Rivolta delle imprese contro il sistema che regola i buoni pasto. A causa di ritardi, rimborsi “troppo bassi”, ma soprattutto del fallimento della Qui!Group spa, la più importante azienda di fornitura dei buoni pasto alla pubblica amministrazione, si sono accumulati debiti per circa 200 milioni di euro. “Siamo pronti a interrompere il servizio di buoni pasto se i ribassi di gara vengono scaricati sulla pelle dei ristoratori”, annuncia Dario Pistorio, presidente regionale Fipe Confcommercio.
La Sicilia attende 300 mila euro
Il mercato dei buoni pasto in Italia, secondo i dati Fipe, vale oltre 3 miliardi di euro, di cui uno è condizionato dalle gare Consip, la partecipata del ministero dell’Economia e delle Finanze per gli acquisti nelle pubbliche amministrazioni. Da un paio d’anni però, il sistema sembra essersi inceppato e sono molte le aziende che aspettano il rimborso dei buoni pasto che hanno accumulato. Il problema principale è il fallimento circa due anni fa, appunto, dell’azienda che ha vinto l’appalto Consip: Qui!Group spa. L’azienda avrebbe accumulato debiti per 325 milioni di euro. Di questi circa 200 milioni spettano alle aziende. “Il danno in Sicilia è di circa il 15 per cento di questo valore”, dice Pistorio. Facendo un breve calcolo di tratta di 300 mila euro che le aziende siciliane non hanno ancora incassato. Fipe Confcommercio conta 8 mila imprese tra i suoi associati che soffrono il problema. “Ma a questi vanno aggiunti i supermercati e altri esercenti”.
Scarsa vigilanza Consip
Se Qui!Group spa non ha pagato le aziende, lo Stato ha invece pagato Qui!Group spa. Ecco dunque che si è accesa una diatriba tra governo e imprenditori che chiedono “almeno un rimborso parziale della cifra dovuta”, oltre a maggiori controlli. Imputano alla Consip “scarsa vigilanza sul rispetto delle condizioni contrattuali da parte delle società emettitrici di buoni pasto, nonché, come nel caso di Qui!Group, sulla loro solidità finanziaria”. Non solo. Le aziende denunciano “un aggravio dei costi per la gestione del buono pasto elettronico per la mancanza di un Pos unico” pertanto chiedono un intervento urgente del Governo. Fipe calcola un costo medio annuo di circa 600 euro per ogni singolo Pos a cui si aggiunge quello delle transazioni.
Ritardi e rimborsi
Accanto ai buoni pasto per i dipendenti dello Stato ci sono anche tutti i privati che utilizzano i buoni. “Sono la maggior parte” secondo Pistorio. Per gli accordi con le imprese Fipe denuncia due problemi: i tempi del rimborso e l’entità dello stesso. In media, per ogni 10 euro di buono alle aziende ne vanno 8, a volte anche meno. “Lo sconto può arrivare anche al 30 per cento ed è talmente alto che spesso non ci stiamo più nei costi” sottolinea Dario Pistorio. A questo si aggiungono i ritardi nei pagamenti con ricadute a catena. La fatturazione è a trenta giorni, “ma con pagamento a fine mese quindi a volte diventano anche 45-48”. Il presidente regionale Fipe definisce la situazione “angosciante”: molti “non riescono più ad andare avanti”. Il riferimento è soprattutto a chi lavora quasi esclusivamente con i buoni pasto. “Pur di lavorare queste attività accettano sconti davvero alti”. E non solo. Ecco perché si dicono pronti a non prenderli più.