Il più grande successo dell’agricoltura siciliana del 2019? “La spesa dei fondi europei: 50 milioni sopra il target stabilito da Bruxelles”. Ad affermarlo è Edy Bandiera, assessore regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo rurale e alla Pesca, in un resoconto video realizzato poche ore prima della grande operazione antimafia sui Nebrodi, effettuata dalla procura di Messina. I clan erano dediti proprio alle truffe sui fondi del Programma di sviluppo rurale, come emerso dall’indagine condotta dai carabinieri del Ros del comando provinciale di Messina e del comando Tutela agroalimentare della guardia di Finanza di Messina, con truffe per almeno 5,5 milioni di euro ai danni dell’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura. Un totale di 94 arresti e 150 aziende sequestrate. Una coincidenza certo non proprio fortunata. Il resoconto sul 2019 di Bandiera, il quinto pubblicato da un membro della giunta regionale guidata da Nello Musumeci nel 2020, parla comunque di un anno positivo, arrivato dopo “un 2018 dedicato alla riorganizzazione di uffici e servizi e alla necessaria programmazione”. Una programmazione che sembrerebbe aver dato i suoi frutti, appunto, proprio nella spesa dei fondi europei.
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Fondi Psr: recupero in extremis e “senza impatto”
Nel suo bilancio l’assessore parla di 871 milioni di euro spesi tramite il fondo Psr, una cifra che “orgogliosamente” ingloba anche “i mille giovani che per la prima volta intraprenderanno un’attività agricola”. Il riferimento è ai destinatari del “pacchetto giovani”, una somma di varie misure che prevedono anche un contributo a fondo perduto da 40 mila euro. Buona cosa, si dirà. Se non fosse che a queste misure (visti i parametri non ben definiti di accesso e soprattutto la lentezza delle procedure e la difficoltà degli uffici regionali nello stilare graduatorie definitive) centinaia di giovani hanno già rinunciato, come ha denunciato lo scorso novembre Coldiretti. L’associazione dei coltivatori siciliani aveva peraltro protestato in piazza per il rischio di perdere ben 134 milioni di euro, se gli uffici regionali non avessero messo mano ai provvedimenti entro metà dicembre. Il recupero in extremis c’è stato ma, secondo Confagricoltura, in uno scenario che vede più occupati in agricoltura che nel resto d’Italia (ben 119 mila) impegnati soprattutto in microaziende a conduzione familiare, tali fondi “non avranno impatto reale”.
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Controlli: sui Nebrodi resta l’allarme brucellosi
Sulle produzioni, Bandiera rivendica un’intensa attività in merito alle verifiche agroalimentari. “Per anni sono stati consumati degli attentanti alla nostra salute e alla nostra economia”, afferma l’assessore, che nel video mostra il dato di 1500 controlli in import/export presso porti, aeroporti, grande distribuzione organizzata, mercati all’ingrosso e magazzini. Si tratta di controlli che hanno portato alla luce ben “cento intercettazioni di prodotti non conformi”. Per Bandiera sono stati possibili anche e soprattutto grazie alla “rimessa in funzione dell’assistenza tecnica alle produzioni zootecniche”. Bene. Resta però il grande nodo irrisolto dei veterinari impegnati in questi stessi controlli: professionisti che da anni svolgono una grande mole di lavoro con contratti a progetto, partita iva e paghe orarie ben al di sotto degli standard, come denunciato da Uil Fpl. L’assessore regionale annuncia comunque che le aziende potranno usufruire di servizi di governance migliorati e che le tre università pubbliche stanno selezionando le migliori razze autoctone. Peccato che, come segnalato dai veterinari in protesta, questi controlli non siano sufficienti a scongiurare le epidemie di brucellosi e tubercolosi, soprattutto sui Nebrodi.
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Arance rosse per un miliardo di cinesi
Tra gli esempi di prodotti agricoli siciliani di successo (un settore flagellato anche dal recente “caro navi”) Bandiera cita le arance rosse che dal 2019 vengono esportate anche in Cina, dopo la stesura di “un protocollo fitosanitario che che il governo regionale ha attuato”. Una quota in realtà ancora marginale, secondo il consorzio Arancia rossa Igp, tra i firmatari dell’appello contro il caro navi, che a dicembre ha avviato la vendita delle prime confezioni con controllo via blockchain. Per Bandiera in Cina ci sarebbero già “un miliardo e 290 milioni di potenziali consumatori”.
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La pesca? “Mettiamo al centro il pescatore”
A conclusione del resoconto, filmato in riva al mare, Bandiera cita il settore della pesca. Mentre i pescatori siciliani sono in perenne lotta con l’Unione Europea a causa delle “quote tonno” nel Canale di Sicilia, il risultato principale è proprio il “raggiungimento di una spesa comunitaria con 9 milioni e mezzo di euro”. Misure che valgono il sostegno “alla diversificazione delle attività di pesca e del reddito per i pescatori che vogliono applicare pesca turismo e ittiturismo”. Un cambio di prospettiva per lo storico settore siciliano, affidato anche all’approvazione, da parte dell’Ars, del disegno di legge per la definizione delle linee guida del comparto. La pesca, secondo Bandiera, non può essere più concepita “come qualche decennio scorso ma declinata in chiave moderna: serve mettere al centro il pescatore”.