I dipartimenti interaziendali non decollano. Pensati dall’assessorato regionale alla Salute come possibile soluzione alla gravissima carenza di medici di emergenza, soprattutto in reparti delicatissimi come pronto soccorso, anestesiologia, cardiologia, fino a questo momento sono rimasti inapplicati, mentre gravissime carenze di organico affliggono ancora alcuni ospedali periferici. Il sindaco di Militello in val di Catania, Giovanni Burtone, deputato regionale del Partito Democratico e capofila di una cordata di sindaci del Calatino riuniti in difesa degli ospedali del comprensorio, in accordo col collega di partito all’Ars, Calogero Leanza in settimana presenterà all’Assemblea regionale siciliana (Ars) un emendamento di legge per cercare di smuovere le acque.
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Utilizzare gli specializzandi abolendo una norma
“Il punto di partenza – spiega Burtone – è sempre quello dell’utilizzo di medici specializzandi. Insieme al collega Leanza stiamo per presentare una richiesta di modifica di legge che chiede al governo di abolire la norma che impedisce agli specializzandi di concludere la formazione all’interno di una corsia d’ospedale. Inutile girarci tanto intorno”. Secondo il sindaco e deputato “i dipartimenti interaziendali sono rimasti lettera morta, ma nelle corsie la mancanza di medici è da vera emergenza. Bisogna mettere mano alla norma e permettere a chi è specializzando ed è iscritto a un corso di procedere alla formazione all’interno degli ospedali, come avveniva in passato, magari come assistente del primario e del vice primario. Insistere sui dipartimenti mi sembra ormai inutile. L’assessore Giovanna Volo ha fatto diversi tentativi e tavoli tecnici con i direttori generali, ma mi sembra un percorso affatto semplice, se soprattutto si procede per tentativi di persuasione di una certa categoria di medici”.
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Un piano per accorpare gli ospedali
Quella della mancanza di medici in alcuni reparti ha raggiunto proporzioni inimmaginabili e spesso nei pronto soccorso di alcuni piccoli ospedali si va avanti col supporto di medici “prestati” temporaneamente da altri reparti. Si sostiene in ambiente medici che l’assessorato regionale alla Salute ha avviato un tavolo tecnico per cercare di studiare una nuova pianta di accorpamento di grandi ospedali con i piccoli. E in questo scenario Giarre ed Acireale dovrebbero essere accorpati col Cannizzaro, Biancavilla e Paternò col Garibaldi.
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La vicenda Humanitas Catania
Mentre la sanità pubblica siciliana sembra alla canna del gas , anche per via del pesantissimo buco di bilancio provocato, a quanto pare, dalle spese “allegre” per il Covid, sul piano della sanità privata si continua sul filo del rasoio. Sembra finita nel dimenticatoio la notissima vicenda dei reparti di Ortopedia e di Neurochirurgia del polo della sanità privata Humanitas Catania che una sentenza del Cga, avversa a quella del Tar, ha praticamente chiuso dall’oggi al domani.
La vicenda è venuta alla luce Il 17 gennaio quando il Consiglio di giustizia amministrativa si è pronunciato su due ricorsi presentati da alcune cliniche catanesi contro Humanitas. Il dispositivo della sentenza ha disposto per i reparti di Ortopedia e di Neurochirurgia della succursale etnea dell’istituto milanese il blocco delle prestazioni in convenzione col Sistema sanitario nazionale per tutti quegli interventi dei due reparti che non sono giustificabili con una patologia oncologica. In termini pratici i giudici hanno disposto che a partire dalla data della sentenza chiunque intenda sottoporsi a una protesi bilaterale o singola dell’anca o del ginocchio presso l’Humanitas potrà farlo soltanto in regime privato, sborsando per intero tutta la somma prevista. Lo stesso vale per qualsiasi intervento di Neurochirurgia che nulla ha a che vedere con una patologia oncologica, e quindi anche per un intervento neurochirurgico alla schiena.
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Humanitas Catania, interventi non oncologici sospesi
La disposizione dei giudici ha sospeso tutte le prestazioni convenzionate con conseguenze e disagi per i pazienti che il 17 gennaio erano già prenotati per un intervento, circa 700 pazienti nei due dipartimenti. Ma oggi a distanza di oltre due mesi come è andata a finire? Col silenzio assoluto. I due reparti hanno chiuso e i professionisti che fino ad allora avevano operato in Humanitas hanno cercato una nuova sistemazione in attesa di novità.
Il primario del centro Ortopedico Humanitas, Giuseppe Mazziotta, è tornato ad operare alla Humanitas di Rozzano, nel Milanese, cuore del colosso della sanità privata, ma ha tenuto una porta aperta per i suoi pazienti siciliani, ma non a Catania, allo Iom di Messina. Molti pazienti catanesi del professionista hanno continuato a farsi seguire da lui a Catania, in un centro polidiagnostico dove il dottor Mazziotta visita prima di disporre l’intervento a Messina. Per quanto riguarda i professionisti del reparto Humanitas di neurochirurgia sembra che alcuni di questi abbiano deciso di fare attività ambulatoriale e chirurgica in un grosso centro medico privato che opera a Catania in regime di convenzione.