È Palermo il capoluogo a cui sono stati assegnati più fondi per la digitalizzazione nell’ambito del Pnrr, ben 3,5 milioni di euro. Una cifra superiore a quella destinata a Roma (2,9 milioni), Venezia (2,7) e Verona (2,5). Sono i dati sulla gestione dei fondi per la digitalizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza raccolti dalla fondazione Openpolis. Il report fornisce il dettaglio degli stanziamenti nelle diverse regioni italiane. La Sicilia è quarta per fondi assegnati (80,4 milioni di euro), alle spalle di Campania (95,6 milioni), Veneto (97,3), Piemonte (124,5) e Lombardia (202,7). Come si vede, l’Isola è seconda nel Mezzogiorno per risorse ricevute. Benché importante, la quota assegnata al Sud non rispetta le previsioni di legge. Secondo Openpolis, infatti, “sono state attribuite risorse inferiori alla quota minima del 40 per cento prevista dal Pnrr”. Conti alla mano, “se si escludono i progetti di ambito nazionale, alle regioni del Mezzogiorno va il 35,8 per cento delle risorse stanziate finora”. Oltre il quattro per cento in meno rispetto al dovuto.

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La regola (disattesa) del 40 per cento al Sud
Era stato il governo Draghi, al momento dell’approvazione del Pnrr, a prevedere che il 40 per cento dei 191 miliardi disponibili, che diventano 221 con i 30 miliardi del Fondo complementare, fosse destinato al Sud. Le risorse per la digitalizzazione sono considerevoli. Secondo Openpolis, il Recovery fund destina a questo comparto circa 48 miliardi, oltre il 21 per cento del totale. La cifra non deve sorprendere, visto che il digitale “abbraccia sostanzialmente tutti gli ambiti su cui insistono investimenti del Pnrr”. Peccato che, come detto, la regola del 40 per cento per il Mezzogiorno non sia stata rispettata. “Tale tendenza è preoccupante e deve essere tenuta sotto controllo, visti gli ampi divari anche in tema di digitalizzazione tra il Sud e il resto del paese”, scrive la fondazione. Al contempo, i tecnici fanno notare che “stiamo parlando di un dato parziale, visto che non tutti i fondi sono già stati assegnati”. Le risorse finali, insomma, potrebbero essere maggiori di quelle calcolate oggi.
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Digitalizzazione, risorse per i Comuni italiani
Uno dei capitoli di spesa più importanti in tema di digitalizzazione (2,6 miliardi) riguarda i progetti di cittadinanza digitale. “Vale a dire tutti quegli investimenti che puntano a potenziare la presenza online delle Pubbliche amministrazioni, ad aumentare i servizi erogati e a migliorare l’esperienza degli utenti”. In altre parole, per rendere più efficace la macchina burocratica degli Enti locali. Di questi due miliardi e mezzo, secondo le stime di Openpolis, sono già stati assegnati circa 1,6 miliardi. A beneficiarne sono circa 7.500 Comuni su 7.900, e di questi “quasi la totalità dei territori quindi (il 95 per cento) si è già visto assegnare finanziamenti più o meno consistenti per realizzare interventi in questo ambito”. Tra i Comuni capoluogo, come detto, è Palermo a investire di più nella digitalizzazione. Guardando alle altre città, gli stanziamenti maggiori sono quelli di Giugliano in Campania (728 mila euro), Cava de’ Tirreni (671 mila euro) e Pomezia (606 mila euro).

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Openpolis, “dal Governo dati non completi”
Calcolare la distribuzione dei fondi sui territori, si legge nel report, non è semplice. “Molti dei progetti finanziati (quasi mezzo miliardo di euro) sono classificati come ‘nazionali’ e non è quindi possibile una loro localizzazione”, scrive infatti Openpolis. Tra i progetti di non facile “collocazione”, diversi “cavalli di battaglia” del Piano. “Rientrano in questa categoria, per esempio, gli investimenti sulla creazione dello sportello digitale unico e i fondi per l’inclusività dei servizi digitali della Pubblica amministrazione“. Un altro fronte su cui la fondazione denuncia poca chiarezza riguarda lo stato dell’arte dei progetti in corso. Su questo fronte, gli aggiornamenti forniti dal Governo sarebbero deficitari. “I dati messi a disposizione ci forniscono l’elenco dei progetti finanziati finora, ma non ci dicono niente sul loro stato di avanzamento. Non possiamo quindi dire se questi interventi sono già partiti o meno”, si legge nella relazione.