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Cosa sta succedendo ad iMask, la startup delle mascherine

Invasa dagli ordini (50 mila mascherine e 150 mila filtri), la società consegnerà in ritardo ma assicura che tutti i dispositivi acquistati arriveranno a destinazione

“Non ce l’aspettavamo”. Appena fondata, la società siracusana iMask si è ritrovata in mano una quantità di ordini imprevista. Ed è andata in palla. Decine di utenti stanno protestando perché l’ordine sarebbe stato annullato o perché non è ancora stato consegnato. I problemi ci sono perché, come ammettono dalla società, le richieste sono state “oltre le previsioni”: in una settimana sono state acquistate 50 mila mascherine e venduti 150 mila filtri.

Gli ordini arriveranno, ma in ritardo

La startup sta cercando di tranquillizzare gli utenti, attraverso una comunicazione inviata via mail in cui il ceo Salvatore Cobuzio spiega le proprie ragioni: si è trattato di “un errore nei sistemi di pagamento dovuto ad un eccessivo sovraccarico di ordini”. Un cortocircuito tra la piattaforma di pagamento e quella di distribuzione ha quindi causato “l’annullamento” di alcuni acquisti e “influito sulla loro regolarità”. IMask conferma però che tutti gli ordini, dopo essere stati controllati, saranno smaltiti. “Chi ha pagato, riceverà la mascherina”. I tempi, però, saranno più lunghi rispetto a quelli previsti. Sulla data non ci sono certezze, ma la società spera di evaderli entro la fine del mese.

Nuovi acquisti sospesi

Vista la congestione, iMask ha sospeso i nuovi ordini. Non si vendono altre mascherine fino a che non sono stati evasi quelli in attesa. Molti utenti si sono lamentati anche del fatto che la società non abbia risposto direttamente ai solleciti. Anche questo disguido – spiegano da iMask – sarebbe dipeso dalla quantità delle richieste. Nella mail inviata ai clienti, Cobuzio si è detto “letteralmente inondato di email”. Poche persone per troppi ordini. Si sta però “strutturando per rispondere a tutti nel più breve tempo possibile”. A questo scopo il personale sarebbe già stato rimpolpato.

Perché sul sito è scomparsa la certificazione ffp3

Dal sito di iMask è scomparso ogni riferimento alla dicitura ffp3. Al momento, infatti, solo il filtro ha la certificazione ffp3 (ottenuta dall’azienda che fornisce il tessuto e non direttamente da iMask) ma non la mascherina nella sua interezza. IMask, come ha sempre detto, non è quindi un dispositivo medico. Al momento, la produzione – come quella di altri prodotti simili – opera grazie a una deroga del Cura Italia, che permette di vendere mascherine senza una validazione preventiva. In altre parole, si possono distribuire, ma non spacciare per ffp3. È chiaro però che, terminato il periodo di deroga, sarà necessario avere tutte le certificazioni in regola. L’iter per ottenere il bollino di dispositivo medico è in corso, anche attraverso “ulteriori test presso un laboratorio italiano accreditato dall’ente Accredia”. Nel frattempo, per questioni di trasparenza (ma anche per mettersi la riparo da eventuali sanzioni sulla bontà delle comunicazioni al pubblico), l’azienda ha scelto di rimuovere totalmente la sigla.

Gli indirizzi a cui rivolgersi

L’azienda ha messo a disposizione alcuni indirizzi a cui far pervenire reclami e comunicazioni:

– Rimborsi: rimborsi@imask-official.com

– Fatture: fatture@imask-official.com

– Modifica indirizzo di consegna: spedizioni@imask-official.com

– Problemi con i pagamenti/ordini: carrello@imask-official.com

– Per le Aziende: sales@imask-official.com

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Paolo Fiore
Paolo Fiore
Leverano, 1985. Leccese in trasferta, senza perdere l'accento: Bologna, Roma, New York, Milano. Ho scritto o scrivo di economia e innovazione per Agi, Skytg24.it, l'Espresso, Startupitalia, Affaritaliani e MilanoFinanza. Aspirante cuoco, sommelier, ciclista, lavoratore vista mare. Redattore itinerante per FocuSicilia.

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