Decidere di non decidere: calza a pennello il detto del “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa per spiegare cosa sta avvenendo nelle Isole minori a causa del braccio di ferro giudiziario sui trasporti, tale da lasciare adesso intravvedere una richiesta di stato di emergenza per le Isole. È quanto sta accadendo, proprio in questi giorni, per l’annosa e paradossale vicenda che sta interessando tutte le popolazioni delle Isole.
La richiesta di aiuto dei sindaci delle Isole
Alla luce della decisione della Caronte & Tourist di sospendere le corse dei traghetti in convenzione regionale e di non firmare alcun nuovo contratto per il prosieguo dell’attività se non dopo aver risolto il contenzioso giudiziario con la magistratura (che ha portato nel maggio scorso al sequestro di parte della flotta per il presunto mancato rispetto delle norme sul trasporto dei disabili), i sindaci delle Eolie, delle Egadi, di Lampedusa e Linosa, Pantelleria e Ustica, avevano in un primo tempo sollecitato un tempestivo intervento delle autorità soprattutto regionali. Ma, in caso di perdurante immobilità e impossibilità a risolvere una vicenda che appare sempre più inverosimile, in un comunicato stampa avevano chiesto un intervento diretto dello Stato. Per garantire la continuità territoriale e soprattutto i trasporti speciali di carburante, bombole e persino delle bombole di ossigeno per i malati.
Ancora atteso l’intervento di Mattarella e Meloni
Nella lettera, inviata in primis al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i primi cittadini, oltre a paventare alle autorità il rischio di proteste popolari, avevano chiesto che in caso “di permanenza dell’attuale incredibile situazione” era necessario “un immeditato intervento delle istituzioni statali in indirizzo, anche in via sostitutiva, al fine di garantire la continuità territoriale fortemente penalizzata dalle vicende sopra evidenziate, stante la paralisi che si è venuta a creare in sede regionale”. Questo appello però risale alla scorsa settimana. Nel frattempo sabato scorso si sono tenute due riunioni in sede regionale. Una con i prefetti delle tre aree coinvolte, quelli di Palermo, Trapani e Messina, la seconda tra i sindaci, i rappresentanti della compagnia marittima e l’assessore alle Infrastrutture e trasporti, Alessandro Aricò. Anche in questo caso i sindaci, al termine dei due incontri, avevano manifestato disappunto per i risultati dei tavoli tecnici e in un nuovo comunicato avevano espresso perplessità.
Nuova proposta accolta con scetticismo
Entrando nello specifico, i primi cittadini avevano accolto con scetticismo la proposta della società marittima di “redigere un piano operativo che possa sopperire alla mancanza di mezzi e di corse“. Ma ciononostante si erano ripromessi di esaminare la proposta. E poi di riconvocarsi per studiare quali percorsi intraprendere per giungere a una soluzione soddisfacente. Oggi, però, l’ennesima doccia fredda sarebbe arrivata nel corso dell’ennesimo tavolo di concertazione convocato dalla Regione. Le notizie sono ancora frammentarie, ma da quello che trapela la compagnia avrebbe proposto un nuovo piano, sempre utilizzando i soli traghetti oggi in servizio, per rispettare la convenzione statale atta a garantire la continuità territoriale.
Verso la richiesta dello stato d’emergenza
A questo punto sembra che i sindaci abbiano detto no alla proposta. Si accingerebbero invece a chiedere un intervento diretto di Roma, con la dichiarazione dello stato di emergenza. A questo punto la situazione potrebbe evolve verso altre soluzioni. Qualcuno ha lasciato trapelare che ci si augura addirittura un intervento di requisizione di alcuni traghetti per ripristinare le corse soppresse. Qualche giorno fa anche il sindaco di Favignana, Francesco Forgione, si era augurato un intervento deciso delle autorità. Puntando l’attenzione sul braccio di ferro giudiziario e facendo capire chiaramente che qualsiasi contenzioso deve procedere parallelo alle attività di supporto alla popolazione. Perché non si può pretendere che il rispetto delle leggi vada a scapito dei diritti di una intera popolazione.