Parola d’ordine: cioccolato. “Ce l’ho nel sangue”, racconta Gaetano Finocchiaro, titolare della storica Fabbrica che porta il nome di famiglia. Eppure il cacao in circolo ci è entrato da non molto: tredici anni, quando l’azienda si è convertita in cioccolateria. Nelle vene però lo zucchero c’è da più di cent’anni. Fabbrica Finocchiaro è stata fondata nel 1914 da Santo, nonno di Gaetano, ed è stata il primo grande produttore di caramelle del Sud Italia. Oggi, sempre da Giarre, l’azienda punta su tavolette, panettoni e mercato italiano per reggere alla concorrenza dei grandi gruppi alimentari.
Alla ricerca di gusti e mercato
Fabbrica Finocchiaro è un giovane classico. Radici a oltre un secolo fa, ma attraversando un totale rinnovamento nel 2003. Porta in giro per l’Italia prodotti dolciari creati con “pochi ingredienti chiari e semplici”. “Non ho mai cercato la crema di pistacchio più economica ma la migliore”, spiega Gaetano Finocchiaro. I prodotti, spesso creati insieme ai fornitori, trovano spazio nella storica location di corso Italia. Provando anche a smarcarsi dagli accostamenti più battuti. Un esempio pratico: quest’anno l’azienda realizzerà un panettone al marron glace. Questione di gusto, ma anche di mercato. “Perché non quello al pistacchio? Perché quello lo fanno in tantissimi in Sicilia, mentre quello che propongo io non ha la stessa concorrenza nella produzione”. E poi c’è una batteria di confetti al cioccolato, creme, tavolette, cioccolate in tazza, torte. “Sono il frutto – afferma Finocchiaro – di anni di esperienza e di rapporti di collaborazione”, ma anche di “conflitti” con i fornitori.
Poco export, e-commerce da costruire
Sul fronte del fatturato, spiega Finocchiaro, “siamo ancora su cifre contenute”, anche se sottolinea come l’obiettivo non sia “crescere in maniera vertiginosa ma la soddisfazione del cliente”. I prodotti marchiati varcano i confini nazionali e arrivano fino in Germania e a Malta. Le esportazioni pesano circa per il 10 per cento. La quota è in crescita, ma l’export non è una priorità: “Il mio obiettivo è fare conoscere i prodotti soprattutto in Italia”. Ma se i prodotti Finocchiaro vanno poco all’estero, l’estero viene in Sicilia. La concorrenza dei grandi gruppi internazionali è spietata. Come la si supera? “Valorizziamo Fabbrica Finocchiaro come un gioiello del gusto – sottolinea Finocchiaro -, non presentiamo i nostri prodotti nella grande distribuzione ma su reti che operano nel normal trade”. Cioè su piccoli punti vendita esterni alle catene di supermercati. Da pochi mesi è online un canale di e-commerce. Ma i prodotti in vendita online sono solo sei. “Devo sicuramente implementarle”, ammette Finocchiaro. Che sui social network è coadiuvato da alcuni collaboratori “per cercare di presentarci nel modo migliore”.
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Tre generazioni, una costante: Giarre
Inserita nel circuito dei locali storici d’Italia, Fabbrica Finocchiaro nasce più di un secolo fa come fabbrica di caramelle. “Mio nonno Santo la fondò nel 1914 e ancora oggi conservo nel locale i suoi riconoscimenti, attestati e diplomi”. È il seme dal quale sono nate, oltre alla cioccolateria, anche la Dolfin, il marchio che produce i famosi Polaretti gestito dalla famiglia. La trasformazione da piccola fabbrica a industria dolciaria arriva intorno agli anni ’60, sotto la guida del padre di Gaetano, Giovanni, che apre alla produzione di confetti. La virata del nucleo storico verso il cioccolato porta la firma della terza generazione. La costante è la sede: Fabbrica Finocchiaro è lì dov’è nata. “Come Cristo si è fermato ad Eboli, mio nonno si è fermato a Giarre”. E lo ha fatto anche la Fabbrica di cioccolato, nonostante frulli l’idea di andare oltre lo Stretto. Finocchiaro vorrebbe creare dei corner con degustazione in location “come delle belle librerie, anche in paesini non importanti dove è possibile creare delle sinergie tra libri e degustazione di specialità siciliane”. Fino a ora però, non è andato al di là della sua casa catanese. “Ho sempre voluto aprire altri negozi – spiega – ma da imprenditore riconosco che la differenza la fanno delle cose banali ma fondamentali, come la gestione e il servizio. Uno può fare un locale bellissimo ma se non si trova la persona giusta, che sappia gestirlo, muore. Questo è stato il freno”.