fbpx

Dighe siciliane: capacità ridotta del 40% perché poco sicure e piene di detriti

I fondali degli impianti sono pieni di sedimenti, portati dai corsi d'acqua che li alimentano. Il problema riguarda "almeno il 50 per cento degli invasi", ma gli interventi sono costosi e complessi sul piano tecnico. Per gli esperti l'unica soluzione è intervenire a monte

Quasi il 40 per cento dei 1.100 milioni di metri cubi potenziali delle dighe siciliane non è utilizzabile. A causa di problemi strutturali – che pesano per circa il 26 per cento – ma anche dell’accumulo di detriti. Il fenomeno è noto come “interramento”, e secondo le stime di Aii, Associazione idrotecnica italiana, mette a rischio il 12 per cento della capacità idrica regionale. Calcolatrice alla mano, circa 134 milioni di litri. “Si tratta di un tema molto serio, che riguarda almeno il 50 per cento degli invasi dell’Isola, e richiede investimenti importanti per essere affrontato”, spiega a FocuSicilia l’ingegnere Massimo Iovino, presidente regionale dell’associazione. Attualmente, secondo le stime di Aii, la Sicilia ha in corso 30 interventi di pulizia, finanziati anche attraverso il Pnrr, per circa 153 milioni di euro. Per pulire tutte le dighe servirebbero circa 254 milioni. Spese giustificate, perché secondo uno studio illustrato durante un convegno dell’associazione a fine 2022 “il costo di recupero di un metro quadro di invaso ‘annullato dall’interrimento’ può essere competitivo con il costo dello stesso metro cubo ‘creato’ per mezzo di una nuova diga”. Soltanto l’acqua sprecata a causa dell’interrimento, del resto, equivale “a oltre cinque invasi di media capacità”.

Leggi anche – Autorità di bacino: la siccità svuota gli invasi. La strategia per il futuro

Le criticità del dragaggio

A prevedere la pulizia degli invasi, del resto, è la stessa legge nazionale. Il Decreto legislativo 152/2006, meglio noto come Testo unico dell’ambiente, fa riferimento a “operazioni di svaso, sghiaiamento e sfangamento delle dighe […] sulla base di un progetto di gestione”. Gli interventi non sono semplici, spiega Iovino, perché spesso gli accumuli di detriti sono molto consistenti. “Se l’invaso non viene ripulito da molti anni l’altezza può raggiungere diversi metri, in alcuni casi anche 12 o 15. Le operazioni risultano molto complesse, perché il materiale da smaltire è tanto, e le norme sono abbastanza stringenti”, aggiunge l’ingegnere. Le strade per intervenire sono soprattutto due. La prima è quella del dragaggio, “come quello che viene effettuato periodicamente nei porti”, e prevede l’utilizzo di mezzi meccanici “per tirare fuori i sedimenti e liberare la capacità di invaso”. Questo metodo, tuttavia, “è piuttosto costoso e difficile da utilizzare se il fenomeno è esteso come in Sicilia”. Un’altra tecnica è quella della “fluidazione”, ma anche quest’ultima presenta delle criticità.

Leggi anche – Siccità, chiesto stato di calamità per il catanese. “Danni per 200 milioni”

Diga Villarosa in provincia di Enna

La pulitura, infatti, avviene aprendo il cosiddetto “scarico di fondo”, cioè il canale posto alla base della diga che serve per svuotarla del tutto in caso di necessità. “Con questa manovra si possono fare defluire i detriti accumulati, in un tempo prestabilito che in genere è di alcuni giorni”, spiega Iovino. Uno dei problemi che si possono incontrare riguarda la manutenzione degli scarichi. Secondo i dati raccolti da Aiia, infatti, sette dighe siciliane “necessitano il ripristino dello scarico di fondo”, e altre sette “interventi per continuare ad assicurare la funzionalità degli scarichi”. Un esempio è la diga Villarosa in provincia di Enna, che secondo il documento di Protezione civile depositato alla Prefettura ha uno scarico “privo di organi autonomi di intercettazione”, motivo per cui “la quota di invaso autorizzata è limitata a 384 metri sul mare, a fronte della quota di massima regolazione di progetto pari a 392,5 metri sul mare”. Una limitazione che, come spiegato nei giorni scorsi da FocuSicilia, in occasione di forti piogge costringe i gestori ad “aprire” le dighe, facendo defluire a valle grosse quantità d’acqua che, oltre ad andare sprecata, mette a rischio i campi e le strutture necessarie alle coltivazioni, per esempio le serre.

Leggi anche – Clima, Sicilia sempre più esposta a fenomeni estremi. Il rapporto Ispra

Agricoltori schiacciati tra alluvioni e siccità

L’effetto della fluidazione, osserva Iovino, non è troppo diverso da quello dello “svuotamento”. Anche in questo caso, infatti, “viene buttata via una quota importante di risorsa idrica”, uno spreco tanto più grave “in stagioni siccitose come quella che stiamo vivendo, con gravi conseguenze sul settore agricolo”. Il problema, aggiunge l’ingegnere, andrebbe affrontato a monte. “Bisognerebbe ridurre i fenomeni di erosione che portano i detriti nel letto del fiume, come la desertificazione. Una battaglia necessaria, in un momento in cui l’Isola è sempre più spesso preda di fenomeni estremi”. Iovino fa l’esempio della Piana di Catania, “una delle principali zone agricole siciliane, che deve fare i conti, a distanza di pochi mesi, con fenomeni alluvionali e periodi di grande siccità”. Secondo gli esperti il momento storico sarebbe favorevole, a patto di mettere in campo alcune azioni. Per questo Aii Sicilia ha formulato delle proposte per la Regione. Tra queste, “rivedere l’adeguatezza funzionale degli enti concessionari/gestori”, cioè lo stesso meccanismo di affidamento degli invasi.

- Pubblicità -
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

DELLO STESSO AUTORE

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Social

25,010FansMi piace
712FollowerSegui
392FollowerSegui
679IscrittiIscriviti
- Pubblicità -

Ultimi Articoli