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Carrubo di Sicilia, eccellenza versatile a rischio. Allerta ‘raccolta antieconomica’

La produzione di carrubo in Sicilia è in calo, con conseguenze che rischiano di essere molto serie per tutto un settore che dipende da questo versatile frutto. I motivi della crisi sono diversi, ma dipendono soprattutto dal caro energia e dall'oligopolio di alcune aziende

Il carrubo di Sicilia è in crisi. Secondo le denunce dei produttori rilanciate dalla pagina specializzata Foodiverso, raccogliere i baccelli rischia di diventare antieconomico. I caratteristici frutti marroni, infatti, “si vendono a 45 centesimi al chilo, a fronte di spese che superano i 40 centesimi al chilo“. Colpa del caro energia e del caro materiali, “ma anche della concentrazione del mercato in capo a poche aziende, che fanno il buono e il cattivo tempo”. Il risultato è che la produzione diminuisce, con conseguenze che rischiano di essere molto serie per tutto l’indotto che dipende da questo versatile frutto. “Dalle carrube si ottengono moltissimi prodotti, compreso lo sciroppo, ma l’uso più importante è legato alla produzione dell’additivo alimentare ottenuto dalla sua farina, che troviamo identificato nelle etichette di gelati, salse, zuppe, etc. con il codice E410″, ricorda l’agronomo Paolo Caruso, titolare di Foodiverso e consulente esterno del dipartimento di Agricoltura, alimentazione e ambiente dell’Università di Catania. Un problema da non sottovalutare, insomma.

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Un patrimonio da tutelare

Il carrubo è un albero sempreverde che può raggiungere i dieci metri d’altezza e può vivere diverse centinaia di anni. Particolarmente diffuso in Sicilia, cresce spesso in modo spontaneo all’interno della macchia mediterranea. “Il carrubo è un albero che tratteggia il paesaggio siciliano, rendendolo inconfondibile”, conferma Caruso. Il “frutto” che viene raccolto è in realtà il baccello, che può essere consumato fresco, secco o infornato, e dal quale come detto possono essere ricavate diverse preparazioni alimentari. Anche il legno dell’albero è particolarmente apprezzato per le sue qualità. Un patrimonio tradizionale messo a rischio dalla situazione descritta dai produttori, su cui anche l’agronomo lancia l’allarme, invocando un intervento delle istituzioni. “Dobbiamo cedere ed abbandonare le aziende? Possiamo permetterci che giovani di talento e pieni di passione cedano alle iniquità del sistema? Occorre intervenire, tempo non ne è rimasto“, attacca Caruso.

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I numeri del comparto in Italia

Malgrado non sia tra i frutti più conosciuti, il carrubo ha un peso non trascurabile sull’agricoltura siciliana. A darne conto è l’Istat, nel suo database sulle “Coltivazioni legnose fruttifere“. Nel 2022 sono stati oltre 5.500 gli ettari coltivati in Italia, con una produzione che ha superato i 355 mila quintali. A riprova della crisi, i numeri sono in calo rispetto all’anno precedente, quando a fronte della stessa superficie coltivata la produzione aveva superato i 375 mila quintali. Come detto la Sicilia è la regione “monopolista” nella coltivazione del carrubo, la cui lavorazione viene portata avanti da secoli, specialmente nella parte orientale dell’Isola. Le province più interessate sono Agrigento, Siracusa e soprattutto Ragusa. Nel complesso la Trinacria ospita ben 4.515 ettari di coltivazioni, con una produzione che lo scorso anno ha sfiorato i 351 mila quintali, il 98 per cento del totale nazionale. L’anno precedente erano stati quasi 370 mila quintali, dato che conferma il trend discendente.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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