Consumare meno plastica, ridurre le emissioni inquinanti, adottare stili di vita sostenibili. L’attenzione all’ambiente sembra ormai farsi strada anche tra i più diffidenti. Cosa possiamo fare concretamente per aiutare il pianeta? Oltre ai già citati accorgimenti, sicuramente tra i più semplici da mettere in atto nell’immediato, occorre senz’altro un piano a lungo termine che renda più green il mondo che ci circonda. Un piano che passa, inevitabilmente, da costruzioni e mezzi di trasporto.
Incentivi sulle costruzioni “verdi”
I metodi per rendere case e uffici più sostenibili, esistono e convengono ai contribuenti. La legge di Bilancio 2019, ad esempio prevede tutta una serie di detrazioni per chi esegue interventi volti ad aumentare l’efficienza energetica delle costruzioni. L’importo delle detrazioni varia dal 50 all’85 per cento in relazione alle tipologie di interventi effettuati, per ognuna delle quali è stabilito un tetto massimo. Tra le spese ammesse rientrano tutti i costi per gli interventi di risparmio energetico, per le prestazioni professionali necessarie e per l’acquisizione delle certificazioni energetiche. Chi esegue interventi di riqualificazione energetica, inoltre, può contare su una detrazione fiscale del 65% di Irpef e Ires (anche se va sottolineato che queste percentuali potrebbero cambiare con la nuova Legge di bilancio, ma non è ancora chiaro se e in che misura questo avverrà). Tra le attività che rientrano nelle agevolazioni, troviamo, ad esempio l’istallazione dei pannelli solari, il miglioramento termico degli edifici e tutti quegli interventi che, in generale, sono funzionali a ridurre il fabbisogno energetico degli edifici.
Chi può usufruire degli incentivi
Chi può usufruire delle detrazioni? La platea è molto ampia. L’Agenzia delle Entrate, infatti, sottolinea che le agevolazioni sono rivolte a “tutti i contribuenti residenti e non residenti, anche se titolari di reddito d’impresa, che possiedono, a qualsiasi titolo, l’immobile oggetto di intervento. In particolare: le persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni , i contribuenti che conseguono reddito d’impresa (persone fisiche, società di persone, società di capitali), le associazioni tra professionisti , gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale”. Tra i beneficiari, dallo scorso anno, troviamo anche Istituti autonomi per le case popolari.
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I mutui green
Un’altra importante opportunità arriva dai cosiddetti mutui green, quei finanziamenti per acquisto, costruzione o riqualificazione di edifici il cui impatto energetico sia a norma con le direttive Ue in materia o che siano riqualificabili in termini di efficientamento in una misura pari al 30 per cento. Oltre a far bene all’ambiente, i mutui verdi fanno bene anche alle tasche degli italiani. Presentano, infatti, tutta una serie di agevolazioni, prime fra tutti tassi di interesse più bassi e tasso variabile inversamente proporzionale all’avanzare dei lavori (più vanno avanti, più il tasso scende). Il 2019, per certi versi, ha segnato un’importante avanzata per questa tipologia di investimenti. L’Italia, infatti, si è sorprendentemente scoperta piccolo leader europeo. Stando ai dati presenti nel report “Hypostat 2019” elaborato da Emf, la Penisola è prima in Europa per numero di banche coinvolte nell’erogazione di mutui green. Delle 47 europee, infatti, ben 10 sono italiane (in classifica seguono Belgio, Germania e Francia) per uno stock mutui complessivo che ammonta a 379 miliardi di euro.
L’ecobonus sui mezzi di trasporto
Qualcosa si può fare anche sul fronte mezzi di trasporto. L’ecobonus messo in campo dal Governo, infatti, prevede uno stock di contributi per chi decide di acquistare un veicolo a emissioni ridotte. L’agevolazione si rivolge nello specifico a due categorie. Veicoli di categoria M1 destinati al trasporto di persone, con almeno quattro ruote e al massimo otto posti a sedere (oltre al sedile del conducente) che: 1- siano nuovi di fabbrica; 2 – producano emissioni di CO2 non superiori a 70 g/km; 3 – siano stati acquistati e immatricolati in Italia dal primo marzo 2019 al 31 dicembre 2021; 4 – abbiano un prezzo (da listino prezzi ufficiale della casa automobilistica produttrice) inferiore a 50 mila euro compresi optional (Iva esclusa).
Veicoli di categoria L, ciclomotori e motocicli appartenenti alle categorie L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e e L7e senza limiti di potenza, che siano: 1- nuovi di fabbrica; 2- elettrici o ibridi; 3- acquistati e immatricolati in Italia nell’anno 2019. Le agevolazioni possono arrivare fino a 6 mila euro e l’ammontare complessivo delle risorse disponibili è stato suddiviso in tre anni. Nello specifico, per quanto riguarda i veicoli di categoria M1, sono stati stanziati 60 milioni di euro per il 2019 e 70 milioni per ognuno dei due anni successivi. Per la categoria L sono disponibili 10 milioni di euro per l’anno 2019, mentre l’importo degli anni successivi non è ancora stato comunicato.
Quanto hanno aderito gli italiani? Poco, per quel che riguarda i ciclomotori. Il fondo residuo, infatti, è di circa 9.189 euro (ma va specificato che la categoria L è stata ammessa all’ecobonus solo di recente). Niente di entusiasmante nemmeno sul fronte della categoria M1. Il fondo residuo, infatti, è appena dimezzato: 29.961.500 euro il dato fornito dal ministero dello Sviluppo economico, aggiornato al 4 ottobre.