Che fine fanno gli scarti delle produzioni agricole e alimentari in Sicilia? Per il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna “quando va bene, viaggiano per centinaia di chilometri finendo in Calabria. Più spesso finiscono riversate nell’ambiente”. Il problema è strettamente connesso anche alla raccolta differenziata urbana, che nell’isola ha raggiunto ormai percentuali del 40 per cento, con l’organico che rappresenta un terzo del totale. E per gestire questi rifiuti il sistema migliore sarebbe, secondo l’associazione ambientalista, la costruzione di impianti di biogas. Al’interno, dagli scarti di produzione e dal materiale organico dei rifiuti urbani si può, con sistemi anaerobici, produrre biometano che può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica o immagazzinato per l’uso nei trasporti. E Legambiente, che a livello nazionale collabora da anni con il consorzio biogas, chiede alla Regione di “avviare una programmazione su quanti impianti di questo tipo debbano essere fatti. Poco importa se a realizzarli saranno le Srr o privati”.
Un impianto pubblico a Catania e due piccoli privati
La Regione siciliana “non ha ancora stabilito i parametri su quanti sarebbero necessari”. Nell’isola, comunque, ci sono già molti impianti in via di realizzazione. Quello pubblico che dovrà essere realizzato nell’area di Pantano d’Arci dalla Srr Catania Metropolitana, ad esempio, che dovrebbe gestire l’afflusso di “umido” dai 28 comuni all’interno della società di gestione del ciclo dei rifiuti. Un mega impianto su un’area da 80 mila metri quadri, a cui fanno da contraltare impianti più piccoli come quello di prossima apertura ad Assoro – nei pressi del polo industriale Dittaino -, e quello in costruzione ad Aidone. Entrambi gli impianti, con una capacità di 499 chilogrammi ora, verranno realizzati dalla società Innovazione Biometano, che ha investito 25 milioni di euro nei progetti.
Pozzallo: “Nessuna puzza, impianti anaerobici”
Il presidente di Legambiente Sicilia si dice “favorevolissimo a questi impianti”, perché rappresentano una risorsa per l’economia circolare. “Finora sembra che il termine abbia significato fare circolare i rifiuti. L’obiettivo è invece riutilizzarli nei luoghi più vicini possibile a dove vengono prodotti”. Gli scarti della produzione di agrumi, in particolare, sarebbero la principale fonte di approvvigionamento per l’impianto di biometano di Aidone, che sorge a poca distanza anche da Castel di Iudica e Ramacca, mentre per Dittaino, dove l’avvio dell’impianto è previsto per marzo, lo scarto ideale è la sansa dalla lavorazione di olio. A questi impianti si dovrebbe aggiungere quello di contrada Zimmardo-Bellamagna a Modica, a pochi metri dal confine con Pozzallo. “Su questo impianto abbiamo letto cose assurde, ad esempio che si tratterebbe di una nuova Priolo”, commenta Zanna. Con Legambiente ha preso una posizione favorevole alla costruzione del sito, a cui invece si oppone l’amministrazione comunale di Pozzallo. “Questi impianti non danno nessun rischio per la salute, e se il problema è la puzza, essendo anaerobici risolverebbero dei problemi, non ne creerebbero”. Il riferimento di Zanna è, in particolare, alla presenza di diverse aziende per la produzione casearia nei pressi del luogo scelto per l’impianto di biometano. Per lui la convivenza è possibile come già accade in pianura Padana dove “è normale avere piccoli impianti di biogas accanto alle stalle”.
Gli scarti di Avimecc e la difficoltà a spostare il sito
In zona, inoltre, c’è anche la Avimecc, società con sede nella zona industriale di Modica che trasforma carni avicole. Lo scarto di lavorazione, denominato pollina, è al centro delle proteste dei cittadini della vicina Pozzallo a causa della puzza che produce. “Il proprietario della Avimecc – prosegue Zanna -, fa parte della società che vuole realizzare l’impianto di biometano. E quindi è plausibile che gli scarti andranno a confluire lì”. Anche a voler trovare una alternativa territoriale come ad esempio nel territorio ragusano, secondo Legambiente “non ci sono zone distanti chilometri dai centri abitati perché è stato vittima di una urbanizzazione selvaggia”. Zanna smonta anche la polemica sull’aumento dei camion in transito nella zona per trasportare gli scarti verso l’impianto. “Qualcuno ha ipotizzato oltre 60 camion al giorno. In realtà, per un impianto calibrato sulle esigenze del territorio, i camion in transito saranno in media una decina, con punte di venti. Noi abbiamo un approccio scientifico all’ambientalismo e all’azienda abbiamo chiesto di fare delle modifiche al progetto, come quella di realizzare vasche chiuse per gli scarti in attesa di utilizzo e di abbassare l’altezza delle ciminiere. Se verranno accolte o meno, lo vedremo. Ma saremo a Pozzallo per fare una campagna informativa a breve”, conclude Zanna.