Chi esce da un Istituto tecnico superiore trova lavoro più facilmente di un laureato. Un trend che si conferma negli ultimi anni, anche durante il periodo della pandemia. Su 152 diplomati negli Its siciliani nel 2019, infatti, il 70 per cento è riuscito a trovare un impiego entro dodici mesi. Sono i dati dell’ultimo monitoraggio realizzato da Indire, l’agenzia che supervisiona gli Istituti per conto del ministero dell’Istruzione. Il tasso di occupati tra gli studenti Its cresce ancora di più a livello nazionale. Sempre secondo Indire, “l’80 per cento dei diplomati ha trovato lavoro ad un anno dal diploma”. Il dato, sottolinea l’agenzia, è particolarmente significativo “perché riferito al 2020, anno di esplosione della crisi pandemica e del relativo lockdown”. Per fare un confronto, la media degli occupati entro dodici mesi tra i laureati delle tre università pubbliche siciliane è inferiore al 60 per cento (dati Almalaurea).
Alto tasso di abbandoni
Il trend delle iscrizioni ai corsi di formazione post-diploma in Sicilia è in costante crescita. Gli studenti sono passati dai 77 del 2013 ai 328 del 2019. Oltre il 400 per cento in più in sei anni. Al contempo, però, l’isola è seconda a livello nazionale per percentuale di abbandono, con il 46 per cento di ritiri. Ben 151 studenti, nel 2019, hanno interrotto l’esperienza prima del tempo. Fa peggio soltanto la Sardegna, con il 59 per cento di abbandoni. Inoltre, su dodici percorsi di formazione valutati in Sicilia, soltanto tre si aggiudicano premialità per i risultati ottenuti. Ben cinque risultano invece “insufficienti”, e riceveranno quindi meno finanziamenti.

Rapporto pubblico-privato
Gli Its furono pensati dal Governo nazionale alla fine degli anni Duemila, per offrire agli studenti “una formazione terziaria non universitaria che risponde alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche”. Gli Istituti sono gestiti da fondazioni a cui partecipano enti locali e aziende, presso cui gli studenti svolgono i tirocini. A livello nazionale le fondazioni sono 109. In Sicilia si è passati da cinque Istituti aperti tra il 2009 e il 2010, concentrati soprattutto nella zona orientale (Caltagirone, Catania, Enna, Messina e Siracusa) ai nove del 2019, distribuiti anche dall’altra parte dell’isola (Agrigento, Palermo e Trapani). E i numeri di chi sceglie un percorso alternativo alla laurea crescono di conseguenza.
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I numeri della Sicilia
Gli iscritti agli Its siciliani nel 2016 sono stati 106. Nello stesso anno si registrano 68 diplomati e 39 occupati, il 58 per cento del totale. Nel 2017 scendono leggermente gli iscritti (103) e i diplomati (63), ma cresce in modo consistente il numero di chi ha trovato lavoro (43), oltre il 68 per cento del totale. Nel 2018 tornano a crescere gli iscritti (112) e i diplomati (70), con un ulteriore impennata degli occupati (52), il 74 per cento. Il dato del 2019 si mantiene superiore al 70 per cento. Indire scende anche nel dettaglio delle performance. Come accennato la Sicilia non brilla, con soli tre corsi “premiabili”, con risultati valutati tra 70 e 100 punti. Un corso è “sufficiente” (60-70 punti), un altro “problematico” (50-60) e ben cinque “insufficienti” (0-50). Ciò comporta detrazioni sui contributi da parte del Miur.

La partnership con le imprese
Quanto alle materie, il panorama è abbastanza variegato. Degli attuali 730 iscritti (nei diversi anni di corso) la maggior parte si sta formando nell’ambito della mobilità sostenibile (417), delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (141) e del turismo (83). I nove Its possono contare su una rete di oltre 600 imprese partner, potenziali sedi di tirocinio per gli studenti. La normativa prevede infatti che “almeno il 30 per cento della durata dei corsi è svolto in azienda stabilendo subito un legame molto forte con il mondo produttivo attraverso stage anche all’estero”. Da qui l’alta percentuale di occupati dopo il conseguimento del titolo. La maggior parte dei partner (oltre 360) sono piccole aziende con meno di dieci dipendenti, ma ci sono anche realtà con più di cinquanta impiegati (90), fino ad oltre cinquecento (17).
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Le fonti di finanziamento
Per quanto riguarda la fonti di finanziamento, i dati aggiornati a giugno 2021 parlano di una dotazione complessiva di circa quattro milioni di euro. La maggior parte, oltre tre milioni, derivano dal Programma operativo Fse Sicilia 2014/2020. C’è poi quasi un milione di trasferimenti dal ministero dell’Istruzione alla Regione. Il 30 dicembre 2020, l’Ente ha impegnato circa due milioni e 200 mila euro per il finanziamento di altre sei fondazioni, tra cui l’Its “Aerospazio Sicilia” di Ragusa. Obbiettivo del nuovo Istituto, “creare figure professionali altamente specializzate nel campo della Manutenzione Aeronautica e dell’Infomobilità Sostenibile, per venire incontro al fabbisogno mondiale in crescita”. Le fonti di finanziamento potrebbero crescere nei prossimi mesi, visto che il Governo nazionale ha inserito gli Its nel Piano di ripresa e resilienza consegnato alla Commissione europea.

“Riforma di sistema”, ma senza fondi
L’esecutivo ha messo nero su bianco di voler rafforzare “l’istruzione professionale, in particolare il sistema di formazione professionale terziaria”. L’Istruzione tecnica superiore “sarà destinataria di maggiori investimenti per stimolare le iscrizioni ai percorsi, con un incremento del 100 per cento fino a 18.750 iscritti e 5.250 diplomati all’anno”. Inoltre, si fa riferimento a una complessiva “Riforma del sistema Its”. Al momento, però, non si sa con quali risorse. Il Piano stanzia oltre 19 miliardi alla voce “Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione”. Nelle tabelle di ripartizione, tuttavia, la somma stanziata per l’ipotetica riforma è in bianco. Un miliardo e mezzo è destinato invece “allo sviluppo del sistema di formazionale professionale terziaria”.