La crisi economica scatenata dall’emergenza sanitaria da Covid-19 lascerà la Sicilia con una perdita nel prodotto interno lordo del 7,8 per cento nel 2020. E le previsioni per il 2021 danno un rimbalzo del 3,4 per cento, indietro rispetto al resto del Paese per il quale è prevista una crescita del 4,7. Troppo poco secondo il Documento di Economia e finanza 2021-2023 presentato dall’assessore all’Economia e vicepresidente della Regione Gaetano Armao. In un contesto nel quale l’economia è già in pesante calo dal 2008 (- 15 per cento), “l’intervento pubblico regionale sarà prevalentemente sostenuto dai Fondi strutturali ed investimento europei”. A questi si aggiungeranno le risorse afferenti al Programma Operativo Complementare (Poc) 2014-2020, e al Fondo Sviluppo e Coesione.
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Le risorse europee 2014-2020: oltre 3 miliardi non spesi
Le risorse, in un quadro che vede la Sicilia con un valore aggiunto in perdita per due miliardi e 700 milioni, secondo il piano triennale della Regione, dovranno andare prioritariamente a rispettare le previsioni dell’ultima legge di Stabilità regionale. Secondo la norma, la Legge regionale n.9 approvata dall’Ars lo scorso 12 maggio, nel prossimo triennio due miliardi e 655 milioni di euro dovranno essere ridistribuiti secondo tre grandi direttrici: 259 milioni per sostegno ai cittadini e alle famiglie, 536 milioni a enti locali, imprese e amministrazioni pubbliche, mentre un miliardo e 860 milioni di euro saranno destinati alle imprese e ai trasporti. Il “grosso” delle risorse dovrebbe essere recuperato dai principali programmi 2014-2020 Fse e Fesr, rispettivamente dal valore, per la Sicilia, di 800 milioni e 4,27 miliardi di euro. Di queste risorse, secondo quanto ricostruito dal centro studi di Intesa San Paolo Srm, al 31 dicembre 2019 solo 1,67 miliardi erano stati spesi, il 35 per cento, ovvero 191 milioni per Fse (il 23 per cento) e 1,48 miliardi per il Fesr (il 35 per cento). Un miliardo di risorse non è nemmeno stato ancora impegnato in nessun programma, mentre il totale dei fondi non ancora impegnati e non spesi (3,4 miliardi di euro), dovrebbero subire secondo la Regione una riprogrammazione per “fornire all’azione del governo della Regione un orizzonte di previsioni entro cui circoscrivere gli effetti triennali dei propri interventi”.
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Dal digitale ai rifiuti, i programmi del prossimo triennio
Nella presentazione alla stampa, Armao ha sottolineato il ruolo del digitale all’interno del documento di programmazione, sottolineando gli investimenti per “300 milioni di euro” effettuati negli ultimi anni dal governo Musumeci. “L’infrastruttura realizzata è oggi accessibile a più di 2,5 milioni di cittadini”, si legge nel Defr, ed “entro il 2021, a completamento del progetto, i Comuni serviti saranno 315 per un totale di oltre 1,8 milioni di unità immobiliari”. Inoltre è previsto un investimento da 235 milioni di euro per dotare di “pc o tablet” 435 mila famiglie. Sul versante dei rifiuti, il documento sottolinea il raggiungimento del 40 per cento di differenziata, in crescita dal 15,4 del 2016, con però ancora il piano regionale da approvare per consentire un aumento delle quote. La spesa prevista nel triennio è di 76 milioni per il 2021, di 85 per il 2020 e di 108 per il 2023. Spazio anche alla semplificazione amministrativa, con un “Testo Unico che raccoglierà le leggi regionali relative all’azione amministrativa, per facilitare il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione”, che dovrà beneficiare anche delle infrastrutture digitali. Sul fronte Infrastrutture fisiche tutto è invece rimandato al “Piano integrato delle infrastrutture e della mobilità (PIIM) approvato nel 2017”, un documento che definisce la strategia comunitaria per i trasporti, prevedendo un’unica rete centrale “core” per tutti i nodi di trasporto da realizzare entro il 2030, e una rete globale comprensiva, ad essa collegata, da realizzare entro il 2050.