Incredibile a dirsi, c’è un nesso che corre attraverso il tempo dalla rivolta del popolo narrata da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi sino alla ribellione armata della brigata Wagner che, lo scorso weekend, sembrava essere il preludio allo scoppio della guerra civile in Russia. Dopo un weekend dominato dall’ennesima escalation della violenza, l’improvviso voltafaccia di Yevgeny Prigozhin – il leader dei mercenari assoldati a caro prezzo da Vladimir Putin per invadere l’Ucraina – si è concluso con un dietrofront e una repentina fuga, lasciandosi dietro una scia di dollari e tanti misteri. Nonostante una copertura h24 delle news e immagini che in tempo reale ci raggiungono da ogni latitudine, più ore passano e più aumenta il caos fra ricostruzioni multiple delle notizie. E non è certo una novità.
Un bombardamento di dati e informazioni
Questo è il paradosso del nostro tempo, segnato e colto da un termine – infodemia – un bombardamento di dati e informazioni che ci danno solo l’illusione di essere pienamente informati e invece, il più delle volte, si risolve in un chiacchiericcio superficiale, in un sommarsi di ricostruzioni che – ahinoi – presta il fianco al complottismo che prolifera sui social, complice una generale mancanza di chiarezza e di fonti autorevoli quanto indipendenti. Una questione affrontata con coraggio da Eugenio Iorio nel suo ultimo saggio, Infoguerra (Rubbettino). L’autore – docente di Social Media Analysis presso l’Università Suor Orsola Benincanca di Napoli, codirettore dell’UniSOB MediaLab, nonché consulente sui temi della comunicazione strategica, della media intelligence e dei big data per istituzioni e multinazionali – coglie il lato critico dei social media, terreno ideale per la guerra di informazione con l’obiettivo di polarizzare la massa e influenzarla, creando divisioni ideologiche sempre più forti, profetizzando un futuro a tinte fosche.
Gli algoritmi manipolano il senso comune
Infoguerra è un saggio attento e attuale che nasce proprio dalla consapevolezza che tutte le democrazie occidentali, oggi, sono in grande pericolo perché nell’era digitale, gli algoritmi gestiscono e manipolano il nostro senso comune, confinandoci in una bolla. Iorio cita il massmediologo McLuhan e le massime di Sun Tzu – “la guerra si fonda sull’inganno” – dimostrandoci come non ci sia nulla di nuovo sotto il sole ma oggi, fra la “guerra memetica” che aggredisce il nostro bagaglio emotivo e l’hacking cognitivo che verrà, lo scontro è sempre più arduo e in ballo c’è la nostra libertà di pensiero. Ribellarsi è ancora possibile ma la propaganda è sempre stata un mezzo di manipolazione e del resto, i nostri feed di notizie sono gestiti dall’algoritmo, rendendo sempre più labile il confine fra verità e menzogna, e noi tutti siamo facili prede delle fake news.
Le inarrestabili rivoluzioni dal basso
Lo scrittore Alessandro Manzoni, in una delle scene più forti del suo capolavoro ovvero la rivolta del popolo per il costo del pane imposto dallo straniero, colse lo spirito del vox populi, non il venticello della calunnia ma quel sommarsi di sussurri, quella voce che scatena il disordine e accende la passione, tanto da scatenare una rivolta e forse, un’inarrestabile rivoluzione dal basso. Ogni click influenza la nostra realtà ma mentre la Wagner puntava verso Mosca senza sparare un colpo, il popolo sembrava pronto al cambiamento, alla fine del regime. Accadrà anche in Russia? E se non ora, quando?