Non c’è nemmeno un siciliano tra i ventitré ministri – 15 politici, otto “tecnici” – presentati ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Un dato che salta subito all’occhio, non solo perché l’ultimo esecutivo a escludere la Trinacria fu quello di Mario Monti, nato nel lontano 2011 in piena “crisi dello spread”. Anche perché l’Esecutivo uscente, il secondo guidato da Giuseppe Conte, di siciliani era particolarmente ricco. Senza scomodare la Storia – che vede Mario Scelba primo e unico presidente del Consiglio siciliano, dal 1954 al ’55 – la rappresentanza di ministri dell’isola era la maggiore della Seconda Repubblica. Ad infoltire la squadra, anche due viceministeri di peso e tre sottosegretari importanti.
I siciliani “uscenti”
A lasciare l’incarico di Governo sono il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, avvocato originario di Mazzara del Vallo. Cede il passo anche Lucia Azzolina, insegnante nata e cresciuta a Siracusa. Per quanto riguarda i Ministeri senza portafoglio, lascia il Lavoro la catanese Nunzia Catalfo, prima firmataria della legge che ha introdotto il reddito di cittadinanza. Cambio della guardia anche al Ministero del Sud, retto da Giuseppe Giuseppe Provenzano, cresciuto in provincia di Caltanissetta, già vicedirettore dello Svimez. La Sicilia perde anche il viceministro dell’Interno Vito Crimi e il viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti Giancarlo Cancelleri. Ma anche i sottosegretari Steni Di Piazza (Lavoro), Manlio Di Stefano (Esteri) e Alessio Villarosa (Economia e finanze).
Gli anni Duemiladieci
Guardando ai soli Ministeri, la rappresentanza siciliana nel primo Governo Conte era di tre esponenti. Oltre a Bonafede, la catanese Giulia Grillo alla Salute e l’avvocato di origini palermitane Giulia Bongiorno alla Pubblica amministrazione. Andando a ritroso, troviamo due siciliani anche nel Governo Gentiloni (2016-2018). La catanese Anna Finocchiaro ai rapporti con il Parlamento, e l’agrigentino Angelino Alfano agli Esteri. Nel Governo Renzi (2014-2016) l’isola doveva accontentarsi del solo Alfano, al Ministero dell’Interno. Stesso ruolo ricoperto nel precedente Governo Letta (2013-2014), in compagnia di Giampiero D’Alia, messinese, alla Pubblica Amministrazione. Come accennato, il Governo Monti spicca per assenza di ministri provenienti dalla Trinacria. Discorso diverso per il Governo Berlusconi (2008-2011), con ben quattro esponenti siciliani: Alfano (Giustizia), Ignazio La Russa (catanese, alla Difesa), Saverio Romano (palermitano, all’Agricoltura) e Stefania Prestigiacomo (siracusana, all’Ambiente).
A cavallo del secolo
Con il Governo Prodi (2006-2008), nuovamente l’isola risulta assente in Consiglio dei Ministri. Nel secondo e terzo Governo Berlusconi (2001-2006) rappresentano la Sicilia Stefania Prestigiacomo (Pari Opportunità), Enrico La Foggia (agrigentino, agli Affari Regionali), Antonio Martino (messinese, Esteri e Difesa) e Gianfranco Micciché (palermitano, allo Sviluppo e coesione territoriale). Nel Governo Amato (2000-2001) troviamo l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, palermitano, al ministero della Difesa, l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco agli Interni e Totò Cardinale, nisseno, alle Comunicazioni. I tre erano presenti già nei Governi D’Alema (1998-2000), Bianco a partire dal secondo. Un solo siciliano nel primo Governo Prodi (1996-1998), nella persona di Anna Finocchiaro, alle Pari opportunità. Nel primo Governo Dini (1995-1996) compare il palermitano Filippo Mancuso alla Giustizia, mentre nel primo Governo Berlusconi (1994-1995) troviamo Antonio Martino agli Esteri.
Squadra da completare
Il Governo presieduto da Mario Draghi giurerà oggi a mezzogiorno, e per il completamento della squadra ministeriale bisognerà attendere la fiducia alle Camere e altri adempimenti urgenti. Poi occorrerà riempire le caselle mancanti, viceministri e sottosegretari. È lì che la Sicilia potrebbe trovare rappresentanza, anche in ruoli di un certo peso. Il “record” del precedente Governo, difficilmente verrà battuto.