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L’imprenditoria siciliana boccia il Cura Italia: “Insufficiente”

Il mondo industriale, quello agricolo e quello economico sono concordi nel considerare "poca cosa" le misure e chiedono interventi che aiutino davvero l'economia a risollevarsi

Insufficienti e palliative. Così sono definite le misure del decreto Cura Italia dal mondo imprenditoriale siciliano. Quello industriale, quello agricolo e quello economico sono concordi nel considerarlo “insufficiente” e chiedono interventi urgenti che aiutino davvero l’economia a risollevarsi. C’è chi propone un congelamento dei pagamenti per tre mesi e chi il loro azzeramento. “Come si fa a pagare se non si guadagna?”. Sottolineano, inoltre, che non per tutto è previsto il rinvio, come per i canoni di concessione demaniale e segnalano incongruenze da parte dell’Inps.

La denuncia del mondo industriale

“Non vi è dubbio che vi siano varie misure che sortiranno effetto positivo. Al contempo occorre rilevare che il quadro delle necessità per le quali predisporre gli interventi è lungi dall’essere completato” dichiara il presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco. “Una farsa”, lo definisce Alessandro Albanese vicepresidente vicario di Sicindustria. Perché non dà “nessun aiuto concreto alle imprese. Soldi a destra e sinistra, contributi sparpagliati senza criterio”. Tra le azioni positive ci sono la moratoria dei mutui, la gestione dei rapporti bancari, gli stanziamenti e le facilitazioni operative per gli ammortizzatori sociali. Insieme con i presidenti di Siracusa, Diego Bivona, e il vicepresidente vicario di Sicindustria, però, Biriaco ha anche denunciato l’assenza di rinvii dei pagamenti dei canoni di concessione demaniale. Un problema che si associa a quello relativo ai servizi di prima necessità come utenze e commodities. Non potranno essere pagati per “l’improvvisa mancanza di liquidità presente nelle aziende”. Inoltre, “la mancata previsione di forme di ristoro o di compensazione per il settore alberghiero rischierebbe di affossare definitivamente molte decine di attività”.

Dubbi sul comportamento dell’Inps

Alla carenza dei provvedimenti, il vice presidente regionale Albanese aggiunge che “mentre il Governo annuncia a gran voce la sospensione dei termini per il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, l’Inps fa esattamente l’opposto”. Il riferimento è alla circolare n.37 del 12 marzo in cui si chiede di versare, nelle scadenze previste, i contributi a carico del lavoratore già trattenuti sugli stipendi. Non pagarli metterebbe a rischio il rinnovo del Durc, il documento unico di regolarità contributiva, ma secondo Albanese sarebbe una beffa che si aggiungerebbe al danno che le aziende stanno subendo per il blocco dovuto alla pandemia. Chiede quindi “che l’Inps si allinei velocemente alle indicazioni governative”.

Leggi anche – Decreto Cura Italia, in Sicilia un patto contro la burocrazia

Agricoltura senza braccianti

È un decreto “insufficiente”, anche per il presidente di Confagricoltura Ettore Pottino. “Un malloppo di provvedimenti che non va al di là delle proroghe. I pagamenti vanno cancellati”. Lamenta confusione nelle direttive che invece “dovrebbero essere smart, con procedure quasi automatiche”. Pottino pone sullo sesso piano d’importanza il mondo agricolo con quello sanitario ed energetico, “strategici per il Paese nel periodo d’emergenza”. Anche il settore sta soffrendo per mancanza di lavoratori, di sostegno reale e per gli scarsi guadagni, che non permettono di far fronte ai debiti contratti. Il periodo richiederebbe la manovalanza degli stagionali, ad esempio, “per cui abbiamo chiesto l’estensione dei vaucher ma non è facile trovarli in questo periodo”. Gli agriturismi sono invece chiusi e, come ogni attività che abbia dipendenti, devono garantire lo stipendio. Il decreto infatti impedisce i licenziamenti. Poi ci sono le utenze e le scadenze. In generale c’è una minore richiesta di prodotti. “I caseifici del Nord ad esempio, hanno richiesto meno latte”. Gli interventi messi in campo dal Governo non sono totalmente negativi “ma ci sarà bisogno di una programmazione e di una riproposizione per avviare tutto il sistema”.

Molti commercianti non apriranno più

“La sensazione è che si voglia curare un malato di cancro con una semplice aspirina” è invece il commento del presidente siciliano di Confcommercio Francesco Picarella. Anche il mondo dei commercianti vede nero, ecco perché “bisogna cominciare a pensare di salvare il salvabile. Ci sono tante aziende che non riapriranno più”. Picarella sottolinea degli aspetti positivi nel decreto, come la moratoria dei mutui e la scelta organizzativa di demandare alle Regioni la cassa integrazione in deroga. Il problema è che le risorse della Regione siciliana non sarebbero sufficienti per tutti. “Di fatto lo Stato se n’è lavato le mani”. I commercianti sottolineano anche il peso dell’impossibilità di licenziare nonostante la chiusura e il rischio di far fronte a delle beghe per mancanza di liquidità. Per il settore del turismo poi, “s’è fatto davvero poco se non i voucher per i viaggi”.

Piero Agen: “serve un decreto frigorifero”

Non usa mezzi termini neanche il presidente di Confcommercio Catania Piero Agen: “Non vogliamo parlare del decreto Coronavirus, semplicemente perché non affronta il problema di fondo”. Per il rappresentante dei commercianti catanesi, il decreto contiene “cose giuste e cose sbagliate.Tra le prime mette la cassa integrazione, tra le seconde l’esclusione dai benefici, “per altro risibili”, dei canoni pagati per l’affitto di strutture alberghiere e dei rami d’azienda all’interno di grandi strutture. Rimane il problema base: i pagamenti delle merci e delle utenze. Servirebbe un decreto “frigorifero che per 60/90 giorni blocchi tutti i pagamenti. I debiti pregressi andrebbero pagati solo dopo il ritorno alla normalità ma “rateizzati in sei o dodici mesi”. Un’opzione possibile, se il sistema bancario collabora “bloccando i debiti per dodici mesi e concedendo aumenti percentuali delle facoltà di scoperture esistenti”. Senza questi provvedimenti “il sistema economico che abbiamo conosciuto crollerà travolto da protesti, contenziosi, Durc negativi”.

La lettera a Conte di Unincamere

Il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace, ha deciso di scrivere direttamente al presidente Giuseppe Conte: è necessario affrontare il nodo degli affidamenti bancari. Da una parte vanno aumentati del 50 per cento sia per famiglie che per aziende “con la garanzia dello Stato”, dall’altro si deve avere una certa elasticità per chi li sfora evitando “la segnalazione alla centrale rischi”. Pace auspica un “balzo in avanti per dare una vera scossa all’economia”. Senza si rischia, in particolare nel Mezzogiorno, (che come è noto da anni è sempre più indietro), di “constatare la morte sicura delle imprese più fragili che ormai da circa due settimane non fanno che registrare zero introiti a causa della forzata chiusura e della rapida contrazione degli utili”.

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Desirée Miranda
Desirée Miranda
Nata a Palermo, sono cresciuta a Catania dove vivo da oltre trent'anni. Qui mi sono laureata in Scienze per la comunicazione internazionale. Mi piace raccontare la città e la Sicilia ed è anche per questo che ho deciso di fare la giornalista. In oltre dieci anni di attività ho scritto per la carta stampata, il web e la radio. Se volete farmi felice datemi un dolcino alla ricotta

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