Paolo Scollo, direttore del dipartimento di Ginecologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania, è stato l’artefice, insieme con Pierfrancesco Veroux, del centro trapianti del Policlinico universitario, di ben tre trapianti di utero, tutti perfettamente riusciti, che fanno di Catania un polo di eccellenza in tutto il panorama italiano, unico centro autorizzato dal ministero della Salute. Una forma positiva di mobilità al contrario, che fa della Sicilia un polo attrattivo di tutta la penisola per questo genere di delicati interventi, con una lista d’attesa che vede nella stragrande maggioranza donne provenienti dal Nord.
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Trapianti da donazioni e non tra viventi
Scollo, nella lunga intervista a FocuSicilia, ha passato in rassegna diversi aspetti legati agli interventi, compresi quelli che rappresentano dei nodi irrisolti. Ad esempio, l’autorizzazione del ministero ad effettuare soltanto trapianti da donazioni e non tra viventi, fattore che accrescerebbe il numero di donatrici e di interventi. Il direttore ha ricordato come nella prima donna trapiantata è stata successivamente effettuata con successo la fecondazione assistita: la donna ha partorito una bella bambina, che ha chiamato col nome della sfortunata ragazza che le ha consentito questo miracolo. Nella seconda donna sottoposta a intervento sono già state avviate le procedure per la fecondazione assistita, mentre la terza donna operata forse già a giorni tornerà in Toscana, dove proseguirà la terapia antirigetto, in attesa di tornare tra un anno a Catania per il ciclo di procreazione.
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Le risorse per la fecondazione assistita
La piaga della fecondazione assistita è un altro tema su cui si è soffermato Scollo: in Sicilia, dove c’è il paradosso di un settore pubblico che non funziona a dovere e di un panorama privato che assorbe ben il 70 per cento delle risorse stanziate dal ministero, il reparto catanese del Cannizzaro, tra i pochi pubblici che funzionano in Sicilia, deve spartirsi la misera somma del 30 per cento di risorse con altri centri dell’Isola che funzionano marginalmente. Questo vuol dire mettere il dito nella piaga delle difficoltà delle coppie sterili, che non possono permettersi di sborsare oltre duemila euro per la terapia che non dà la certezza alla donna di restare incinta al primo ciclo. Un paradosso che spinge molte coppie a varcare lo Stretto e cercare altrove un figlio che non arriva, con alla fine un esborso per le casse regionali che si aggira sui trecentomila euro.
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Grave carenza di medici in tutti gli ospedali
Scollo, che è anche coordinatore e docente di Medicina e Ginecologia alla Università Kore di Enna, ha fatto una disamina sulla grave carenza di medici in tutti gli ospedali dell’isola, soprattutto nei reparti di urgenza-emergenza, definendo paradossale che il ministero non abbia pianificato per tempo lo scenario negativo che era già nell’aria da molti anni, tra l’altro denunciato da molte associazioni sanitarie. Una sequenza di argomenti tutti molto delicati, per i quali il direttore non ha avuto remore a puntare il dito contro i governi regionale e nazionale, sollecitando un doveroso e necessario cambio di rotta.