“Il patto per la Sicilia, ha una dotazione di 2 miliardi e 320 milioni di euro. Ma ne sono stati spesi solo 93, il 3,95 per cento, a fronte di impegni di 243 milioni”. Lo ha affermato il segretario generale della Fillea regionale, Mario Ridulfo, intervento a Messina nel dibattito sul sistema infrastrutturale siciliano nell’ambito dei “Laboratori per il lavoro”. Secondo i dati diffusi da Ridulfo mentre a livello nazionale si registra una contrazione del numero delle opere incompiute rispetto all’anno scorso (-15,6 per cento) in Sicilia c’è stato un aumento, dal 25 per cento del 2017 al 30 per cento del 2018. Ridulfo ha sottolineato che non sono le risorse a mancare: “La Sicilia è terra di incompiute con 154 cantieri su 521 bloccati, per oltre 500 milioni di euro di valore”.
“Patti” firmati ma opere mai avviate
Non va meglio per i patti stretti tra le città metropolitane e il governo centrale negli scorsi anni. Relativamente al patto per Catania la percentuale di avanzamento dei pagamenti è il 2,90 per cento. Per Messina lo 0,79 per cento, per Palermo l’1,07 per cento. Il segretario della Fillea ha sottolineato che “questo inconcepibile stallo, anche occupazionale, avviene in una regione che ha visto crollare nell’ultimo decennio i consumi delle famiglie (9,2 per cento) e le spese alimentari (14 per cento). E in cui il 40 per cento delle famiglie è a rischio povertà”. La Sicilia si conferma quindi per Cgil una delle regioni con meno infrastrutture d’Europa ed è anche tra le meno sviluppate. “Ma è proprio dalle infrastrutture materiali e immateriali, in epoca di digitalizzazione, che può venire una svolta per lo sviluppo dell’isola e per la creazione di nuova occupazione. Un sistema stradale e autostradale adeguato – ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – una rete ferroviaria all’avanguardia, un sistema portuale e aeroportuale moderno ed efficiente e soprattutto l’intermodalità sono condizioni oggi irrinunciabili. Analogamente gli investimenti – ha aggiunto – nell’ambito del processo in corso di trasformazione digitale, che possono configurare un nuovo progetto di politica industriale che guarda al futuro”.
Settore idrico e fognature: fondi non spesi
Non va meglio per quanto riguarda i settori idrico, fognario e depurativo “con una enorme quantità di risorse non spese o spese male. E a fronte di questo – ha rilevato Ridulfo – negli ultimi giorni la dispersione delle reti idriche è passata dal 36 per cento al 45 con punte dell’80”. Le risorse non mancano neanche per l’edilizia scolastica, le manutenzioni urbane e la rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico e privato e per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. “Si rende urgente – ha affermato il segretario della Fillea Sicilia – un confronto continuo e diretto con tutti i soggetti coinvolti, istituzioni, sindacati, stazioni appaltanti, imprese e comunità locali, per uscire dallo stallo e per una politica industriale capace di rilanciare la filiera delle costruzioni e avere una migliore situazione delle infrastrutture funzionale a una reale crescita economica e sociale”.
Non solo cantieri: “Investire nel digitale”
Di “negazione oggi della continuità territoriale quale diritto costituzionale alla mobilità dei cittadini siciliani”, ha parlato il segretario generale della Filt Sicilia, Franco Spanò secondo il quale “Il governo della Regione non può solo galleggiare sulle emergenze”. Maurizio Rosso, segretario della Slc Sicilia ha parlato della trasformazione digitale in atto, come nuova frontiera dell’occupazione del futuro. “Non si può restare alla periferia del mondo tecnologizzato e virtuale – ha detto – perché significherebbe uccidere lentamente il nostro sistema economico e sociale”. Rosso ha sollecitato una politica industriale per i call center che, in Sicilia, con 20 mila occupati, hanno rilevanza”. Il segretario della Cgil di Messina, Giovanni Mastroeni, introducendo i lavori ha detto: “Il tema di oggi del laboratorio Cgil Sicilia è centrale per il territorio di Messina. Affrontare le carenze viarie, ferroviarie, investire sulla portualità, avviare un piano straordinario di messa in sicurezza – ha aggiunto- significa creare le precondizioni per lo sviluppo dell’economia dell’intera area metropolitana.