L’annuario Istat per il 2019 parla di un Paese che si muove al rallentatore: il prodotto interno lordo è il più basso d’Europa, in positivo dello 0,2 per cento. E il dato delle nascite ha raggiunto il proprio minimo storico: 439 mila bambini al fronte di oltre 630 mila decessi. In questo quadro, che come nota positiva vede un leggero aumento delle retribuzioni – più 1,5 per cento -, la Sicilia retrocede: la regione è prima per inattivi in rapporto alla popolazione.
Sicilia prima per inattivi e a saldo demografico negativo
Nei dati Istat, riepilogativi del 2018, l’isola vede oltre 3 milioni e 200 mila inattivi a fronte di 5 milioni di residenti. In termini assoluti davanti ci sono Lombardia (5 milioni e 200 mila inattivi) e Campania (3 milioni e 700 mila), ma le due regioni hanno rispettivamente 10 milioni e 5 milioni e 800 mila abitanti. La Sicilia va male anche per quanto riguarda il saldo tra nati e decessi: meno 11 mila, con 40 mila bambini a fronte di 51 mila morti.
L’agricoltura siciliana è quella con più addetti
A fronte dell’alto numero di inattivi, la forza lavoro può contare su appena 1 milione e 360 mila unità. Il dato pone l’isola al settimo posto nazionale, preceduta da Lombardia (4 milioni e 400 mila), Lazio (2 milioni e 300 mila), Veneto (2 milioni e 100 mila), Emilia-Romagna ( 2 milioni di lavoratori), Piemonte (un milione e 800 mila) e Campania (un milione e 600 mila). E tra i lavoratori siciliani, oltre un milione lavora nei servizi, 219 mila nell’industria. Sono ben 119 mila invece i lavoratori in agricoltura, dato che pone la Sicilia come prima a livello nazionale, seguita dalla Puglia (101 mila addetti) e da Emilia-Romagna e Campania, entrambe a quota 70 mila. Male anche l’export: quello siciliano nel 2018 vale 10 miliardi di euro, ovvero solo il 2,3 per cento nazionale, che ne fa la decima regione in Italia: a precederla anche le Marche, il cui export vale il 2,5 per cento del totale.