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Legge di bilancio, fino a 600€ in più per le famiglie. Non per tutti, conta il reddito

La Legge di Bilancio porterà 600 euro in più in media nelle economie delle famiglie italiane, ma solo per chi guadagna meno di 35 mila euro. Banca d'Italia e Corte dei Conti hanno espresso giudizi positivi sulla manovra, ma anche perplessità per i troppi tagli sulla tassazione e la mancanza di progressività

Abbassando le tasse il Governo conta di mettere più soldi nelle tasche delle famiglie italiane attraverso la Legge di Bilancio. Banca d’Italia stima circa 600 euro in più, disponibili attraverso due interventi: aumento per due terzi della platea soggetta ad esonero contributivo e modifiche delle aliquote Irpef. Lo stesso istituto mette però in guardia dal rischio disuguaglianze, perché le misure supportano i redditi medio-bassi, cioè i lavoratori che guadagnano fino a 34.999 euro lordi. Chi guadagna un euro in più, 35 mila euro l’anno, non avrà alcun beneficio. Una mancanza di “progressività” stigmatizzata nell’analisi della manovra fatta dalla Corte dei Conti. L’organo di controllo ha inoltre espresso perplessità sulla diminuzione del gettito fiscale, che equivale a meno entrate per lo Stato nel contesto di una manovra che fa più debito per oltre 15 miliardi di euro. Riduzione del canone Rai, rinvio di plastica e sugar tax, sostegno alla premialità aziendale hanno alleggerito il carico fiscale, ma anche privato lo Stato di 1,5 miliardi di euro.

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Sostegno certo per le famiglie a medio-basso reddito

La manovra del 2024 prevede misure complessive per oltre 15 miliardi di euro, 2,3 miliardi sono totalmente dedicati a famiglie e interventi per il sociale. Come scritto, il Governo conta sull’esonero contributivo per i redditi medio-bassi e sulle modifiche all’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). Nel dettaglio, l’aliquota contributiva per i lavoratori dipendenti viene ridotta rispettivamente di 7 punti percentuali per redditi fino a 25 mila euro e di 6 punti percentuali per quelli tra 25 mila e 35 mila euro. I modelli sviluppati dall’istituto stimano così un aumento del reddito disponibile per le famiglie italiane di circa 600 euro, ma sostanzialmente solo per le famiglie a reddito medio-basso. Nessuna notizia positiva per chi guadagna più di 35 mila euro l’anno, cioè una grande percentuale degli occupati come impiegati e soprattutto professionisti anche in regimi “agevolati”. In questo caso il contribuente subirebbe picchi di aliquote marginali superiori al 100. Per questo Banca d’Italia ha evidenziato il rischio di “variazioni comportamentali” generati dagli sgravi, sostanzialmente di disuguaglianze dovute dalla tassazione.

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Casse statali più “leggere”, Corte dei Conti perplessa

Banca d’Italia è cauta come del resto la Corte dei Conti. “Già dal prossimo anno, le scelte prese, spesso a carattere temporaneo, richiederanno, per essere confermate, decisioni non semplici in termini di razionalizzazione della spesa”. Sono decisioni “che dovranno trovare un importante sostegno da una decisa lotta all’evasione e da un efficiente ed efficace attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr”. Nel suo rapporto la Corte dei Conti ha approvato gli interventi che sostengono la famiglia rafforzando il congedo parentale (nove mesi retribuiti, di cui solo il primo all’80 per cento), il sostegno al pagamento delle rette per gli asili nido (aumento bonus a 600 euro annui e fino a 1.100 euro), la natalità attraverso la decontribuzione per un anno alle mamme lavoratrici con due o o tre figli. Al contrario, la Corte ha espresso perplessità sulle misure che hanno direttamente generato minori entrate di carattere tributario. In pratica minori entrate nelle casse dello stato. Nella relazione sono messe in discussione: riduzione del canone RAI (- 430 milioni), proroga della riduzione dell’imposta sostitutiva sui premi di risultato aziendali (-222,7 milioni), effetti fiscali delle misure di welfare aziendale (261,5 milioni) e rinvio a sei mesi dell’entrata in vigore di plastic tax e della sugar tax (-329 milioni). Dalle casse dello Stato mancheranno 1,5 miliardi di euro, che la Corte dei Conti ha segnalato all’interno di una manovra che prevede appunto un maggior indebitamento netto di 15,7 miliardi di euro nei prossimi tre anni.

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