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Donne e lavoro, strada in salita. I passi per trasformare un privilegio in diritto

Sulla carta le lavoratrici godono degli stessi diritti degli uomini, ma il gap di genere è ancora ampio, specialmente nei campi delle scienze, tecnologia, ingegneria e matematica

L’8 marzo è il giorno dedicato a omaggiare le donne, ma è anche il giorno dedicato a ricordare le molte donne perse per via della violenza e le battaglie che da anni portano avanti per raggiungere la parità di genere, specialmente in ambito lavorativo. Ma a che punto siamo? Sebbene sulla carta le lavoratrici godano degli stessi diritti dei lavoratori, come ricorda articolo 37 della costituzione italiana, la strada nel mondo del lavoro per le donne è tutta in salita. Infatti, il gap di genere nei campi nel lavoro è ancora ampio, specialmente nei campi STEM, acronimo inglese che indica scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, tanto che le Nazioni Unite hanno scelto l’11 febbraio per celebrare la Giornata internazionale delle donne nel campo della scienza. Secondo la Rielaborazione Osservatorio Talents Venture su dati Anagrafe degli Studenti – Miur anno accademico 2018/2019 gli iscritti a corsi di laurea STEM sono per il 63 per cento uomini e per il 37 per cento donne. Il gap non riguarda solo l’area di lavoro ma anche la posizione ricoperta: gli ultimi dati Eurostat indicano che appena il 28 per cento delle lavoratrici italiane ricopre ruoli manageriali mentre il resto continua a guardare quel lontano tetto di cristallo. Questo fa si che il gap di genere diventi anche economico favorendo non solo la dipendenza della donna dall’uomo, ma anche la violenza economica.

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L’impatto della pandemia

Il lockdown ha inciso notevolmente sulla perdita di lavoro: secondo l’INL nel 2020 sono state 42.000 le dimissioni di genitori con bambini da zero a tre anni e il 77 per cento del totale delle persone dimesse sono donne. Rispetto al 2019 le dimissioni dei genitori sono diminuite più per i padri (meno 31,1 per cento) che per le madri (meno 13,6 per cento). Inoltre, secondo i dati del Gender Policies Report 2021 dell’INAPP, la ripresa occupazionale del 2021 per le donne non è stata incoraggiante: le donne ricoprono il 49,5 per cento del tasso di occupazione al confronto del 67,8 per cento degli uomini, ma il dato preoccupante è la tipologia di contratti: il 49,6 per cento dei contratti per le lavoratrici è part-time mentre per i lavoratori è il 26,6 per cento. Solo il 14 per cento dei nuovi contratti di lavoro per le donne sono a tempo indeterminato, di cui la maggior parte in Campania, Sicilia e Calabria, mentre il 38 per cento sono altre forme contrattuali. I dati allarmanti sono stati seguiti da convegni e politiche per l’empowerment femminile nel corso del 2021, tanto sulla violenza contro le donne come l’attuazione del reddito di libertà quanto su diritti delle donne in senso più ampio, compreso l’ambito lavorativo con la legge 162/2021 che favorisce, con misure concrete, le buone pratiche rispetto alla parità di genere e inserisce il concetto di discriminazione diretta e indiretta, inserendo in questa accezione gli atti di natura organizzativa, quelli che limitino lo sviluppo di carriera per la donna e gli incidenti sull’orario di lavoro.

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Le iniziative in campo

Fortunatamente, l’informazione sulla situazione attuale e le politiche relative alle pari opportunità stanno continuando anche in questo nuovo anno. Ad esempio, con la legge di Bilancio 2022 co.137, il Governo per la prima volta ha introdotto uno sgravio sui contributi a carico delle lavoratrici madri piuttosto che a favore del datore di lavoro. Inoltre numerosi sono i convegni sui diritti delle donne, soprattutto in questo periodo, come quello organizzato da Med Mez, il Centro Studi per le Ricerche e la Documentazione sul Mediterraneo e il Mezzogiorno Napoleone Colajanni, che si terrà a Troina l’11 marzo e ospiterà relatori di grande spessore. Sembra quindi che, nonostante siano passati anni dall’inizio delle lotte per la parità di genere e nonostante ci sia ancora molto da cambiare, le donne non si siano ancora stancate di pretendere che certi privilegi diventino diritti.

Alice Garofalo
Alice Garofalo
PhD Student all’Università degli Studi di Enna “Kore”. Nata e cresciuta in Sicilia, si interessa di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, del marketing e di Psicologia sociale e diritti umani.

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