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Ars, bocciato l’esercizio provvisorio: cosa può succedere

L'assemblea siciliana ha bocciato l'esercizio provvisorio. Il provvedimento avrebbe dovuto portare la Regione fino al 31 marzo. La maggioranza va sotto, ma per Armao "non c'è paralisi"

L’assemblea regionale siciliana ha bocciato l’esercizio provvisorio. Il provvedimento avrebbe dovuto portare la Regione fino al 31 marzo, in attesa di varare la legge di Bilancio. La maggioranza non ha retto all’emendamento soppressivo dell’articolo 1, presentato dal M5s, che ha fatto collassare l’intero impianto. I sindacati temono per gli stipendi di alcuni lavoratori. L’opposizione chiede modifiche o dimissioni. L’assessore all’Economia Armao predica calma: “Nessuna paralisi”.

Sindacati: “Stipendi a rischio”

Senza esercizio provvisorio, la Regione non ha di fatto una documento di programmazione economico-finanziario. E non può quindi rispettare i pagamenti previsti né i correttivi chiesti dalla Corte dei conti. L’assemblea tornerà a riunirsi domani, 22 gennaio, alle ore 16 nel tentativo di risolve una questione. Claudio Barone, segretario generale Uil Sicilia, esprime “grande preoccupazione per la situazione che si potrebbe determinare in Sicilia con la soppressione dell’esercizio provvisorio”. Il sindacalista ha chiesto all’Ars di “intervenire tempestivamente e con opportune modifiche anche al disegno di legge per evitare di bloccare stipendi e pensioni dei dipendenti ma anche tutte le spese della Regione”. PEr la Cisal è “una sciagura”: la soppressione, affermano i sindacalisti Giuseppe Badagliacca e Nicola Scaglione”rischia di rivelarsi un colpo mortale non solo per migliaia di lavoratori i cui
stipendi sono a rischio, come per esempio Lsu, Resais e Pip, ma in generale per l’attività amministrativa che di fatto verrebbe bloccata, al netto delle sole spese essenziali, colpendo gli enti locali”.

Cosa prevede l’esercizio provvisorio

Tra le misure fondanti dell’esercizio provvisorio c’è l’articolo 7, che istituisce un fondo di compensazione di 15,9 milioni di euro. Sono destinati a garantire gli stipendi di una serie di enti, associazioni, teatri che aspettavano parte delle retribuzioni del 2019, e a pagare le retribuzioni di alcune categorie, quali bacino dei Pip, Lsu (lavoratori socialmente utili), personale Resais, cantieri di servizi in favore dei comuni destinatari del Reddito minimo di inserimento ed emolumenti aggiuntivi per i carabinieri. Senza approvazione, andrebbero in fumo anche i milioni stanziati per i teatri, tra i quali i 2,8 milioni per il Bellini di Catania, 1,7 per il Massimo di Palermo e 2 milioni per l’Orchestra sinfonica siciliana. Sin da subito il M5s aveva parlato di “farsa”, perché il provvedimento – previsto inizialmente come un disegno di legge più snello – si sarebbe trasformato in una mini-finanziaria.

I conti della maggioranza

Mandare all’aria l’esercizio provvisorio non è un’idea brillante. Questo non significa farlo passare così com’è. Da una parte c’è il Movimento 5 stelle che, forte di questa vittoria (anche politica) spinge per una pesante correzione. Da fare, però, molto in fretta. La domanda è soprattutto una: la maggioranza ha i numeri? Questa volta ha perso di misura: 28 voti in favore dell’emendamento, 27 contrari. La maggioranza in aula, però, c’era. Tra assenti più o meno volontari, sette deputati che sostengono il governo Musumeci non hanno votato. Compresi due assessori: Toto Cordaro e Bernadette Grasso hanno però parlato di fila in bagno e bisogni fisiologici e domani dovrebbero rientrare nei ranghi. Per Armao, quindi, non c’è il rischio “paralisi”: “Quello che è accaduto oggi si è già verificato in passato. E il risultato del voto palese dimostra che si tratta di un mero errore che può accadere nella dinamica parlamentare. Nessun problema, quindi, domani si prosegue”.

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Business, Lavoro, Ambiente, Legalità e Sicurezza. FocuSicilia ha l'obiettivo di raccontare i numeri dell'isola più grande del Mediterraneo. Valorizzare il meglio e denunciare il peggio, la Sicilia dei successi e degli insuccessi. Un quotidiano che crede nello sviluppo sostenibile di una terra dalle grandi potenzialità, senza nasconderne i problemi.

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