicilia sono 48, per un totale di 96,9 milioni di euro, l’8,4 per cento del totale. I dati sono stati messi insieme da OpenPolis, che ieri ha pubblicato un ulteriore approfondimento sulla gestione dei fondi del Pnrr. Si tratta di un focus pienamente centrato sull’attualità, dopo quanto accaduto in Emilia-Romagna: su tutto il territorio nazionale le risorse a disposizione sono 2,49 miliardi di euro, l’1,13 per cento del totale del Piano da 196 miliardi.
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Catania prende oltre la metà dei fondi
I fondi per la Sicilia, specificamente previsti per la ricostruzione di infrastrutture danneggiate a causa di frane e alluvioni, e la metà di questi, 48,8 milioni di euro, andrà alla provincia di Catania, che con 18 è prima in Sicilia anche per numero di progetti. Segue, con uno stanziamento da 27,3 milioni di euro, la provincia di Agrigento che conta 10 progetti. Terza per ammontare è Palermo, con 6,7 milioni e 7 progetti complessivi. Due i progetti nella provincia di Trapani, per un totale di 4,8 milioni, mentre 4 milioni sono previsti nell’ennese (con sei progetti totali). Due progetti a Caltanissetta e Siracusa, rispettivamente per 2,8 e 2,3milioni totali. Appena 270 mila euro sono invece i fondi per Messina, che conta un solo progetto sul torrente Brolo (diviso tra i comuni di Brolo e Ficarra). Nessun fondo invece per Ragusa, provincia colpita nei mesi scorsi da alluvioni conseguenti ad eventi metereologici estremi.
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Progetti riconvertiti per strade provinciali e canali
Tra i singoli progetti di ripristino previsti dai fondi in Sicilia, il più oneroso si trova in provincia di Catania. Si tratta di “interventi di ripristino della funzionalità idraulica del canale Cavazzini nel tratto a valle del torrente Monaci”. L’opera, fa parte di quelle già programmate dalla Regione siciliana per i problemi di approvvigionamento idrico della Piana di Catania, e gestite dai Consorzio di bonifica, e poi inserite nel Pnrr dopo un complesso iter. Un discorso simile anche per altre opere nella provincia etnea, dove si segnalano cinque milioni per il Canale di Gronda di Santa Maria La Scala, nel comune di Acireale, e del torrente Loddiero nel territorio di Scordia per 4 milioni. Opere dunque già previste e reinserite nel Piano, esattamente come quelle previste nei territori di Agrigento, dove 6,3 milioni sono previsti per il ripristino di varie strade provinciali nel piccolo comune di Burgio. Un intervento su strade provinciali, per la cui la manutenzione il precedente governo regionale guidato da Nello Musumeci aveva più volte accusato la mancanza di risorse, vale 4,8 milioni di euro nel comune di Cammarata, in provincia di Palermo. Altra manutenzione di strada provinciale è l’opera più cara prevista in provincia di Trapani, per 4 milioni di euro, nel comune di Caltafimi-Segesta.
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Come funzionano i fondi per il dissesto
Nel dettaglio, gli 1,15 miliardi di euro oggetto del focus di Openpolis sono a oggi gli unici già assegnati per progetti operativi. Sono quelli ricadenti nella linea B di intervento del Pnrr sulla tematica, che prevede un totale di 1,2 miliardi ed è di competenza della protezione civile, e sono già assegnati per la ricostruzione di infrastrutture danneggiate a causa di frane e alluvioni. Gli interventi andranno completato entro il 2025, mentre i restanti fondi (1,29 miliardi ricadenti nella linea A, di competenza del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica) hanno una scadenza entro il 2026,e prevedono la messa in sicurezza di interi territori. A oggi gli interventi nella linea B sono completi per il 35 per cento, una percentuale che secondo le previsioni dovrebbe salire al 59 alla fine di giugno. Un risultato, materialmente, impossibile.