fbpx

Italiani bocciati in educazione finanziaria. Male soprattutto al Sud

Non conoscono cosa sia l'inflazione, cosa sia il tasso d'interesse, e nemmeno cosa significhi diversificare il rischio. Lacune in ambito di alfabetizzazione finanziaria che riguardano due terzi degli abitanti del Sud Italia. E la situazione si complica considerando i servizi online. I dati dei rapporti Edufin e Banca d'Italia

Aumenta l’inflazione, aumentano i tassi d’interesse dei mutui. E sarebbe opportuno diversificare il rischio. Ma pochi italiani conoscono questi concetti base dell’educazione finanziaria, precisamente il 44,5 per cento. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto del Comitato per l’Educazione finanziaria (in breve Edufin), che dal 2020 conduce un’indagine, chiamata rapporto Edufin, basandosi su tre domande su questi concetti basilari, nominate nel rapporto come “Big three”. Rispetto al precedente rapporto 2022, il dato è in leggera crescita (era il 44,3 per cento). Ma come spesso accade l’Italia viaggia a due velocità anche sugli aspetti dell’educazione finanziaria: mentre il resto del Paese migliora, al Sud in un anno la situazione è peggiorata del 3 per cento.

Al Sud meno conoscenza e più “ansia finanziaria”

Secondo il rapporto Edufin, la conoscenza base dei tre concetti di inflazione, tasso d’interesse e diversificazione del rischio nei residenti al Sud e nelle Isole è scesa dal 37,7 per cento del rapporto 2022 al 34,4 per cento del 2023. Contemporaneamente in Centro e Nord Italia questa è invece cresciuta, portandosi al Nord dal 49,2 al 50,4 per cento e al Centro dal 44,4 al 47,9 per cento. Conoscenze teoriche che hanno però un immediato impatto pratico nella vita di ogni giorno. Secondo il rapporto Edufin, condotto dal Comitato interministeriale insieme a Doxa su un campione di cinquemila individui maggiorenni, il 31,8 per cento di chi risiede al Sud ha manifestato difficoltà a reperire duemila euro in un mese, contro una percentuale del 20,3 per cento nel Centro e del 22,7 per cento al Nord. Un concetto che viene espresso anche nella cosiddetta “ansia finanziaria“, cioè il ritenere la propria condizione economica incerta per il futuro. Questa è presente nel 28,1 per cento degli intervistati residenti al Nord, nel 30 per cento di chi risiede al Centro Italia e nel 37,3 per cento di chi abita al Sud e nelle Isole.

Poca educazione digitale finanziaria: lo dice Banca d’Italia

Il rapporto Edufin rileva più in generale che le conoscenze finanziarie sono basse in particolare tra i gruppi vulnerabili, quali i giovani, le donne, le famiglie con basso livello di reddito e istruzione. Situazioni che si trovano più spesso al Sud e nelle Isole. Ma c’è un aspetto che sembra allineare gli italiani verso il basso: le conoscenze di finanza digitale. Banca d’Italia per la prima volta lo scorso luglio ha rilasciato i risultati di una indagine, condotta anche in questo caso su un campione di cinquemila individui, che si focalizza sui concetti legati alla gestione sempre più diffusa del risparmio tramite home banking e altri strumenti online. Circa il 70 per cento degli intervistati ritiene che le criptovalute (Bitcoin e simili) hanno lo stesso corso legale del denaro. Per il 63 per cento degli italiani i contratti conclusi digitalmente non hanno invece valore legale. La lista delle mancanze continua con metà degli intervistati che si dice non consapevole del fatto che la diffusione online di informazioni personali renda possibile delineare alcune preferenze individuali e personalizzare le offerte commerciali.

Leggi anche – Truffe online, è allarme. Fabi Palermo: “è il lato oscuro della digitalizzazione”

Il rischio maggiore è la sicurezza

Tra le mancanze principali vi è però quella relativa alla sicurezza: nel rapporto di Banca d’Italia il 30 per cento degli intervistati dichiara di condividere con amici la password del conto di deposito o di diffondere online informazioni sulla propria situazione finanziaria. Meno del 30 per cento invece modifica le password con regolarità. Infine, poco meno del 20 per cento controlla se i fornitori di servizi finanziari acquistati online sono soggetti regolamentati secondo la legge. Secondo il principale sindacato dei bancari, Fabi, questa diffusa poca conoscenza dei rischi è “il lato oscuro della digitalizzazione”. A dimostrarlo i dati dei ricorsi all’ABF (Arbitro Bancario Finanziario): il 42 per cento per cento delle frodi segnalate ha riguardato casi di phishing, spoofing, smishing e vishing. L’Abf è diviso in Italia in 8 collegi: quello di Palermo da solo ha raccolto l’11 per cento del totale delle segnalazioni.

- Pubblicità -
Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

DELLO STESSO AUTORE

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Social

24,800FansMi piace
691FollowerSegui
392FollowerSegui
652IscrittiIscriviti
- Pubblicità -

Ultimi Articoli