“Nei primi mesi del 2019 la congiuntura economica regionale ha registrato ulteriori segnali di indebolimento”. Una frase, la prima del rapporto di Banca d’Italia sulla Sicilia, che dice già molto. Per il resto ci sono 28 pagine in cui gli elementi positivi sono rari. È una lungo elenco di meno: flussi turistici, edilizia, occupazione. Migliora invece la redditività delle aziende.
Turismo, regge solo Palermo
Male il settore dei servizi, che – spiega Bankitalia – ha risentito anche della riduzione dei flussi turistici. È vero che, fermandosi a giugno, il rapporto non copre i mesi del pienone. Ma, nel migliore dei casi, si tratta di un segno di debolezza e di incapacità di destagionalizzare l’offerta turistica. Le presenze nel primo semestre (che copre un terzo degli incassi annui) si sono ridotte del 3 per cento. Il calo “ha interessato sia la componente domestica sia, in misura più marcata, quella straniera ed è stato diffuso tra le province siciliane”. Si salva solo Palermo (in crescita del 6,7 per cento). È diminuita anche la spesa dei turisti stranieri, “a fronte di un leggero incremento nella media del Mezzogiorno”. Bankitalia ricorda poi i dati di Assaeroporti, secondo i quali nei primi otto mesi dell’anno il traffico di passeggeri negli aeroporti siciliani è cresciuto, ma solo del 4,3 per cento (con Trapani e Comiso che soffrono particolarmente), tre punti percentuali in meno rispetto al dato dell’intero Mezzogiorno.
L’edilizia crolla
Nella prima parte dell’anno l’attività industriale ha fatto registrare una debole crescita. Secondo i risultati del sondaggio della Banca d’Italia, condotto presso un campione di 130 imprese con almeno 20 addetti, nei primi nove mesi del 2019 circa il 40 per cento delle aziende ha indicato un incremento dei ricavi, a fronte del 20 per cento che ne ha segnalato un calo. È proseguita la flessione dell’attività nell’edilizia. Le condizioni nel settore delle costruzioni “permangono sfavorevoli”. Dopo essere diminuite del 7,2 per cento nel corso del 2018, “le ore lavorate denunciate alle casse edili si sono ridotte del 4,6 per cento nei primi sei mesi dell’anno”. Il calo si è concentrato nelle province di Caltanissetta e Palermo ed “è stato più marcato nel segmento dei lavori pubblici”.
Esportazioni in calo del 17,3 per cento
Le aziende manifatturiere “hanno mostrato una maggiore tenuta, nonostante il calo delle esportazioni”. Nel primo semestre del 2019 l’export è diminuito del 17,3 per cento. Le vendite di prodotti petrolchimici, che rappresentano oltre il 60 per cento dell’export regionale, sono calate drasticamente. Il quadro cupo è resto nero da un altro rilievo: Bankitalia nota che negli scorsi anni le imprese più propense alle esportazioni avevano mostrato performance migliori. Nel 2019, invece, sono quelle più in difficoltà.
Investimenti, frenata dopo tre anni
Si è interrotto il ciclo positivo degli investimenti iniziato nel 2016. La maggioranza delle imprese intervistate nel sondaggio della Banca d’Italia ha confermato per il 2019 i piani di investimento formulati a inizio anno, che prevedevano una sostanziale stagnazione della spesa per beni capitali; tra le rimanenti hanno prevalso quelle che hanno rivisto i piani al ribasso. In presenza di aspettative sui ricavi molto caute, i risultati del sondaggio non prefigurano una ripresa degli investimenti per il 2020.
Occupazione i calo
Nella media del primo semestre dell’anno l’occupazione in Sicilia è diminuita rispetto allo stesso periodo del 2018, a fronte di un incremento in Italia. Il numero dei lavoratori autonomi è ancora calato mentre è leggermente cresciuto quello dei dipendenti; per questi ultimi, nel settore privato si è osservato un aumento delle posizioni a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è diminuito. Rimane però oltre il 20 per cento, cioè il doppio rispetto alla media nazionale. E soprattutto non pare essere il risultato di una dinamica positiva: cala perché ci sono meno persone che cercano lavoro, come denotano l’incremento degli inattivi e il calo degli occupati.
La buona notizia: migliora la redditività
La migliore notizia del rapporto Bankitalia riguarda la redditività delle imprese. Quasi l’80 per cento delle aziende prevede di chiudere l’esercizio in utile (erano il 69 per cento nel 2018), meno di una su dieci si attende una perdita (13 per cento nel 2018). Il rafforzamento ha interessato sia le imprese industriali che quelle dei servizi e ha riguardato soprattutto le imprese più piccole. Grazie ai conti in ordine, le aziende hanno potuto autofinanziarsi, chiedendo meno alle banche. Ecco perché l’incremento della redditività ha contribuito alla contrazione del credito bancario (-0,8 per cento).