Le società di capitali della Sicilia hanno perso quasi cinque miliardi di euro nel primo semestre dell’anno rispetto al 2019. Con la Sardegna, sette miliardi in meno in due, rappresentano il dato più basso di tutta Italia che nell’insieme perde 280 miliardi (-19,7 per cento). Numeri importanti se si pensa che “complessivamente, il fatturato delle società di capitali italiane rappresenta circa l’89 per cento del fatturato di tutte le imprese e l’85 per cento di imprese e lavoratori autonomi”. È quanto emerge dall’analisi sull’impatto dell’emergenza e relativo lockdown causatati dalla diffusione del Covid-19, sul fatturato delle società di capitali nei primi sei mesi dell’anno. L’indagine è stata eseguita dall’Osservatorio sui bilanci delle Srl 2018 e stime 2020 del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti.
Dati di 830 mila società di capitali
Simulazioni più che stime quelle dell’Osservatorio, fatte a partire dai dati diffusi dall’Istat e dai dati di bilancio di circa 830 mila società di capitali estratti dalla banca dati Aida. Ma le stime restano tali sia per “la natura straordinaria di un fenomeno senza precedenti” e dunque non osservabile con gli strumenti tradizionali, sia perché “i dati congiunturali arrivano sempre con un certo ritardo e sono, comunque, soggetti a revisioni periodiche”. Simulazioni che comunque, precisano dall’Osservatorio, sono capaci di spiegare l’impatto da Covid “così come si sono riflessi dal lato dell’offerta (interruzione delle catene del valore e sospensione delle attività) e dal lato della domanda (crollo dei consumi)”.
Diversa struttura produttiva territoriale
Le perdite percentuali più importanti sono al Nord-Est (-21,3). Le differenze sono molto poche in termini percentuali con le regioni meridionali (-21,2 per cento), ma molto più marcate traducendole in cifre: 23 miliardi di euro del Sud contro i 68,5 del Nord-Est. Il Centro perde il 18,3 per cento che significa oltre 62 miliardi di euro e il Nord-Ovest raggiunge quota meno 19,5 per cento. La cifra più importante pari a quasi 119 miliardi di euro. Fanalino di coda le Isole dove il calo del 17,6 per cento si traduce in sette miliardi di euro. Un quadro che rispecchia la diversa struttura produttiva territoriale. Sono proprio al Nord le attività che più pesano in termini di fatturato delle società di capitali italiane, industria e commercio, e sono le stesse ad essere state maggiormente interessate dal lockdown. Dall’Osservatorio specificano che Insieme valgono il 69 per cento del fatturato totale.
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Messina supera i 20 punti percentuali di perdita
Guardando alle sole province siciliane la media delle perdite, in percentuale, è 18,7 che si traduce in una media di 553 milioni di euro per provincia. Siracusa è quella che tiene meglio con una perdita del 13,7 per cento pari a 600 milioni di euro. Nel primo semestre dell’anno in corso il fatturato ammonta infatti a 3,7 miliardi di euro, lo scorso anno era di 4,3. Messina è invece la provincia che perde di più in termini percentuali superando i 20 punti. La variazione di fatturato ammonta a 478 milioni di euro con i primi sei mesi dell’anno che non arrivano a due miliardi di fatturato mentre nel 2019 erano 2,3. Sfiorano i 20 punti percentuali Enna (-19,9 pari a -126 milioni di euro), Catania (-19,8 pari a -1,3 miliardi), Caltanissetta (-19,7 ovvero – 245 milioni di euro) e Agrigento (-19,6 pari a -246 milioni). Trapani e Ragusa sono appena sopra il 19 per cento di perdite, rispettivamente -313 e -534 milioni di euro, mentre Palermo si ferma a -17,7 per cento che però si traduce in meno 1,1 miliardi.
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Milano perde oltre 53 miliardi di euro
Tra le province italiane è Potenza quella che in termini percentuali perde di più: -29,1 per cento pari a -1,3 miliardi di euro. Segue Arezzo -27,2 per cento che significa una perdita di oltre due miliardi. In termini assoluti, invece, Milano perde di più: – 53,8 miliardi ovvero -17,4 per cento del suo fatturato. Anche Roma registra perdite ingenti, -36,5 miliardi di euro (16 per cento) e Torino tocca i -17,2 miliardi (-22 per cento). Queste tre, le più ricche in Italia in termini di valore aggiunto, sono le uniche province con perdita in doppia cifra.