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Consumi e lavoro, le promesse del Rdc che non si vedono

I dati del rapporto di Banca d'Italia sull'economia siciliana sollevano dubbi sul circolo virtuoso che il reddito di cittadinanza dovrebbe innescare: le famiglie non spendono e aumentano gli inattivi

Bankitalia ha raccontato una Sicilia al collasso. Ma tra i tanti elementi forniti dal rapporto sull’economia regionale nel primo semestre, ci sono alcuni indizi che sembrano smentire – almeno da queste parti e almeno per ora – quel circolo virtuoso che il reddito di cittadinanza avrebbe dovuto innescare: niente stimolo alla ricerca dell’occupazione, niente aumento dei consumi.

I tre pilastri del reddito di cittadinanza

Avvertenza: il rapporto di Banca d’Italia si ferma a giugno. Quindi a pochi mesi dall’arrivo dei primi versamenti e prima dell’inizio della cosiddetta “fase due”, con navigator e centri per l’impiego che dovrebbero guidare i percettori del reddito verso un nuovo lavoro. Le cose potrebbero cambiare. A oggi, però, la misura non si è trasformata in quella miccia che avrebbe dovuto innescare un sostegno all’economia. Sì, perché il Movimento 5 Stelle ha spinto il reddito di cittadinanza puntando non solo sul sostegno alle famiglie in difficoltà ma anche su altri due pilastri: promozione dell’occupazione e rilancio dei consumi. Il sostegno alle reddito c’è: i soldi sono arrivati. Ma il resto?

L’effetto sui consumi

Il reddito – secondo i suoi promotori – avrebbe spinto i consumi e, di conseguenza, il Pil, che langue anche a causa di una domanda interna asfittica. Il ragionamento è questo: se metto risorse nelle tasche delle persone, compreranno di più e contribuiranno a far girare l’economia. Grazie alla misura – afferma il rapporto Bankitalia – è effettivamente aumentato “il reddito disponibile” delle famiglie, cioè quanto hanno da spendere o mettere da parte. Sembra però che, almeno in Sicilia, i consumi non siano ancora stati innescati, nonostante nella regione siano già 163.200 le famiglie che percepiscono il reddito (il 17 per cento del totale italiano), per un importo medio di 530 euro al mese (più dei 482 euro della media italiana). “Nel 2019 per il Mezzogiorno il clima di fiducia dei consumatori è peggiorato – ricorda Banca d’Italia – e nei primi nove mesi dell’anno si è mantenuto su livelli mediamente inferiori rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dell’anno scorso”. Quando la fiducia dei consumatori è bassa, di solito, la propensione alla spesa ne risente. Meglio andarci piano perché potrebbe andare peggio. Le famiglie (non solo i percettori del reddito di cittadinanza) preferiscono allora tenere i soldi in banca: nel primo semestre, i depostiti sono aumentati del 3,1 per cento. E quando è il momento di spendere, meglio farlo a rate: il credito al consumo è cresciuto del 5,5 per cento.

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L’effetto sull’occupazione

L’altro mantra del reddito era: non è assistenzialismo perché prevede dei percorsi per trovare lavoro. La fase due è partita da poche settimane. Si potrebbe discutere sul perché una riforma così importante parta in fasi, consentendo di percepire il reddito per mesi senza alcun impegno. Ma, al di là di questo, l’efficacia delle politiche attive è ancora da dimostrare e non è inclusa nei rilievi del rapporto di Bankitalia, che copre solo il primo semestre. C’è però un indizio (per ora, sempre di indizi si tratta): in Sicilia, una delle regioni in cui c’è un maggior numero di percettori, stanno calando sia l’occupazione che la disoccupazione. Gli attivi sono meno rispetto a un anno fa e la disoccupazione (pur rimanendo a un tasso doppio rispetto alla media nazionale) è scesa al 21,1 per cento. La convivenza di questi due dati, come sottolinea il rapporto, è dovuta alla crescita degli inattivi. Cioè di chi ha rinunciato a cercare un impiego. Potrebbe non dipendere solo dal reddito di cittadinanza, ma di sicuro – in attesa della fase due – il reddito di cittadinanza non contribuisce a invertire la china degli ultimi anni. D’altronde, nonostante i proclami, c’è un documento che – già ad aprile – stimava l’impatto della combinazione tra quota 100 e reddito di cittadinanza sul mondo del lavoro: nel avrebbero ridotto l’occupazione dello 0,2 per cento e aumentare la disoccupazione (anche per effetto di un calo degli inattivi) dello 0,3 per cento. Il documento era il Def firmato dal governo M5S-Lega. In Sicilia le cose stanno andando ancora peggio.

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Paolo Fiore
Paolo Fiore
Leverano, 1985. Leccese in trasferta, senza perdere l'accento: Bologna, Roma, New York, Milano. Ho scritto o scrivo di economia e innovazione per Agi, Skytg24.it, l'Espresso, Startupitalia, Affaritaliani e MilanoFinanza. Aspirante cuoco, sommelier, ciclista, lavoratore vista mare. Redattore itinerante per FocuSicilia.

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