Gli effetti del Covid-19 si fanno sentire anche nel settore dell’uva da tavola. A Mazzarrone e nella zona circostante, si produce l’Igp che prende il nome dal piccolo centro dell’entroterra siciliano. Centocinquanta aziende associate al consorzio curano un’area coltivata di 12 mila ettari, diviso tra due province (Catania e Ragusa) e sei comuni: Caltagirone, Licodia Eubea, Comiso, Acate, Chiaramonte Gulfi e, naturalmente, Mazzarrone.
Clima e Covid
Le uve primizie, la Vittoria (uva bianca) e la Black Magic (uva nera da acino grande e allungato, molto dolce) sono sul mercato ormai da più di un mese. C’è anche una piccola produzione di uva senza semi, oggi sempre più richiesta dal mercato. All’inizio i prezzi di vendita erano più alti (1,40-1,50 euro al chilo per la raccolta in campo), oggi si sono abbassati. “La nostra campagna – spiega il presidente del Consorzio Igp, Giovanni Raniolo – è stata condizionata dagli eventi climatici, ma anche dalla pandemia, che ha mutato le condizioni di mercato. La produzione è iniziata con qualche giorno di ritardo. Al forte caldo della prima decade di maggio è seguito un periodo di calo delle temperature, che hanno rallentato la maturazione. Ma l’uva che è arrivata nelle nostre tavole all’inizio di giugno è comunque molto dolce, di ottima qualità”.
Mercati fermi in entrata e in uscita
All’impatto climatico, che condiziona ogni coltura, si è aggiunto quello del Covid. “La chiusura delle frontiere, in entrata e in uscita, ha avuto delle conseguenze anche per i nostri mercati”, spiega Raniolo. Se è vero che non sono arrivate produzioni da Spagna e altri Paesi (sostenendo in una prima fase il prezzi dei prodotti agricoli), è altrettanto vero che l’uva di Mazzarone ha dovuto puntare solo sul mercato nazionale. “Non c’è stata, finora, vendita verso i mercati esteri, come il Canada o l’Uruguay, con cui avevamo chiuso degli accordi lo scorso anno”, spiega il presidente del consorzio. “Abbiamo inviato delle piccole partite solo in Qatar e a Dubai. Ma si tratta di merce di alta qualità, destinata soprattutto alle zone turistiche, che hanno visto un rallentamento visto il blocco dei viaggi. Se ci sono meno turisti, si consuma meno frutta”.
Leggi anche – Agricoltura connessa: in Sicilia si parte da un campo di fragole
La ripresa post-lockdown
La qualità dell’annata c’è. Non ci sono stati problemi colturali e le aziende stanno mantenendo gli impegni assunti con i clienti. Gli scambi commerciali dovrebbero pian piano ripartire. Resta però la criticità dei prezzi, per ora di circa 80 centesimi al chilo alla produzione. A breve, partiranno le uve più estive e poi le cosiddette “tardive” che potrebbero dare slancio al mercato. “Speriamo in una ripresa”, prosegue Raniolo. Dal comprensorio di Mazzarrone partono ogni anno circa 3,5 milioni di chili di uva. La raccolta e la vendita si concentra in cinque o sei mesi, toccando anche il periodo autunnale. I mercati di destinazione sono soprattutto nazionali e di recente sono stati raggiunti degli accordi anche con la Gdo. Nelle grandi catene si sta rafforzando la vendita a marchio di uve prodotte nelle cosiddette “zone vocate”, riconoscibili dal consumatore. Per la produzione delle aziende associate, è stato predisposto un “collarino” che garantisce l’identificazione del prodotto e permette di farlo arrivare nella tavola del consumatore con la garanzia di qualità. “Siamo soddisfatti della campagna appena avviata”, spiega il sindaco di Mazzarrone, Giovanni Spata. “I mercati stanno rispondendo bene. Gli eventi del Covid ci hanno creato delle difficoltà, ma i nostri produttori sono riusciti comunque a continuare le coltivazioni e le produzioni. I mercati stanno rispondendo bene. Speriamo accada lo stesso anche nei mesi successivi”.