“Diciassette mesi dopo le prime chiusure imposte dalla pandemia, regna ancora l’incertezza sulla riapertura delle discoteche. Il settore, in Sicilia, ha già perso 50 milioni di euro, e a metà estate tutto è ancora fermo”. Antonio Messina, presidente regionale di Silb, il Sindacato locali da ballo aderente a Fipe Confcommercio, non nasconde la sua preoccupazione. “Un terzo delle discoteche dell’isola potrebbe non farcela, strozzato dai debiti e da ristori inconsistenti”. Il comparto non è stato incluso nel decreto Riaperture varato dal Governo lo scorso 18 maggio. Da allora la decisione è stata rinviata varie volte. “Forse alla base c’è la preoccupazione per la variante Delta. Ma il virus sta circolando anche senza le discoteche”.
Discoteche chiuse, lidi aperti
“Come sindacato avevamo formulato proposte per arrivare a una riapertura delle discoteche il primo luglio, con una capienza del 50 per cento e il controllo del green pass da parte dei proprietari”, spiega Messina. “È assurdo che il nostro settore sia chiuso, con la minaccia di ammende e di revoca delle licenze, mentre si permettono assembramenti incontrollati ovunque”. Attività del tutto simili, fa notare il presidente di Silb, sono ripartite da diverse settimane. “Qual è la differenza con un lido o un villaggio vacanze, dove c’è la musica e si verificano ancora più assembramenti?”. Quella del Governo nazionale sembra quasi “una forma di accanimento”, dopo una gestione della pandemia “a dir poco disastrosa”.
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Il pericolo degli abusivi
Al di là delle scelte sulle chiusure, per Messina, “i ristori sono stati inadeguati”. Non solo. “Almeno il 30 per cento delle discoteche siciliane non riaprirà, avendo accumulato debiti per decine di migliaia di euro durante le chiusure”. Una situazione “che fa venire da piangere”, secondo il sindacalista. Ad aprire non sono soltanto le attività simili, come lidi e villaggi, come detto, ma anche locali da ballo abusivi. “Nella maggior parte dei casi si tratta di strutture improvvisate, dove si può ballare senza osservare nessuna norma”, spiega Messina. Per non parlare delle feste in case private, “anche queste senza alcun controllo”. Il fenomeno, ovviamente, non sarebbe soltanto siciliano. “Mi arrivano notizie simili da tutto il Paese, Rimini, Riccione, la Versilia”.
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I numeri del settore
Una situazione che si trascina ormai da quasi un anno e mezzo, e che ha messo in ginocchio un settore che a livello nazionale, secondo gli ultimi dati Silb, conta circa tremila imprenditori e oltre 100 mila lavoratori dipendenti. “In Sicilia le perdite sono state di circa 50 milioni di euro”, sottolinea Messina. Il danno non è limitato al settore ballo, “ma porta con sé anche il turismo e la ristorazione, che sono strettamente legati”. Altrettanto insensata, per il sindacalista, la proposta di riaprire i locali dando la possibilità di bere e ascoltare musica, ma senza danzare. In questo modo, dice Messina, “la discoteca si riduce a poco più di un piano bar”.
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Perdite (anche) per lo Stato
Il danno, inoltre, è anche per lo Stato. “Il nostro settore porta all’erario un miliardo di euro l’anno, con un carico fiscale ben maggiore di molte altre categorie”, spiega Messina. Il sindacalista fa un esempio. “Pensiamo soltanto ai diritti Siae (Società italiana degli autori ed editori, ndr), che dobbiamo pagare ogni 15 giorni”. Per questo la speranza di Messina “è che il Governo riveda quanto prima queste scelte irrazionali”.