I soldi per scontare i voli da e per la Sicilia ci sono. È ufficiale: 25 milioni per il 2020. Dovrebbero coprire, in realtà, sette-otto mesi, perché – secondo quanto anticipato a Open dal viceministro per le Infrastrutture Giancarlo Cancelleri – il provvedimento dovrebbe essere attivo entro l’estate. C’è ancora tempo, ma si possono già individuare pregi e punti deboli del provvedimento. Il contributo sembra aprire prospettive soprattutto per gli studenti fuori sede, mentre più complicato sarà l’accesso per chi lavora fuori regione.
Occhio ai decreti attuativi
Per conoscere i particolari, potrebbe essere necessario aspettare fino a fine febbraio. Dalla pubblicazione in Gazzetta del 30 dicembre, ci sono infatti sessanta giorni di tempo per emanare un decreto che definisca “le modalità attuative”. Cioè quanto sarà lo sconto e come verrà rimborsata la differenza tra il prezzo dei biglietti aerei e la tariffa calmierata. Sul primo punto, Cancelleri ha già fatto sapere che il ribasso sarà “del 30 per cento”, senza escludere “che possa aumentare col tempo”. Sul secondo, come spesso succede, il diavolo sarà nei dettagli. Una procedura complessa (le cifre saranno anticipate e poi rimborsate? Come?) potrebbe fiaccare se non pregiudicare l’erogazione del contributo. Come ammesso dal viceministro in un post su Facebook, “non sappiamo che risposta avremo”. Essendo un provvedimento a dotazione fissa, molto dipenderà dalla quantità di richieste. Se fosse scarsa, si potrebbe optare per sconti ancor più consistenti. Se invece fosse abbondante, le risorse verrebbero prosciugate in fretta. A quel punto, il governo avrebbe due strade: rimpinguare la dotazione o diminuire il contributo. Impossibile, a oggi, dire con esattezza quanti siciliani saranno coinvolti. Ma qualche indizio c’è.
Il legame con la continuità territoriale
Il contributo “è riconosciuto per ogni biglietto aereo acquistato da e per Palermo e Catania”. Sono quindi coinvolti i due maggiori aeroporti della regione, quelli che negli ultimi anni sono cresciuti. Esclusi Comiso e Trapani, ma con una ratio precisa: l’intervento dovrebbe essere complementare con quello della mini-continuità territoriale, che al momento riguarda i due scali minori. Entro la fine di marzo dovrebbero essere definite le compagnie aeree che applicheranno le tariffe scontate. Ma non ci sono ancora vettori interessati a prestare il servizio. Senza dimenticare che, nella misura firmata dall’allora ministro Toninelli, serve anche il contributo della Regione, le cui casse – diciamo – non scoppiano di salute. Insomma: i due provvedimenti vanno a braccetto. Se non funziona uno, l’altro sarà monco.
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Gli effetti per gli studenti fuori sede
L’altro nodo riguarda la platea dei siciliani che potranno usufruire del contributo. Tutti, anche se vivono altrove, devono avere la residenza in Sicilia: studenti universitari fuori sede, disabili gravi, lavoratori dipendenti con sede lavorativa al di fuori della regione e con reddito lordo annuo non superiore a 20 mila euro, migranti per ragioni sanitarie (sempre con con reddito lordo sotto i 20 mila euro). A proposito di studenti fuori sede: secondo l’anagrafe del Miur, nel 2018 c’erano 53.335 siciliani iscritti in università di altre regioni. Una platea che potrebbero essere coperta per intero, visto che il provvedimento non prevede tetti di reddito familiare. Ipotesi di fantamercato: se a usufruire dello sconto fossero solo gli studenti, avrebbero a disposizione uno sconto fino a 468 euro l’anno. A copertura quindi di biglietti per 1562 euro.
Quanti saranno i biglietti scontati?
Chiaro, si tratta di fantamercato, perché non tutti gli iscritti fuori sede vivono fuori regione, perché non tutti voleranno e (soprattutto) perché i 25 milioni vanno spartiti con tutti gli altri viaggiatori che rispettano i criteri di legge. Proviamo quindi a fare qualche conto a spanne. Se il contributo medio fosse di 30 euro (il 30% su una tratta che ne costa cento), sarebbero coperti oltre 833 mila biglietti. Salendo a 50 euro (per un biglietto che ne costa 166) si scenderebbe a 500 mila. È poco? È molto? Non è semplice rispondere. Per avere un (parziale) confronto: nel solo mese di novembre, i passeggeri arrivati o partiti da e per Palermo o Catania con provenienza o destinazione italiane sono stati circa 860 mila. Va però detto che in questo conteggio ci sta dentro chiunque sia passato dagli scali. La platea a cui si rivolge il provvedimento è, invece, molto più ristretta. Per due ragioni: si rivolge ai soli residenti in Sicilia e (fatta eccezione per universitari e disabili) a chi abbia un reddito lordo inferiore ai 20 mila euro. Ed è proprio il paletto reddituale che rappresenta l’imbuto dal quale far passare i 25 milioni.
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Il limite dei 20 mila euro lordi
Guadagnare 20 mila euro lordi all’anno vuol dire poco più di 1100 euro al mese per un single o circa 1300 per un lavoratore sposato e con un figlio piccolo. Sempre a patto che lavori altrove ma abbia conservato la residenza in Sicilia. Se si guarda il reddito medio della regione, attorno ai 16 mila euro, il perimetro pare elevato. In realtà vanno fatte alcune distinzioni. Il reddito medio include anche chi non ha un impiego. Chi vive fuori regione è lecito pensare che si sia trasferito per motivi di lavoro e che quindi abbia una retribuzione. Sembra quindi più indicativo il dato del JP Salary Outlook 2019: nel caso dei contribuenti siciliani, lo stipendio medio è di 25.545 euro lordi, che salgono oltre i 30 mila nelle regioni del nord. Si finirà quindi con l’esclude una bella fetta di lavoratori. Una scelta dovuta probabilmente alla quantità di risorse disponibili, non certo mastodontica. Tra le due opzioni, il governo ha deciso di restringere la platea anziché comprimere l’entità degli sconti.
Chi sale e chi scende
In attesa di conoscere le procedure, vista platea e dotazione, il provvedimento pare indirizzarsi soprattutto agli studenti fuori sede e ai disabili (che non hanno vincoli di reddito). In parte, dovrebbe anche sostenere i “migranti per ragioni sanitarie”. Sono infatti famiglie che, perlopiù, vivono e lavorano in Sicilia (quindi con un reddito medio più basso) ed escono dalla regione per cercare cure migliori. Pare invece molto più limitato l’accesso agli sconti per chi intenda volare in direzione contraria: i siciliani che lavorano altrove. Considerati i vincoli di reddito, sarà tagliata fuori (solo per fare qualche esempio) buona parte di insegnanti, impiegati e operai.