“L’Etna è in una situazione di attività persistente, in intensificazione e in continua evoluzione. Permanendo questa situazione non possiamo escludere altri parossismi o altri fenomeni dal cratere di Sud est come quello avvenuto di recente, o anche dagli altri crateri sommitali”. Lo dice a FocuSicilia Stefano Branca, direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania Osservatorio Etneo, nell’intervista video che pubblichiamo in questa pagina. Branca spiega che comunque si tratta di una attività “normale” per un vulcano tanto attivo come l’Etna, e ricorda che nell’anno duemila, per un certo periodo i parossismi si susseguivano al ritmo di due al giorno, quindi con una frequenza molto più alta di quella attuale.
Fase iniziata nel 2019
“In effetti non c’è niente di particolarmente inatteso – aggiunge – il fenomeno recente con esplosioni e fontane di lava è stato certamente interessante, ma poco più di un bello spettacolo. Come energia impiegata dal vulcano siamo proprio nella media dei fenomeni di questo tipo”. Si tratta dunque di un tipo di attività tipica del vulcano più grande d’Europa. Branca conferma e illustra in dettaglio la fase che siamo vivendo: “Lo stato complessivo è di attività molto alta. Questa fase è iniziata nel settembre del 2019, e da allora si è andata via via intensificandosi. I crateri sommitali sono tutti attivi e sta aumentando anche la frequenza dei fenomeni”.
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Un vulcano sotto controllo
Si dice da tempo che l’Etna è tra i vulcani più controllati mondo, forse il più monitorato. Strumenti e sensori sono tantissimi e forniscono una grande mole di dati: “Abbiamo certamente gli elementi sufficienti per delineare un quadro in tempo reale della situazione. Dal punto di vista scientifico siamo messi bene, anche perché siamo avvantaggiati dal fatto che qui a Catania si fa scienza ad alto livello da decenni”.