La Sicilia è ancora in corsa nella sfida della gestione dei Fondi Strutturali Europei 2014-2020, ma certifica a singhiozzo. Stando ai dati diffusi dal monitoraggio Uil, su un totale di oltre cinque miliardi di euro assegnati, l’impegno è stato di oltre 4,9 miliardi di euro spesi, corrispondenti al 97 per cento delle risorse disponibili. La percentuale sui pagamenti, ovvero della spesa certificata, è però la “pietra d’inciampo”. Dei cinque miliardi di euro già citati sono stati certificati tre miliardi euro, pari a poco meno del 60 per cento totale.
Peggio della Sicilia certifica solo la Calabria
La Regione siciliana ha pagato il 59,8 per cento delle somme, appena il 2,6 per cento in nove mesi dall’ultima analisi della stessa Uil per il 2022. I dati accertavano una spesa certificata del 57,2 per cento delle somme impegnate. A livello regionale, al di là delle performance di Emilia-Romagna (108,4 per cento) e del Friuli-Venezia Giulia (100,5 per cento), la Provincia autonoma di Bolzano ha certificato una spesa del 99,8 per cento, la Valle d’Aosta del 94,8 per cento. E ancora, la Puglia ha certificato il 94,5 per cento della spesa, la Toscana il 91,9 per cento e il Piemonte il 90,5 per cento. Più indietro c’è la Calabria, che ha certificato una spesa del 51,5 per cento, e appunto la Sicilia con il 59,8 per cento, seguita da Abruzzo (62 per cento), Molise (64,1 per cento) e Marche (65,9 per cento).
Fse e Fesr, come si dividono i fondi in Sicilia
Il Fse (Fondo sociale europeo) è dedicato a interventi per l’occupazione, inclusione, istruzione e formazione, mentre il Fesr (Fondo Europeo di sviluppo regionale) riguarda aiuti diretti agli investimenti aziendali, ricerca, innovazione, telecomunicazioni, ambiente, energia e trasporti. Nel caso della Sicilia, la maggior parte dei fondi, pari a 4,2 miliardi euro, è destinata al Fesr, di cui nel 2022 sono stati spesi 2,3 miliardi di euro, ovvero il 55,9 per cento. La spesa dei fondi Fse ha avuto una performance leggermente migliore, con 820 milioni euro stanziati e 525 milioni euro spesi, corrispondenti al 64 per cento sempre nel 2022.
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L’appello della segretaria Uil Ivana Veronese
Il 31 dicembre 2023 resta una data critica per tutta l’Italia. Mancano ancora 22,9 miliardi di euro da certificare Bruxelles, rappresentati per il 35,3 per cento delle risorse totali tra i Programmi operativi nazionali (Pon) e regionali (Por). La Sicilia deve invece certificare una spesa di oltre due miliardi di euro e impegnare somme per 120 milioni. Secondo la segretaria confederale Uil Ivana Veronese, la scommessa non si gioca solo sulla quantità della spesa, ma sulla qualità di quest’ultima. “La qualità della spesa è fondamentale più che la quantità. L’approccio ‘spendere tanto per spendere’ non contribuisce a miglioramenti strutturali. Né alla crescita economica, sociale e occupazionale, specialmente nel Mezzogiorno”, ha evidenziato Veronese.
L’importanza di giovani e donne
“Per affrontare questa sfida, è necessario potenziare la macchina della Pubblica Amministrazione a livello centrale e locale. Focalizzando le risorse su obiettivi mirati, come la creazione di posti di lavoro di alta qualità. In particolare per giovani e donne. La qualità della spesa sarà cruciale per il futuro dell’Italia”.