“Il guaio peggiore? Che non ci sono cardiologi in circolazione. E non ne avremo in quantità tale da coprire tutti gli organici degli ospedali della rete dell’infarto almeno per altri cinque anni”. A fare questa clamorosa denuncia è il prof. Corrado Tamburino, direttore del Dipartimento di Cardiologia del Policlinico universitario di Catania e responsabile della Rete dell’Infarto acuto al miocardio di Ct-Sr-Rg. Tamburino spiega anche perché molti reparti di cardiologia si trovano in questa gravissima situazione che costringe i dirigenti medici e le varie direzioni aziendali a fare i tripli salti mortali per garantire un’assistenza dignitosa. E spiega, allo stesso tempo, cosa si è fatto, nello specifico, per evitare che alla Cardiologia dell’ospedale “Gravina” di Caltagirone venisse sospesa l’attività, importantissima per un bacino di oltre centomila abitanti.
Caltagirone punta dell’iceberg della carenza
“In questo momento l’emergenza che abbiamo sul tavolo riguarda l’ospedale di Caltagirone – racconta – , ma in generale l’allarme per l’assenza di professionisti riguarda quasi tutto il settore della cardiologia del distretto e anche di molti altri reparti di emergenza-urgenza della maggior parte degli ospedali di periferia della Sicilia e di tutta Italia. Quindi il problema della mancanza di medici – puntualizza Tamburino -non è ascrivibile soltanto a una determinata direzione, ma è frutto di alcune scelte che sono state portate avanti negli ultimi decenni col risultato finale che oggi ci ritroviamo con una gravissima assenza di professionisti necessari a garantire il corretto andamento della ospedalità pubblica”.

Le colpe non sono soltanto siciliane
La provocazione del docente
Tamburino, quindi, si lascia andare a una considerazione che suona come una domanda per gli organi sanitari regionali e nazionali. “Allora chiediamoci una cosa – sbotta -: la Cardiologia di Caltagirone deve rimanere aperta o deve essere chiusa? Io dico che il reparto di Caltagirone deve assolutamente restare aperto perché è un hub per la rete dell’infarto al miocardio e obiettivamente è forse una delle poche emodinamiche che, tra altre piccole, merita di coesistere in quanto la distanza che c’è tra Caltagirone e le altre emodinamiche del distretto non consente di prevederne una sua soppressione. E’ per questo che di concerto con tutta la Rete cardiologica siciliana abbiamo deciso di coprire tutti i turni mancanti al “Gravina”. “Devo aggiungere che l’Asp ha fatto un lavoro eccezionale. Anche l’assessorato regionale alla Salute ha dato degli input. Il guaio è, però, che nessuno, ai piani alti, in tutti questi anni ha fatto un calcolo chiaro quando si adottavano dei provvedimenti. Un esame molto semplice. Quello di fare un raffronto e un ragionamento con l’Inps su quanti medici di Cardiologia, Pronto soccorso, Anestesiologia…sarebbero andati in pensione negli anni e quanti nuovi professionisti sarebbero occorsi per colmare i posti rimasti vacanti. La verità è che chi in questi anni ha operato delle scelte sanitarie, spesso lo ha fatto con accanto non medici che lavoravano in trincea, ma con a fianco professionisti che si occupavano di politica sanitaria e che quindi nella realtà spesso non sono poi dei medici da sempre di prima linea, con tutto il rispetto per la loro professionalità. Così oggi abbiamo ereditato in tutta l’Isola e anche in buona parte d’Italia una situazione disastrosa e adesso siamo chiamati noi a colmare le carenze del “Gravina” con provvedimenti tampone che potremo garantire soltanto temporaneamente e difatti l’accordo scade a marzo”.
Caltagirone, rischio di una Cardiologia dimezzata
Il nodo dei piccoli ospedali
Tamburino, durante il suo discorso, fa capire che il problema dei piccoli ospedali non può più non essere esaminato in tutta la sua interezza, visto e considerato che le gravi carenze riscontrate riguardano in primis anche medici anestesisti e di pronto soccorso. “E’ inutile dire che ci sono ospedali in Sicilia che non si sarebbero dovuti aprire e altri che andrebbero ridimensionati e non ampliati – commenta il direttore – . E inoltre, viste le evidenti carenze di medici, ci sono motivi per credere che oggi sarebbe meglio avere una ambulanza del 118 in più in un determinato centro periferico piuttosto che un ospedale malfunzionante nella stessa area. Una ambulanza del 118 è in grado di percorrere 10, 20, 50 km in mezz’ora, mentre un ospedale che non ha medici a sufficienza in organico non è in grado di garantire una qualità assistenziale di livello. E per quanto riguarda gli infarti e altre patologie gravi, ogni minuto perso può compromettere la salute e la sopravvivenza del paziente”.
Il nodo del numero chiuso nelle facoltà di Medicina
“Pagati poco, ma con responsabilità enormi”
Il docente fa un ragionamento molto semplice, che è poi quello fatto negli ultimi anni da tutti i responsabili dei reparti salvavita, che ogni mese devono fare i conti con un personale demoralizzato e pronto a fare le valigie…”In molti reparti delicati – prosegue il professore – i medici hanno una paga da schifo, permettetemi il termine, ma hanno delle responsabilità enormi perché se un paziente va in un pronto soccorso o in una cardiologia e poi muore la colpa è sempre del medico, Quindi siamo davanti a un sistema distorto tanté che in Calabria vogliono chiamare i medici da Cuba, mentre in Lombardia molti cardiologi milanesi fanno i turni nei piccoli ospedali dove nessuno vuole andare, ma strapagati! Da noi a ogni cardiologo che turnerà a Caltagirone sarà prevista una paga aggiuntiva di 120 euro ora. Innanzitutto ci si scandalizza per il pagamento d questi professionisti, ma ci si dimentica che l’Asp, al momento, non paga lo stipendio per i 16 posti non coperti al “Gravina”. Quindi non esiste un danno erariale, ma sicuramente esiste un errore di impostazione perché la verità è che un ospedale alla fine non può reggersi sul medico che va lì una volta al mese, poi ne arriva un altro, e poi un altro ancora, ma diverso dai precedenti… Perché un ospedale funzioni a dovere deve esserci una continuità assistenziale”.
Mercoledì all’Ars audizione dei direttori Asp
Cosa può accadere se non si fa nulla
“Se non si fa nulla? – conclude Tamburino – Continueremo in questa condizione di stallo e secondo me la situazione sanitaria peggiorerà perché, tra l’altro, con i fondi del Pnrr dovrebbero essere istituiti anche gli ospedali di comunità, iniziativa molto onorevole, lodevole e importante che l’assessore mi risulta voglia portare avanti. Solo una domanda rivolgo ai nostri referenti. Chi andrà in questi nuovi centri sanitari? Avete già nomi e cognomi dei nuovi medici? Invito tutti quanti a fare prima un censimento perché altrimenti spenderemo dei soldi inutilmente che dovremo poi restituire all’Ue, con un dispendio di fondi che poi graveranno sulle generazioni future.