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Export siciliano: l’ottima crescita del post-pandemia minacciata dalle guerre

L'export siciliano ha attraversato un'ottima fase di risalita dopo la pandemia, ma i nuovi conflitti iniziano ad incidere sui traffici verso Africa Settentrionale e Medio Oriente. Il mercato extra Ue copre una fetta del 58 per cento delle esportazioni regionali. Fatturati a rischio?

L’export siciliano ha attraversato un’ottima fase di risalita dopo la pandemia e gode di discreta salute. Gli operatori locali del commercio estero sono oltre 4 mila, con 285 mila imprese attive. Il fatturato complessivo è di 16,5 miliardi di euro, il nono più alto in Italia nel 2022, e nelle stesso periodo la Sicilia ha registrato la terza crescita più alta del Paese. Fin qui un ottimo quadro, su cui però oggi iniziano a fare capolino le tensioni internazionali. Secondo i nuovi dati diffusi da Unioncamere per il secondo trimestre 2023, la Sicilia ha fatto registrare un calo generalizzato delle esportazioni del 17 per cento.

-661 milioni di introiti dal petrolio a Siracusa

Nel contesto regionale l’esportazione verso i paesi extra Ue pesa per il 58 per cento. La nuova guerra tra Israele e Palestina, insieme alle tensioni che ha prodotto in Nord Africa, stanno iniziando ad incidere sul commercio dei prodotti siciliani verso l’Africa e il Medio Oriente. Se nel complesso i numeri delle esportazioni delle singole province siciliane tiene, un vero crollo è stato registrato a Siracusa. Sempre durante il secondo semestre 2023 e nel confronto con lo stesso periodo del 2022, l’export verso l’Africa settentrionale è passato da 1,2 miliardi di euro a 661 milioni. Le esportazioni totali nel siracusano sono diminuite passando da 5,3 miliardi a 3,8 miliardi. Discorso diverso Catania, secondo mercato per esportazioni in Sicilia, che nello stesso periodo ha visto aumentare i ricavi di 73 milioni di euro. Il traffico si è leggermente ridotto anche a Palermo, passata da 166 milioni nel 2022 a 173 milioni nel 2023. Se è chiaro il calo della vendita di coke e prodotti per la raffinazione, proprio da Palermo arrivano dati positivi per l’esportazione di prodotti agricoli siciliani. “Le vendite fra luglio e settembre, rispetto allo stesso periodo del 2022, sono passate da 309 a 333 milioni in Europa e da 515mila a 2,2 milioni di euro in Medio Oriente“, ha analizzato Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia. Nello stesso periodo “le vendite di prodotti agricoli è cresciuta da 2,4 a 4,2 milioni in Africa centromeridionale e da 9,7 a 10 milioni in Oceania

Leggi anche – Export, l’agroalimentare siciliano piace. Incontri di Sicindustria con buyer esteri

Pace (Unioncamere Sicilia): “Vendiamo meno petrolio”

Il presidente di Unioncamere Sicilia non è però preoccupato. “Al momento non si avvertono segnali che facciano prevedere conseguenze negative sul nostro export da eventuali tensioni in Nord Africa – ha analizzato Pace -. Quanto alla guerra in Medio Oriente, si stanno attualmente onorando i contratti commerciali in essere. É ancora presto per stimare gli effetti sui prossimi ordinativi”. Nel frattempo il commercio di petrolio si è però ridotto nel secondo trimestre 2023. “Nel calo generalizzato medio del 17 per cento di export, incide una minore esportazione di prodotti petroliferi su Nord Africa e Medio Oriente, dove in particolare si registra un calo più marcato – spiega lo stesso presidente Unioncamere regionale -. Questo è dovuto, per il Nord Africa, prevalentemente a tre fattori: la ridotta vendita di carburanti, l’aumento esponenziale del costo dei noli dei container, dei trasporti marittimi e aerocargo, che hanno reso meno competitivi i nostri prodotti. Infine, soprattutto ai mutamenti climatici e gli incendi che hanno ridotto la disponibilità di prodotti agricoli da trasformare per l’industria conserviera. Gli incontri b2b che organizziamo cercano anche di compensare, con la promozione di nuovi mercati come il Vietnam e il supporto a mercati più maturi come Usa e Cina, le flessioni che si sono registrate su altri paesi a causa della già citata perdita di competitività dei nostri prodotti”, conclude Pace.

Servono sempre nuove relazioni commerciali

In uno scenario in cui, data l’incertezza, le relazioni commerciali con l’estero sembrano più spesso in discussione, l’incontro b2b e quindi le fiere internazionali sembrano quindi le principali occasioni per avviare nuovi canali. Dimestichezza con i programmi statali e partecipazione alle iniziative delle associazioni di categoria, fanno da “trampolino di lancio” e in ogni momento dell’anno. La Regione Siciliana mette a disposizione il portale “Export“, in cui sono elencante tutte le fiere a cui le aziende locali possono partecipare venendo finanziate dalla stessa Regione. Ancora a livello regionale, sono le associazioni di categoria come Confindustria a supportare le associate con la delegazione all’internazionalizzazione. Tra le ultime attività portate a termine proprio da Sicindustria Sicilia, c’è la seconda edizione di Food&Drinks Mission2Sicily, che ha permesso l’organizzazione di oltre 240 incontri con buyer provenienti da Stati Uniti, Vietnam, Cina, Lituania, Olanda o Polonia. “Sicindustria/Enterprise Europe Network lavora da anni proprio per facilitare e supportare le imprese che vogliono aprirsi ai mercati esteri – ha spiegato il delegato all’organizzazione Nino Salerno -. Il made in Sicily rappresenta un’eccellenza e, in particolar modo, il comparto dell’agroalimentare catalizza l’interesse dei buyer stranieri”.

La moda siciliana “mercanteggiata” in Medio Oriente

In Sicilia i traffici verso l’estero sono un fattore nel settore moda. Il comparto è supportato da un distretto specifico, il Distretto della Moda “Mythos Fashion District”, promosso dalla Regione siciliana. Ne è presidente Flavia Pinello, imprenditrice e anche presidente della categoria moda di Confartigiano Palermo. L’idea di avviare relazioni commerciali con l’estero nasce in questo caso dalla partecipazioni alle fiere internazionali. Nel caso del Distretto della Moda è stata la Regione a finanziare la partecipazione delle aziende. “Grazie a questi appuntamenti realtà con Fancs-v esportano da quasi dieci anni. Oggi l’impresa sta puntando sull’Australia, considerata anche la difficoltà di commercializzare con la Russia dopo lo scoppio della guerra. Il conflitto russo-ucraino ha tagliato le gambe un po’ a tutti, togliendo una fetta di mercato alto spendente – spiega la presidente Pinello -. Devo anche ammette la brutta esperienza avuta con i più blasonati Emirati Arabi, non sono cosi facili da conquistare. Si mercanteggia molto a discapito della qualità del prodotto Made in Sicily, che cerchiamo sempre di fare valere”. Attualmente il nostro territorio di riferimento è l’Australia con cui siamo in contatto per la realizzazione di intere collezioni locali, partendo dal disegno. Tutto verrà prodotto in Sicilia e con materia prima siciliana”.

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