Due miliardi 584 milioni e 554 mila euro. Questa la somma che, relativamente alla programmazione europea 2014-2020, la Sicilia doveva ancora spendere al 31 dicembre 2021. Il dato, record negativo italiano tra le regioni insieme alla Campania per valore assoluto, è stato calcolato da Uil, che in una analisi a cura del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio ha messo da parte l’urgenza delle somme del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e messo nero su bianco le cifre già rendicontate a Bruxelles per tutte le regioni italiane. Si tratta dei due fondi strutturali e di investimento dell’Unione, ovvero il Fondo sociale europeo (Fse), e del fondo europeo sviluppo regionale (Fesr), per un totale di oltre 5 miliardi, di cui già rendicontato nell’Isola è il 49,3 per cento, ovvero due miliardi e 508 milioni. Un dato percentuale che vede comunque la Sicilia al di sopra della media nazionale. in Italia su 61,8 miliardi vede una spesa complessiva di 28,6, pari 46,3 per cento.

La Puglia la regione più virtuosa
Nel dettaglio la Sicilia ha avuto assegnati dalla precedente programmazione europea un totale di quattro miliardi e 273 milioni per quanto attiene al Fse, di cui spesi secondo i fati diffusi da Uil risultano solo due miliardi e 52 milioni di euro, ovvero il 48 per cento. Meglio, in termini percentuali, la performance regionale per quanto attiene ai fondi Fesr: su 820 milioni di euro assegnati, al 31 dicembre erano già statti rendicontanti il 55 per cento. A livello regionale, soltanto le Marche (42,3 per cento) e Sardegna (43,8 per cento) hanno una spesa complessiva tra Fse e Fesr al di sotto della media nazionale. La Puglia è invece la regione più virtuosa, avendo rendicontato l’86,6 per cento del totale assegnato delle risorse Fse e Fesr, segue il Friuli Venezia Giulia al 73,9 per cento e la Toscana a 69,1 per cento. Molto sopra la media anche l’Emilia Romagna con il 64,8 per cento e la Lombardia al 64.
In valori assoluti, come detto, Sicilia e Campania sono in testa alla classifica del totale spendere, con ancora 2,6 miliardi di euro. In Calabria sono 1,1 miliardi di euro, nel Lazio 838 milioni di euro, in Sardegna 773 milioni di euro.
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Fondi da spendere entro il dicembre 2023
Come spiega Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL “da qui alla fatidica data di dicembre 2023, quando si chiuderà definitivamente questo ciclo di programmazione, restano da spendere ancora 33,2 miliardi di euro tra Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) e Fondo Sociale Europeo (FSE). Sui 51 programmi operativi nazionali (Pon) e regionali (Por) di Fondo Sociale Europeo e Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e programmi Plurifondo FESR e FSE, che contraddistinguono la programmazione 2014‐2020, undici di essi sono al di sotto della media nazionale. Sono invece nove i singoli programmi nazionali che presentano una rendicontazione al di sotto della media nazionale, ovvero Sistemi politiche attive per l’occupazione, Governance e Capacità Istituzionale, Città metropolitane, Ricerca e innovazione, Per la Scuola, Inclusione, Infrastrutture e reti, Legalità, Cultura e Sviluppo”.
Oltre cinque miliardi residui per le politiche attive d’occupazione
Sempre in valori assoluti, i programmi nazionali con più risorse sono, spiega Veronese ” Sistemi politiche attive per l’occupazione che deve ancora spendere 5,6 miliardi di euro. Imprese e competitività con 2,5 miliardi di euro. Per la Scuola ha ancora 2,4 miliardi di euro, Ricerca e innovazione 1,9 miliardi di euro, Governance e Capacità Istituzionale 1,7 miliardi di euro. Se è vero che tutti e 51 i programmi operativi non sono incorsi nel disimpegno automatico delle risorse – commenta ancora Veronese – è altrettanto vero, però, che siamo di fronte a un’attività di spesa che procede troppo lentamente”. Secondo la segretaria Uil c’è infine “la necessità di concentrare le risorse su pochi obiettivi e, soprattutto, sul lavoro di qualità per giovani e donne.È quindi, più che mai urgente – conclude Ivana Veronese – che il Ministro per il Sud e la coesione territoriale prenda provvedimenti per accelerare la spesa auspicabilmente con un confronto vero con le Parti Sociali”.