Le vendite di immobili nelle località turistiche siciliane “mostrano moderati segni di ripresa, in linea col resto d’Italia”. Ancora presto per tirare un sospiro di sollievo, “ma sicuramente un passo avanti per uscire dalla crisi”. Ivan Tirrito, presidente regionale di Fimaa, la Federazione italiana mediatori agenti d’affari di Confcommercio, fa il punto sul mercato immobiliare siciliano legato al turismo. A FocuSicilia descrive una situazione a macchia di leopardo, tra “exploit clamorosi” nel ragusano, “occasioni sprecate” nel catanese e “luoghi meravigliosi” nel trapanese. Con una certezza. “Senza la ripartenza del settore turistico non sarà possibile far ripartire davvero l’economia, dopo una crisi devastante come quella della pandemia”.
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Ripresa soltanto nel 2022
Nel 2020, secondo l’ultimo rapporto realizzato da Fimaa con la società Nomisma, il mercato immobiliare italiano nelle località turistiche è crollato del sei per cento. Nella prima parte del 2021 il trend è risalito, con una crescita di tre punti. “In proporzione, gli stessi numeri valgono anche per la Sicilia”, dice Tirrito. Le compravendite mostrano “una timida ripresa”, che non esplode ancora “per colpa degli strascichi del Covid”. L’incertezza sul virus, aggravata dalla variante Delta, porta ad avere un turismo prevalentemente locale. “Come l’italiano ha paura di andare all’estero e di rimanervi bloccato, gli stranieri hanno paura di venire qui da noi. Figuriamoci di comprare casa”. Per il presidente di Fimaa bisognerà aspettare l’estate prossima per avere numeri migliori.
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Il caso di Marina di Ragusa
Secondo Tirrito la vera sorpresa sorpresa siciliana è Marina di Ragusa. “I prezzi di compravendita vanno dai 2.500 ai cinquemila euro al metro quadro, hanno superato Taormina”. I numeri sono in crescita da alcuni anni. “Fino a tre anni fa le case si vendevano a 1.500 euro al mq”. Si stratta della realtà siciliana con la crescita più veloce. “Marina di Ragusa ha spiccato il volo sia per il porto turistico, sia per l’interesse che riesce a suscitare, anche a livello internazionale”. Nel resto della provincia, la crescita segue l’andamento nazionale, piuttosto moderato. Segno che “Marina fa storia a sé”, conquistandosi un posto tra le località siciliane più ambite. Con una differenza. “Le altre, Taormina, Panarea, Castellammare, resistono. Marina sta crescendo”.
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La stagnazione delle grandi
Certo non si può parlare di decadenza, ma Tirrito non nasconde che alcune località siciliane di grido stiano attraversando un periodo di “stagnazione”. Numeri alla mano la più cara è Panarea, dove un appartamento può arrivare a costare novemila euro al metro quadro. “È vero che ha i prezzi più alti, ma il trend è simile a quello dell’anno scorso e di due anni fa”. Anche a Taormina l’impressione è che tutto sia sospeso, con i prezzi degli immobili turistici che sono diminuiti dallo scorso anno. “Rimane una meta privilegiata, ma sta attraversando una fase piatta”. La cittadina si trova quasi al confine tra la Città metropolitana di Messina e quella di Catania. Pochi chilometri che cambiano tutto.
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La situazione a Catania e Palermo
Guardando al territorio etneo, secondo il presidente regionale Fimaa siamo davanti a potenzialità inespresse. Un riferimento in particolare agli scorci marini. “Se Catania avesse bellezze come Taormina e Marina di Ragusa, con la sua organizzazione sarebbe diventata una Miami siciliana”. Per Tirrito il territorio catanese “è strutturato bene, ma non ha una richiesta internazionale. Un’occasione sprecata”. Uno dei motivi è squisitamente paesaggistico. “Catania ha principalmente scogliere, mentre come sappiamo sono le spiagge ad attirare maggiormente i turisti”. Dall’altra parte dell’isola, non brilla nemmeno il capoluogo di regione. “Palermo è una città bellissima, trattata veramente male”. La realtà turistica più vitale, secondo Tirrito, è Mondello. “Spostandosi verso Trapani ci sono luoghi meravigliosi, come Castellammare del Golfo, che ha tutto un altro appeal”.
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Il problema dei turisti di passaggio
Altre località avrebbero la possibilità di fare buoni risultati, dice il presidente di Fimaa, ma devono fare i conti con situazioni diverse. “Nel siracusano Marzamemi suscita grande interesse, ma resta un piccolo porticciolo dove la gente vuole vedere e non comprare”. Stesso discorso per altre importanti destinazioni come Ortigia e Noto. Non va meglio nell’agrigentino, dice Tirrito. Malgrado le bellezze paesaggistiche e storiche – il riferimento è anzitutto alla Valle dei templi – il turismo immobiliare non decolla. “La spiaggia di San Leone è ancora una meta ambita, ma vi è soprattutto un turismo di passaggio”. Difficile insomma che i turisti decidano di mettere su casa. Anche per colpa di problemi contingenti. “Ogni estate un pezzo di Sicilia va in fumo e un altro pezzo viene edificato abusivamente. Colpa dei delinquenti, certo, ma anche di scelte sbagliate degli amministratori”.
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Entroterra in difficoltà
Ci sono anche casi in cui ad aver influito sono scelte strategiche sbagliate. “Il trapanese aveva delle potenzialità pari a Marina di Ragusa, ma la chiusura dell’aeroporto di Birgi è stato un duro colpo”. C’è anche chi è sacrificato dalla posizione geografica, come la provincia di Enna e buona parte di quella di Palermo e Caltanissetta. “Tutto ciò che c’è nell’entroterra, spiace dirlo, gode meno del turismo internazionale. E questo nonostante ci siano luoghi di grande bellezza”, dice Tirrito. Per il presidente di Fimaa le zone interne “hanno sofferto particolarmente il Covid”, che si è innestato su una crisi precedente “che a volte durava da anni”. Ecco perché l’entroterra si sta riprendendo con tanta fatica, “una boccata d’aria alla volta”.
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Il futuro del settore immobiliare
Per il futuro, il presidente è ottimista. “Per riprendendosi da questa situazione non v’è altra strada che quella degli investimenti”. Il pensiero va ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Le nostre amministrazioni devono prendere al volo questa occasione, per immettere energie nuove nel sistema”. Per Turrito la Sicilia ha “coste meravigliose”, ma non riesce a reggere la concorrenza degli altri Paesi. “Spagna e Grecia hanno coste meno belle delle nostre, ma hanno investito molto di più”. Anche sul piano delle infrastrutture bisognerebbe fare meglio. “Pensiamo a quando cadde il pilone sulla Catania-Palermo. Abbiamo fatto ridere tutti per anni, quando a Genova in pochi mesi si è ricostruito un intero viadotto”.
In effetti il momento è propizio.