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Cenere dell’Etna: è rifiuto (ancora e a caro prezzo) ma potrebbe essere risorsa

La norma che "declassifica" la cenere dell'Etna da rifiuto speciale a risorsa riutilizzabile risale a maggio 2021, oltre due anni fa. Perché sia applicata, però, serve un decreto attuativo o un atto ministeriale, più volte sollecitato dagli enti locali, che però non arriva

L’Etna torna a ruggire. La cenere vulcanica torna a cadere, tornano i disagi, torna la chiusura dell’aeroporto dopo l’incendio di metà luglio. È considerato un rifiuto, speciale e a caro prezzo, per Catania e i paesi dell’hinterland. Non è così però. La cenere vulcanica sarebbe una risorsa se ci fossero regole certe sullo smaltimento, ma i tentativi di norma si sono persi nei dettagli. Una legge che “declassifica” la cenere da rifiuto speciale a risorsa riutilizzabile c’è, risale a maggio 2021, oltre due anni fa. Perché sia applicata, però, serve un decreto attuativo o un atto ministeriale, più volte sollecitato dagli enti locali. Tra questi il Comune di Zafferana Etnea, che a febbraio 2023 ha chiesto al ministero dell’Ambiente riferimenti precisi “per l’autorizzazione di progetti di riutilizzo delle ceneri”, ma anche “chiarimenti circa l’individuazione degli Enti che hanno l’onere o la possibilità di concedere detta autorizzazione”. Fuori dal burocratese, per sapere chi deve autorizzare cosa, senza scaricare la responsabilità sui Comuni. “Ci siamo rivolti al ministero per sapere cosa fare in caso di emergenza, ma le risposte non sono state quelle che ci aspettavamo”, dice a FocuSicilia il sindaco di Zafferana Etna Salvo Russo.

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I danni della cenere dell’Etna

La “pioggia” di cenere vulcanica delle ultime ore ha risparmiato Zafferana, ma ha creato disagi notevoli in altri paesi del circondario. L’aeroporto Fontanarossa, a poche settimane dallo stop per l’incendio divampato nella notte tra il 16 e il 17 agosto, ha chiuso per 24 ore costringendo la Regione ad attiva un coordinamento “al fine di tutelare tutti i passeggeri e garantire la funzionalità degli scali”. Il Comune di Catania ha disposto il divieto di circolazione di mezzi due ruote per 48 ore, e il limite massimo di 30 chilometri orari per gli altri automezzi. Il problema principale, però, resta quello della raccolta e dello smaltimento. Nel 2022, il conferimento della cenere in discarica ha raggiunto i 20 euro a tonnellata. “Un costo insostenibile per i Comuni, costretti ad affrontare da soli quest’emergenza. Per sbloccare la situazione basterebbe non dico un decreto, ma una semplice circolare del ministero dell’Ambiente, che però non arriva”, attacca Cristiano Anastasi, ex parlamentare del Movimento Cinque Stelle, tra gli artefici della modifica del Testo unico.

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La richiesta del Comune di Zaffarana

Come spiegato da questo giornale in diversi articoli, la nuova normativa sulla cenere vulcanica è contenuta nel D.l 77/2021, noto come decreto Semplificazione. Quest’ultimo ha modificato il D.lgs. 156/2006, ovvero il Testo unico per l’ambiente, che disciplina il trattamento dei rifiuti. In particolare, all’articolo 185, viene data la possibilità di non considerare il materiale vulcanico un rifiuto, con i relativi costi di raccolta e smaltimento, se utilizzato “in sostituzione di materie prime all’interno di cicli produttivi, mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né la salute umana”. La cenere vulcanica – benché secondo l’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, contenga materiali tossici come radio, uranio e radon – si presta a essere riutilizzata. In vari ambiti, dall’agricoltura alle costruzioni, dalla cosmetica e all’arte. “La cenere è una ricchezza, continuare a trattarlo come un rifiuto, soprattutto se c’è una legge, è folle”, aggiunge Anastasi.

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Cenere, da rifiuto a materiale utile

Da qui la richiesta formale di informazioni sollecitata da Zafferana, con l’Interpello numero 18341 al ministero dell’Ambiente. “Le amministrazioni comunali, non senza grandi difficoltà, si sono attivate con la massima celerità, per rimuovere tali materiali da strade, tetti, grondaie così da garantire la pubblica incolumità, il ripristino della viabilità e la vivibilità dei propri territori”. Nel documento si ribadisce che “il conferimento delle ceneri presso impianti di smaltimento o trattamento dei rifiuti determina costi insostenibili a carico dei Comuni”. Un vero e proprio paradosso, visto che come detto “si possono individuare numerosi processi in cui utilizzare tali materiali”. A confermarlo, ricorda il comune di Zafferana, è anche l’Università di Catania, che “ha pubblicato alcuni studi circa la possibilità di riutilizzare la cenere vulcanica in attività produttive, con particolare riferimento al progetto Reucet — Recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee”.

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La risposta del ministero dell’Ambiente

A fronte di queste considerazioni, la risposta di Roma è stata piuttosto vaga. Il ministero ha confermato che le ceneri “potranno essere utilizzate nell’ottica dell’economia circolare, in sostituzione di materie prime”. In questa prospettiva, prosegue, “sono auspicabili accordi tra il settore pubblico e i soggetti privati (imprese agricole, imprese di costruzione, produttori di fertilizzanti), al fine di organizzare e programmare le successive lavorazioni del materiale”. Sulle autorizzazioni, però, il ministero non fornisce risposte precise. “Le procedure […] dipenderanno dal ciclo produttivo in cui le ceneri saranno impiegate come materie prime, nonché dalle caratteristiche specifiche del sito presso il quale il prodotto finale sarà adoperato”. Una risposta che non ha soddisfatto Zafferana. “Con gli uffici stiamo valutando le prossime iniziative. Sicuramente il problema deve essere affrontato e non può essere scaricato sui cittadini”, conclude Russo.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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