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I teatri di prosa siciliani tardano ad alzare il sipario

Nonostante la riapertura prevista per l'8 giugno, solo il Biondo di Palermo ha già riaperto. Lo Stabile di Catania annuncerà la stagione estiva a breve

Forte del numero contenuto di contagi e di una ridotta mortalità, la Regione siciliana annunciava già il 17 maggio che i teatri siciliani avrebbero ripreso l’attività l’8 giugno. Con una settimana di anticipo rispetto al 15 giugno, data prevista a livello nazionale. Ma, ad oggi, solo in pochissimi hanno riaperto. Al di là della loro funzione artistica i teatri hanno lo stesso meccanismo di funzionamento di un’industria, basato quindi su costi e ricavi. Ecco perché in questi mesi di lockdown si è molto discusso sulle linee guida da adottare, non solo per tutelare la salute di spettatori, attori e maestranze ma soprattutto per capire alla luce del contingentamento degli ingressi come riuscire a ottimizzare gli incassi, il tutto senza snaturare l’essenza di una rappresentazione. Un problema non da poco se consideriamo che i mancati guadagni hanno falcidiato i bilanci di tutti le sale, anche di quelle pubbliche. Malgrado una circolare regionale si affrettasse a evidenziare che il numero di 200 posti al chiuso e di 1000 all’aperto, come previsto dal Dpcm di maggio, dovesse essere intesa esclusivamente con riferimento al pubblico quindi senza considerare il personale impiegato in palcoscenico, le linee guida sono arrivate solo il 10 giugno.

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I sipari riaprono solo per alcuni

La realizzazione di un prodotto culturale, irripetibile e unico, richiede per definizione tempo e investimenti. Nonostante l’impegno dell’assessorato regionale e del ministero, a oggi l’unico teatro di prosa a sovvenzione pubblica che in Sicilia ha effettivamente riaperto è lo Stabile di Palermo. Il 14 giugno è andato in scena con Abbecedario della quarantena, il saggio di fine triennio degli allievi della “Scuola dei Mestieri e dello Spettacolo”, diretta da Emma Dante (peraltro assente in polemica con il neo assessore regionale Alberto Samonà, di cui chiede le dimissioni). “Per noi – spiega Pamela Villoresi, direttrice del Biondo – era più importante dare un segnale di ripresa che pensare a una vera e propria attività teatrale, nonostante dall’inizio della quarantena non sia mancata una cospicua attività in streaming. Mantenendo il distanziamento di un metro, l’atrio di Palazzo Riso ha potuto accogliere solo 80 spettatori. “Con questi numeri, ogni volta che andiamo in scena perdiamo fiumi di denaro” prosegue. Visto il numero sparuto di presenze il Teatro ha scelto di regalare l’ingresso agli spettatori, dando la possibilità a tutti gli altri di seguire l’evento attraverso i social network e il canale televisivo Tgs.

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Biondo: mezzo milione speso durante il lockdown

Se i teatri a finanziamento pubblico versano in queste condizioni, il rischio per tutte le altre realtà è di non poter proprio ripartire. “Mi dispiace molto per gli enti più piccoli – spiega Laura Sicignano, direttrice dello Stabile di Catania – ma noi in quanto ente pubblico abbiamo il dovere e la responsabilità di offrire un servizio ai cittadini”. Intanto nelle scorse settimane attori e tecnici di tutta Italia, in particolare precari e a tempo determinato, si sono organizzati in gruppi per protestare contro la mancanza di tutele. I Tric (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) in accordo con l’associazione di categoria Platea “vorrebbero creare delle compagnie stabili, solo che al momento nessuno di noi ha i fondi sufficienti”, spiega Villoresi. Questi tre mesi d’inattività fra tournée saltate, mancati sbigliettamenti e stipendi del personale fisso sono costati al Biondo circa 500 mila euro. “A marzo – aggiunge – i dipendenti hanno usato le ferie pregresse, ad aprile e maggio abbiamo introdotto una sorta di banca ore per cui hanno percepito lo stipendio mentre il teatro potrà usare quelle ore accumulate in un anno e mezzo. Da questo mese infine integreremo il fondo di integrazione salariale con il fondo unico per lo spettacolo, in modo da garantire coloro che non possono fino a settembre di rientrare a lavoro”.

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Messina, il Vittorio Emanuele riparte con la musica

Il Vittorio Emanuele di Messina ha in programma per il 21 giugno la Festa della Musica, che coinvolgerà anche il Conservatorio “Corelli” e il Comune, con il quale si stanno progettando una serie di eventi da realizzare all’aperto. “Si parla per lo più di monologhi – evidenzia la direttrice artistica per la prosa Simona Celi – che l’attore ha in repertorio o che può costruirsi senza creare assembramenti”. Se per le date estive bisognerà attendere ancora un po’, la preoccupazione è per la pianificazione della stagione autunnale. “Noi – aggiunge- abbiamo sempre puntato ai grandi allestimenti rientrando di tutte le spese. Oggi non potendo più occupare interamente la sala, dovremo modificare i criteri di scelta per evitare buchi in bilancio”.

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Stabile di Catania, il cartellone estivo non ancora pronto

Anche lo Stabile di Catania sta definendo gli ultimi dettagli prima di annunciare, di concerto con il Comune il cartellone estivo, che vedrà, fino a settembre, una serie di appuntamenti al Cortile Platamone. Le regole imposte dal SARS-Cov-2 hanno reso offlimits il Castello Ursino mentre altri siti come il Teatro Greco di Catania avrebbero richiesto ingenti investimenti. “Il lavoro al quale siamo stati chiamati in questo momento – spiega la Sicignano – è quello di studiare le linee guida fornite dall’assessorato regionale e dalla conferenza Stato-Regioni, al fine di produrre un protocollo aziendale da fare approvare al comitato Covid”. Sia durante le prove sia in palcoscenico, gli attori dovranno mantenere il distanziamento, in questo modo non saranno costretti a indossare la mascherina. In platea invece, basterà garantire la distanza di almeno un metro lateralmente e frontalmente. Come per ogni altra attività saranno disposti dispenser igienizzanti e la sanificazione degli ambienti prima e dopo ogni recita, inoltre si accederà agli spazi adibiti solo dopo la misurazione della temperatura e indossando la mascherina. Lo sforzo in più semmai è quello creativo: “toccherà ai registi, rendere funzionale allo spettacolo il distanziamento in scena” conclude.

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Laura Cavallaro
Laura Cavallaro
Giornalista pubblicista e critica teatrale, associata all’Anct (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro), si è laureata con lode in Comunicazione all’Università di Catania scrivendo una tesi dal titolo “Mezzo secolo di teatro: l’avventura dello Stabile catanese”. Da oltre dieci anni collabora con diverse testate giornalistiche, cartacee e online, di approfondimento culturale ed economico

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