Palermo sorpassa Catania, ma è una ben magra consolazione: le due città più grandi della Sicilia si dividono ancora gli ultimi posti nella classifica “Ecosistema urbano” redatta da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e il Sole 24 ore, giunta all’edizione numero 29. E lo fanno, ancora una volta, peggiorando i dati complessivi rispetto a quelli già miseri dello scorso anno: il punteggio totale di Palermo scende dal 26,6 per cento al 25,95, quello di Catania dal 29,3 al 21,94. Sono le uniche due città italiane sotto la quota dei 30 punti su un massimo teorico di 100, un punteggio ottenuto dalla media di ben 18 parametri di performance ambientali. E dove le due città siciliane sono quasi sempre in fondo alle singole classifiche, dominate quest’anno da Trento, prima con oltre il 79 per cento.
Catania, è record negativo per la spazzatura
Nell'edizione 29, con dati raccolti nel 2021, il capoluogo etneo è innanzitutto la peggiore città per raccolta differenziata, con un dato "in rialzo" rispetto al 9 per cento del precedente rapporto, ma con appena l'11,4 per cento. Palermo è penultima ma a quota 15,4, un dato peggiore del 19,2 dello scorso anno. Questa pessima performance spiega in gran parte la classifica finale: la terzultima città italiana, Crotone, è oltre quota 19 per cento, mentre la terza grande città siciliana, Messina, sfiora quota 43 per cento. E nonostante questo è comunque al posto numero 93 in classifica. Catania è presente anche nel "podio dei peggiori" per quanto riguarda la produzione di rifiuti procapite, con 722 kg (in aumento rispetto ai 650 kg del 2020), preceduta solo da Piacenza (824 kg) e Massa (756).
Acqua: Catania consuma poco, ma spreca più di tutti
Il capoluogo etneo, però, eccelle in un'area: il consumo idrico procapite è particolarmente basso, il terzo migliore d'Italia con poco più di 91 litri per abitante, con le sole Isernia (68,4 litri procaptite) e Agrigento (87 liri) a fare meglio. Il dato però è da leggere con il suo contraltare: la depurazione è tra le peggiori d'Italia (posto 101 su 105 capoluoghi), con una efficienza del 56 per cento. E soprattutto i catanesi consumano poca acqua anche perché la rete idrica è la peggiore d'Italia, con perdite che raggiungono il 71 per cento. E un'altra siciliana, Siracusa, arriva nel novero dei peggiori il 65 per cento di acqua sprecata. Male anche la qualità dell'aria: con 30,5 ug/mc di polveri sottili Pm10 come media annuale Legambiente bolla la qualità dell'aria catanese come la 95 esima peggiore su 105, una classifica dove è in compagnia di Palermo, che si ferma alla posizione 86. Ragusa è invece nella "top tre" italiana della qualità dell'aria, con soli 16 ug/mc di Pm10, dietro alle sole Rieti (13) e Verbania (15).
Catania e Palermo: auto sempre più utilizzate
Tra i punti dolenti dell'ultima città italiana va anche segnalato l'aumento delle auto circolanti, con un "tasso di motorizzazione" che sfiora il 79 per cento, prima tra le grandi città. E tutto questo nonostante l'offerta di trasporto pubblico a Catania, con oltre 24,3 chilometri percorsi dai mezzi divisi per abitante, la piazzi nella parte alta della classifica, in posizione numero 46, in una classifica dominata da Milano unica città italiana oltre quota 100 km. Solo che nel capoluogo lombardo i viaggi per abitante in un anno sono oltre 300, e a Roma salgono a 340. A Catania sono meno di 18. Sui trasporti pubblici la situazione di Palermo è, sulla carta, peggiore di quella etnea, con appena 15,3 chilometri percorsi dalle vetture per abitante. Il tasso di motorizzazione è però tra i migliori tra le grandi città d'Italia (65 per cento, posizione 25 su 105), mentre i viaggi per abitante sono 28,5. Il problema come sottolinea Legambiente, è che nella precedente edizione di "Ecosistemi urbani", Palermo superava i 40 viaggi per abitante. Ma restano quasi invariate tutte le altre performance, che ne decretano con posizioni in classifica generalmente nella parte bassa la pessima posizione finale.
Agrigento migliore tra le città siciliane
Le pessime performance delle due principali città lasciano quasi in secondo Messina, che si ferma, con il 37,6 per cento, alla posizione numero 98 su 105. La città dello Stretto, in perenne attesa di un "ponte" che Legambiente si augura non venga mai fatto in quanto "inutile, è in miglioramento rispetto alla rilevazione del 2020 (la percentuale era del 34,4 per cento, la numero 101 in Italia), ma è detentrice di un record negativo: tra le grandi città è quella con il peggior dato rispetto al numero di tratte con i trasporti pubblici per passeggero, appena 10. La percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti inoltre, nonostante una performance nettamente migliore di Catania e Palermo vale appena il 93 esimo posto, e così come Palermo e Catania le performance generali non si discostano dalla parte bassa della classifica.
Tra le altre siciliane, male anche Siracusa (al posto 96 con il 39 per cento), e Caltanissetta che si ferma alla posizione numero 90 (43,3 per cento). Enna si piazza in posizione numero 80 (46,3 per cento), ma con un pessimo terzultimo posto per l'uso poco efficiente del suolo. Alla posizione numero 66 troviamo Ragusa, che sfiora il 50 per cento nella classifica generale, mentre Trapani (50,9 per cento) è in posizione numero 61. La migliore delle siciliane è quindi Agrigento, ferma però alla posizione numero 58 con il 51,5 per cento, contro la numero 47 della scorsa edizione di "Ecosistema urbano". Il capoluogo girgentino si distingue, come detto, per lo scarso consumo idrico, ma è tra le migliori d'Italia per qualità dell'aria con appena 5,8 ug/mc di biossido d'azoto come media annuale.