I Comuni siciliani rischiano di non riuscire a garantire né stipendi né servizi come la raccolta dei rifiuti o l’illuminazione delle strade. Meno incassi e più spese sono la condizione di tutti, a seguito dell’emergenza da Covid-19, e gli enti locali non ne sono esenti. Peggio va a chi è in condizione di dissesto o pre dissesto perché deve rispettare vincoli precisi e Piani di rientro cadenzati che finora non si riescono a soddisfare. Per questo, come associazione dei Comuni siciliani, stanno chiedendo degli emendamenti al Dl Rilancio. Parola d’ordine: liquidità. “Abbiamo uno o due mese al massimo di autonomia”, afferma il vice presidente vicario di Anci Sicilia e sindaco di Avola, Luca Cannata.
Tributi locali non vengono pagati
I Comuni hanno bisogno di liquidità e gli introiti principali, i tributi locali, arrivano solo in minima parte. Un po’ perché “la riscossione dei tributi nel Sud e quindi anche in Sicilia è in media del 55-60 per cento”, un po’ perché sono stati sospesi e rinviati proprio per l’emergenza Covid-19. Il problema era quindi già pressante ma si è aggravato. “Se poi aggiungiamo che negli ultimi anni i trasferimenti nazionali e regionali si sono sempre più ridotti e se ne prevedono ancora meno non sappiamo davvero come fare”. La stima dell’ammanco legato all’emergenza, per tutti i Comuni italiani, “è di otto miliardi mentre il Governo ne prevede solo tre. Siamo già tutti in scopertura di cassa”.
Piani di riequilibrio a rischio
La prima richiesta dei sindaci è quella di un cambio nella gestione dell’anticipazione di tesoreria. Vorrebbero alzare l’asticella oltre i cinque dodicesimi consentiti dalla legge e arrivare fino ai sette. Per chi ha il Piano di riequilibrio approvato dalla Corte dei conti chiedono poi un contributo a fondo perduto di 30 euro per abitante, così da coprire il minor gettito dovuto all’emergenza. E sempre per cercare di garantire il rispetto delle procedure di riequilibrio, un altro aiuto, secondo i sindaci siciliani, potrebbe essere l’accesso a un fondo di rotazione per il triennio 2020/2022. La richiesta è di 200 euro per abitante da restituire in trent’anni.
Trent’anni per la restituzione del debito
Lo stesso periodo lo si vuole poi confermare per la restituzione del disavanzo tecnico approvato con il Piano di riequilibrio. In pratica si vorrebbe fare riferimento alla legge di Stabilità 2016 e al decreto ministeriale del 2 aprile 2015 che prevedono proprio questa tempistica per ripianare il debito. L’ultima legge di riferimento, il decreto legge n. 34 del 30 aprile 2019 convertito in legge n. 58 del 29 giugno 2019 ne prevede dieci in meno.
Fondi di dubbia esigibilità
Per aggiungere liquidità ai Comuni in dissesto e pre dissesto, un ulteriore intervento è richiesto a proposito dei fondi per i crediti di dubbia esigibilità. Si tratta di soldi che le amministrazioni devono prevedere nei propri bilanci per coprire eventuali ammanchi e che in passato, per non essere stati previsti, hanno contribuito a creare quei buchi che hanno portato al dissesto o al pre dissesto. Adesso, data la particolare situazione, per tutto il triennio 20/22 si chiede di prevedere accantonamenti non superiori al 50 per cento. La differenza la si vorrebbe colmare “con la richiesta di contributi straordinari o con l’anticipazione del Fondo di rotazione che ci permetta di coprire quelle che in questo momento sono le problematiche di liquidità e di riscossione”.
Vincoli e pagamenti
Ancora, sempre fino al 2022, i sindaci siciliani più in difficoltà chiedono l’esenzione del pagamento di Irap e Iva, un incremento dell’anticipazione di tesoreria e l’eliminazione dei vincoli per l’assunzione di personale tecnico per settori come ragioneria, professionisti, vigili urbani. Tra i vincoli del Piano di rientro c’è infatti il blocco delle assunzioni, ma i dipendenti sarebbero “poco qualificati” e quelli qualificati “insufficienti”. “Senza le figure apicali è davvero difficile gestire l’amministrazione”. Ultima ma non ultima, la richiesta di rinegoziazione dei mutui anche per i Comuni in dissesto fino ad oggi esentati dal poterlo fare.