I numeri sono di assoluto rilievo, e fotografano una realtà importante e per certi versi forse inattesa. Prima del Covid, le 6.300 Pro Loco italiane “hanno organizzato complessivamente 110mila eventi (rievocazioni, fiere, mostre, sagre, eventi culturali, manifestazioni, etc) ai quali hanno partecipato 88 milioni di visitatori”. Sono i dati di un report della Cgia di Mestre relativi all’attività del 2018. Nel rapporto si cita anche l’impatto economico e il moltiplicatore degli investimenti in nel settore delle fiere e sagre: “20 mila eventi sono solo sagre e fiere”, e per realizzarle le Pro Loco hanno investito circa 700 milioni, producendo un “valore economico di 2,1 miliardi, dal quale tra l’altro sono scaturiti anche 10.500 occupati”. Un impatto notevole che riguarda anche la Sicilia, dove 272 Pro Loco hanno messo in piedi 4.300 eventi ai quali hanno partecipato 1,3 milioni di persone.
Prima organizzazione per animazione territoriale
Dati citati con orgoglio da Antonino La Spina, presidente dell’Unpli (Unione nazionale Pro loco d’Italia): “A volte ci si trova in un evento e non si percepisce appieno che l’organizzazione è della Pro Loco, ma in Italia credo che siamo i primi per quanto riguarda l’animazione territoriale, non abbiamo rivali”. La Spina spiega che le Pro Loco sono delle associazioni private ma che devono essere iscritte a un albo regionale in base a uno schema ben definito. Fino a qualche anno fa il sindaco del Comune di riferimento partecipava di diritto al consiglio di amministrazione ma oggi non è più così, anche se il collegamento con l’ente locale di riferimento resta stretto in termini di indirizzo delle attività sul territorio. Guarda il video
Al servizio delle comunità
L’impegno sul territorio si è manifestato anche durante il periodo della pandemia. Nel 2020 il Covid ha imposto il blocco dell’80 per cento delle attività programmate, con un calo drastico anche dell’impatto economico sul territorio. Tuttavia i soci e i volontari delle Pro Loco “all’indomani del lockdown si sono mobilitati e hanno collaborato con gli enti locali, con la protezione civile e con altre organizzazioni di assistenza. Inoltre hanno distribuito mascherine, portato generi alimentari a domicilio, organizzato raccolte fondi e tutta una serie di attività al servizio delle comunità”. Finalmente si sta tornando alla vita di prima della pandemia, i vincoli sono limitati e “si respira un certo entusiasmo, già in estate abbiamo ripreso con le nostre iniziative e stiamo programmando per il Natale e per il 2022”.
Marchio di qualità per le sagre
Tra gli eventi saltati per il virus e riprogrammati per l’anno prossimo ci saranno sicuramente tante sagre e fiere. Proprio per garantire alle sagre un livello di qualità e di coerenza con gli obiettivi propri delle Pro Loco, l’Unpli ha messo a punto un disciplinare e un marchio per certificarne lo standard. “La sagra – spiega La Spina – nasce per valorizzare un prodotto tipico locale attraverso un evento, e attraverso il prodotto si valorizza il territorio. Per avere il nostro marchio tuttavia bisogna anche rispettare una serie di indicazioni sulla sostenibilità, il rispetto dell’ambiente e altre”. Il marchio è una istituzione recente, che richiede anche una lunga istruttoria, e al momento in Italia “l’hanno ottenuto 68 eventi. Due di questi sono in Sicilia: la Festa del grano di Raddusa e la sagra del pesce di Furci siculo”. Tante altre sono in lista d’attesa, e l’esame è in corso.
Itinerari tra i parchi naturali
In Sicilia sono tanti i progetti in corso. La Spina cita una collaborazione con i parchi regionali (Etna, Alcantara, Nebrodi e Madonie) per la realizzazione di cammini nella natura in percorsi poco conosciuti che coinvolgeranno tutta la Sicilia e per fornire informazioni turistiche ai visitatori delle aree protette. Inoltre La Spina annuncia una iniziativa istituzionale che sarà presentata giovedì 21 ottobre in Senato, “un accordo di rete in collaborazione con Legambiente, Anci, Touring club, Borghi più belli d’Italia per dare segnali al Governo sull’uso dei fondi Pnrr, per fare in modo che le risorse vengano spese dove ce n’è effettivamente bisogno. Per esempio molti dei nostri borghi sono sprovvisti di servizi e infrastrutture, di fibra ottica e presìdi medici”.