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Cure private, famiglie più povere. Il malato grave è il sistema pubblico

Gli esperti di Crea Sanità prevendono nei prossimi anni "ritardi diagnostici e un incremento delle liste d’attesa, che indurranno i cittadini a ricorrere ulteriormente alle spese private, rischiando ulteriori peggioramenti equitativi dell'assistenza sanitaria"

Si parte dalla pandemia, che ha scoraggiato il ricorso alle cure mediche. Chi ha potuto si è fatto curare in privato e le famiglie si sono ritrovate anche per questo impoverite. Così, hanno rinunciato o rimandato nuove visite e spese mediche, salvaguardando il più possibile le terapie (come i farmaci o il dentista), ma tralasciando gli aspetti di prevenzione e diagnostica. Questo “comporterà ritardi diagnostici e un incremento delle liste d’attesa nei prossimi anni, che indurranno i cittadini a ricorrere ulteriormente alle spese private, rischiando ulteriori peggioramenti equitativi dell’assistenza sanitaria”. Lo dicono gli esperti di Crea (Centro per la ricerca economica applicata in sanità) che nel loro ultimo rapporto evidenziano come la macroarea del Mezzogiorno sia la seconda d’Italia dove i cittadini hanno ridotto la spesa sanitaria. Il fenomeno dell’impoverimento però, seppur diminuito nell’ultimo anno, è cresciuto nell’ultimo quinquennio, e “continua a rimanere principalmente un problema del Sud del Paese, in particolare per Calabria e Basilicata, e a colpire le famiglie più fragili, ovvero i meno abbienti e quelle con un basso livello di istruzione. I farmaci ed il dentista continuano ad essere la causa dell’impoverimento”. Le regioni meno colpite sono invece Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Liguria.

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Le spese sanitarie ‘catastrofiche’ per le famiglie

Le spese sanitarie catastrofiche, quelle che incidono per almeno il 40 per cento nei bilanci delle famiglie, si sono ridotte a causa della pandemia ma continuano a interessare in particolare il Mezzogiorno, con il 3,7 per cento dei nuclei familiari coinvolti. La Sicilia è tra le regioni più esposte, insieme a Basilicata e Calabria. Le meno colpite sono Toscana e Marche. Crea Sanità riferisce che “analizzando il fenomeno in base al livello di istruzione, si osserva come le spese catastrofiche interessino tutti i nuclei, ma soprattutto quelli la cui persona di riferimento ha un modesto livello di istruzione”: 12,1 per cento senza titoli di studio, 5,8 con licenza elementare e 3,4 per cento con licenza media. Il dentista resta la causa principale anche in questa tipologia estrema di costi. Le spese cosiddette catastrofiche riguardano principalmente le cure odontoiatriche, poi i farmaci e solo alla fine l’assistenza specialistica e la diagnostica.

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Mesi, anche anni, per un ecocardiogramma

“In condizioni di necessità i cittadini si fanno anche prestare i soldi per curarsi privatamente – osserva il sindacalista Mario Conti, segretario Uil Fpl di Catania – e il problema è legato principalmente alle liste d’attesa nel pubblico, che per determinate diagnostiche sono davvero lunghe. Per un ecocardiogramma si parla di mesi o addirittura anni”. È cosi che si fa ricorso alle strutture private, pagandole di tasca propria. Ma le strutture pubbliche potrebbero “aprire all’esterno almeno una parte di prestazioni, anche nelle strutture di emergenza – aggiunge Conti – perché le attrezzature ci sono e così non si lascerebbe solo alle Asp l’onere di dare le risposte di tipo diagnostico”. In Italia, ricorda Giuseppe Bonsignore, segretario regionale del sindacato dei medici Cimo, “il 25 per cento della spesa sanitaria complessiva va ai privati, una percentuale altissima se consideriamo che nei Paesi europei che spendono di più questa quota è al dieci per cento”. Questo indica che “abbiamo un sistema sanitario nazionale gravemente malato e a mio avviso – prosegue Bonsignore – una sanità pubblica prossima al tracollo, questo a tutto vantaggio della sanità privata”.

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Il colpo di grazia alla sanità regionale

“L’impoverimento finora in realtà le famiglie lo hanno subìto – aggiunge il vertice del Cimo – ma non percepito nella sua completa dimensione. Se il trend non verrà corretto, la spesa per le cure mediche graverà realmente sui cittadini e quella famosa eguaglianza, principio ispiratore della legge 833/78 che istituì il sistema sanitario nazionale, andrà perduta e i cittadini meno abbienti non avranno più la possibilità di farsi curare”. Cedere al privato grosse fette di assistenza sanitaria può causare effetti nefasti, “come in Inghilterra, ricorda Bonsignore, citando uno studio pubblicato su Lancets – dove per questo c’è stato un incremento della mortalità”. Si tratta di un errore “commesso dai governi di centrosinistra negli anni ’90 – ricorda Bonsignore – quando il sistema non era capace di sostenersi e allora una parte di risorse vennero passate ai privati. Così facendo, all’ospedale pubblico restano i settori più costosi e rognosi. Mi auguro in Sicilia questo governo non abbia intenzione di procedere su questa strada, perché dai primi approcci con l’assessore regionale della Salute, Volo, abbiamo sentito parlare di integrazione pubblico-privato. Questo potrebbe voler dire aumentare ulteriormente il finanziamento per la sanità privata. Sarebbe il colpo di grazia definitivo alla sanità regionale”.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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