Domani a Palermo si sciopera. In piazza Indipendenza i dipendenti di Almaviva chiederanno certezze per il futuro di quasi mille lavoratori. In 600 sono quelli che si occupano del call center di Alitalia, che ha un contratto in proroga in scadenza a fine mese. Mentre per altri 250 lavoratori che da ben 17 anni si occupavano dell’assistenza commerciale amministrativa e tecnica di Sky il contratto è già finito. Il colosso della pay tv “ha annunciato l’addio in piena pandemia, e ci siamo ritrovati a non poter nemmeno protestare. Non si possono difendere i propri diritti chiusi in casa”, spiega Rosa Contorno, lavoratrice del call center e membro della segreteria regionale di Uilcom.
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Il “cambio di modello” mette a rischio la protezione sociale
La motivazione dietro l’abbandono di Sky sarebbe il “cambio del modello di gestione del customer”, e con questa motivazione sono anche a rischio, secondo l’azienda, anche le norme di protezione sociale che obbligherebbero a riassumere il personale con almeno sei mesi di esperienza anche con altra azienda. Lavoratori di Almaviva che ora, nonostante un contratto a tempo indeterminato, rischiano di restare in cassa integrazione per mesi. E, dopo, “dovrebbero avere una ricollocazione in azienda, molto complicata da attuare: non c’è una mole di lavoro così grande”, spiega il segretario regionale di Uilcom Giuseppe Tumminia. Il sindacato, insieme a Slc Cgil, Fistel Cisl e Ugl Tlc, ha già chiesto sul tema una riunione del tavolo permanente aperto al ministero del Lavoro. Ma scendere in piazza, domani alle 9 e a pochi metri dalle sedi dell’Ars e del governo regionale “è al momento la principale opzione per farci sentire. Lo faremo distanziati, con le mascherine, in zone delimitate, ma in dieci anni di incertezze che questo settore ha ad ogni rinnovo di contratto, sappiamo che ci sarà bisogno che ognuno, ad ogni livello politico, faccia la sua parte”, spiega Contorno. Anche perché, nelle ore in cui all’aeroporto Falcone e Borsellino di Punta Raisi il presidente della Regione Nello Musumeci insieme al presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando protestano per il disimpegno della compagnia aerea Alitalia, questa proprio nel call center potrebbe far perdere il lavoro a 600 persone.
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Alitalia, 600 lavoratori a rischio dal 30 giugno
Il contratto della compagnia aerea con Almaviva è in scadenza il prossimo 30 giugno. E, al momento, non ci sono notizie per la stipula di uno nuovo. “La compagnia ha in realtà una proroga di un vecchio contratto, e questo ci mette nella massima incertezza, nonostante noi da Palermo gestiamo in esclusiva tutto il servizio clienti Alitalia”. La compagnia avrebbe peraltro già accumulato “debiti per 14 milioni di euro con Almaviva, e questo, unito al fatto che i proprietari del call center Alberto e Marco Tripi sono tra i potenziali acquirenti di Alitalia, ci porta a pensare che si sia forse rinunciato alla possibilità di un rinnovo”, spiega il segretario regionale di Uilcom Giuseppe Tumminia. Anche per la compagnia aerea si prospetterebbe quindi, come per Sky, un cambio di modello di gestione del customer, passando dal telefono al servizio clienti online. “Si tratta di una modalità che usano tutte le compagnie lowcost, e non ci stupirebbe”, spiega Tumminia. E la prima conseguenza sarebbe quella di vedere, anche per i 600 attualmente occupati nella gestione di Alitalia, un difficile ricollocamento utilizzando le norme di protezione sociale. “E l’azienda parla già di mille esuberi potenziali”, spiega Contorno.
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Via Cordoba, sede vuota: chi può, lavora da casa
In via Cordoba, nel grande edificio che ospita normalmente 2700 lavoratori, regna da mesi il silenzio. “Da quando è iniziato il lockdown siamo praticamente tutti con almeno una parte di cassa integrazione, e lavoriamo in smart working, almeno chi può farlo con i propri mezzi”. Tra i tanti difficili temi contrattuali, c’è infatti anche la situazione “di 350 colleghi senza una connessione a banda larga da casa che sono fermi, a zero ore”. L’azienda non ha mai fornito loro una connessione, non abilitandoli al lavoro da remoto. Un paradosso perché “il costo è totalmente a carico dei lavoratori, che vorrebbero lavorare ma sono costretti a percepire una retribuzione dimezzata. L’azienda sostiene che non si può tornare in sede per via dei protocollo di sicurezza anti Covid-19 e dei costi”. L’azienda però in questi mesi “ha risparmiato tantissimo, dalle pulizie alle utenze, che sono invece a carico dei lavoratori”, incalza Contorno. “L’azienda ha comunicato che al momento il 92 per cento del personale è in lavoro remoto, e questa tendenza a preferirlo potrebbe continuare anche dopo l’emergenza sanitaria. L’orientamento sembra questo, e riguarda questo settore più che tutto il resto del mondo del lavoro”, spiega Tumminia.
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Trenitalia, contratto in scadenza a fine 2020
E in attesa di capire quale sarà l’esito della vertenza Sky e Alitalia, “Trenitalia a fine anno dovrà rinnovare il contratto, con altre 300 persone a cui eventualmente applicare la protezione sociale. Mentre Wind ha avuto degli atteggiamenti non chieri sulla ‘vendita fisso’. Si sciopererà anche per quello”, afferma Tumminia. Unica certezza è, al momento, la commessa Tim. “Al momento è l’unica che occupa 700 persone a pieno volume. Anche loro però lo scorso anno al momento del rinnovo del contratto, ci hanno fatto tribolare. Purtroppo però lavoriamo in un settore dove ad ogni commessa, a rotazione, si devono fare delle battaglie per il rispetto dei propri diritti di lavoratore”, conclude Rosa Contorno.