Nell’anno del Green new deal (col via libera del governo al Decreto clima), l’effetto Greta Thunberg arriva anche in Sicilia. In Italia sono oltre 432 mila le imprese che hanno investito – nel periodo 2015-2018 o prevedono di farlo entro la fine del 2019 – in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. In pratica quasi un’azienda su tre. Un’onda verde che si allunga e investe anche la regione: dal 2010 quasi 8 mila aziende hanno deciso di scommettere nella green economy, portando la regione al quarto posto nazionale, dietro Lombardia, Lazio e Campania. I dati arrivano da GreenItaly 2019, il decimo rapporto della Fondazione Symbola e di Unioncamere, che misura e pesa la forza della green economy nazionale. Nel periodo analizzato gli eco-investimenti in prodotti e tecnologie verdi delle aziende siciliane ha raggiunto quasi i 27 milioni di euro, piazzando la provincia di Catania al ventesimo posto della classifica italiana.
Nuove opportunità di lavoro
“I dati parlano chiaro. Un’impresa su tre ha imboccato la strada della sostenibilità, 90 mila in più dello scorso anno”, ha commentato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “E questa scelta si traduce in una maggiore produttività e competitività e in più capacità di innovazione e di export. Un dato interessante è che a questa accelerazione stanno contribuendo molto anche le imprese dei giovani under 35, che, nella metà dei casi, hanno puntato sulla green economy. Nei prossimi cinque anni, l’economia circolare e sostenibile offrirà una opportunità di lavoro su 5 sia nel settore privato, sia in quello pubblico. Insomma, la svolta dell’economia italiana verso la sostenibilità e l’ambiente è in pieno svolgimento e l’Italia è in anticipo rispetto alle altre economie europee”.
Non a caso nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni, il 13,4 per cento del totale dell’occupazione complessiva (nel 2017 era il 13). L’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità, con un incremento del 3,4 per cento rispetto allo 0,5 delle altre figure professionali. In Sicilia poi, guardando i dati, si contano 130 mila occupati, con un’incidenza di oltre il 4 per cento sul totale dei lavoratori nel Paese e del 10 sull’economia del settore. Ma il dato generale, secondo il report, è destinato ad aumentare. In un capitolo a parte, lo studio misura quanto le competenze verdi siano richieste dal mercato del lavoro. Non si tratta di green jobs in senso stretto, ma di attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale che le imprese ricercano nei futuri occupati. Tra le nuove figure professionali ecco dunque spuntare il cuoco sostenibile, l’installatore di reti elettriche a migliore efficienza, l’ingegnere energetico, il meccanico o elettrauto green, il promotore edile di materiali sostenibili, il meccanico industriale green, il giurista o l’informatico ambientale e perfino lo specialista in contabilità verde.
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Verdi e remunerative
Al di là dello stato attuale degli investimenti che finora le aziende hanno fatto, secondo quanto spiega il report essere sostenibili conviene. Le imprese di questa GreenItaly hanno infatti un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: con specifico riferimento alle imprese manifatturiere (5–499 addetti), il 51 per cento delle eco-investitrici ha segnalato un aumento dell’export nel 2018, contro il più ridotto 38 per cento di quelle che non hanno investito. Queste imprese, poi, innovano più delle altre: il 79 per cento ha sviluppato attività di innovazione. Innovazione che guarda anche a Impresa 4.0: mentre tra le imprese eco-investitrici il 36 per cento ha già adottato o sta portando avanti progetti per attivare misure legate al programma Impresa 4.0, quelle non investitrici sono al 18 per cento. Sospinto da export e innovazione, il fatturato non può che trarre in complesso benefici: il 26 per cento delle imprese investitrici si attende un aumento di fatturato per il 2019. Stesso discorso per l’occupazione, dove il 19 per cento delle green prevede una crescita, contro l’8 delle altre.
Sicilia, regina del biologico
Tra i settori coinvolti in questa rivoluzione verde non può certo mancare l’agroalimentare. Parliamo del 12 per cento del Pil nazionale: con 1,3 milioni di addetti è chiaro l’impatto del comparto in termini di sostenibilità sociale con un impulso su occupazione ed integrazione. L’importanza del settore agricolo sul fronte della sostenibilità è fornito, ad esempio, dai dati sulle produzioni biologiche. Nel 2018, infatti, l’Italia si conferma ai vertici mondiali per aree agricole coltivate a biologico (2 milioni di ettari totali). Su questo trend la Sicilia svolge un ruolo da protagonista con la maggiore estensione di superficie adibita al biologico (385 mila ettari) seguita da Puglia (267 mila ettari), Calabria (201 mila ettari) ed Emilia-Romagna (155 mila ettari). In queste quattro regioni è presente il 51 per cento dell’intera superficie biologica nazionale. Le aziende agricole biologiche in Italia rappresentano poco più del 6 per cento delle aziende agricole totali. Nel 2018 sale a 5,8 miliardi il giro di affari del biologico (i consumi nazionali raggiungono il valore di 3,6 miliardi), con un aumento record del 264 per cento degli ultimi dieci anni.