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Giovani imprenditori siciliani: uno su dieci apre altrove

L'11 per cento degli under 35 nati in Sicilia e titolari d'azienda lavora fuori regione. Soprattutto in Lombardia. Una migrazione di persone, risorse e competenze. I dati di Unioncamere

Siciliani si resta anche vivendo altrove. Ma se si è imprenditori under 35 e si fonda un’impresa in un’altra regione, le ricadute economiche restano (forse non solo ma di certo sopratutto) lì. Ecco perché questo dato di Unioncamere pesa sull’economia dell’isola: poco meno dell’11 per cento dei giovani imprenditori nati in Sicilia ha aperto la propria attività, lavora e investe lontano dalla terra d’origine.

Sicilia destinazione Lombardia

Nella classifica di questo tasso d’emigrazione imprenditoriale, la Sicilia è 11esima. Una posizione che, però, va guardata con maggior dettaglio. Perché è peggio di quel che sembra. In molti casi, infatti, a precedere l’isola sono regioni che registrano spostamenti di corto raggio. Ad esempio: oltre un quinto degli imprenditori molisani lavora oltre i confini natali, ma la prima regione di destinazione è l’Abruzzo. Quelli della Basilicata vanno verso la Puglia, del Friuli-Venezia Giulia in Veneto, liguri e valdostani in Piemonte, umbri e campani nel Lazio. Insomma: ci si sposta dal vicino di casa che offre più opportunità. Per gli imprenditori calabresi (più di uno su cinque ha un’attività altrove), pugliesi (12,8 per cento) e siciliani, invece, la prima regione di destinazione è più lontana. Ed è sempre la stessa: la Lombardia. Nel caso della Sicilia, in particolare, lavora a Milano e dintorni il 3 per cento degli imprenditori nati nell’isola.

Così il Mezzogiorno si svuota

La migrazione umana, quindi, diventa anche trasferimento di risorse e competenze dal Sud al Nord. In media, spiega Unioncamere, più di un giovane imprenditore del Sud su dieci “si è mosso al Centro-Nord per dare vita alla propria iniziativa di business”. Per un totale di 41 mila under 35. Un po’ come se una cittadina grande quanto Sciacca, abitata da soli imprenditori, si fosse trasferita. I giovani nati al Centro (con un tasso di emigrazione del 6,5 per cento), Nord-Est (6,5 per cento) e Nord-Ovest (6,7 per cento) mostrano una mobilità minore. E che non fa certo rotta verso Sud. Sarebbe davvero cieco ottimismo dire che il divario sia conseguenza di una maggiore disponibilità a muoversi da parte di siciliani e calabresi. Molto più probabile (anzi, sicura) è la versione più grigia: ci si sposta di più perché a casa propria non ci sono alternative. E nel caso di Sicilia, Puglia e Calabria, le alternative sono pure lontane.

La moria delle imprese under 35

Ci si sposta, peraltro, in un Paese che – nel complesso – non brilla per il sostegno offerto alle aziende. Lo confermano i numeri: un’impresa giovanile su tre chiude nei primi cinque anni di vita. E nella metà di questi casi, il fallimento arriva già nel primo biennio. “Il risultato – spiega Unioncamere – è che in otto anni si sono perse 122 mila imprese under 35, portando a quota 575 mila l’esercito delle iniziative imprenditoriali guidate da giovani”. Sempre meno sono anche gli “under” pronti a puntare sull’autoimprenditorialità: tra il 2011 e il 2018 il rapporto tra imprese giovanili per mille giovani è calato di 7 punti, passando da 57,2 a 50,3.

Aziende giovani più forti nel medio periodo

Eppure ci sono rilievi che confermano quanto sia importante sostenere i giovani imprenditori. C’è quasi un milione di giovani titolari o soci di un’impresa (per un terzo donne), con un’età media di 28,7 anni. Ma soprattutto: passata la moria del primo lustro, le imprese fondate da under 35 mostrano una capacità di resistere maggiore. Dopo il quinquennio d’esordio, infatti, la loro sopravvivenza si stabilizza oltre il 60 per cento, mentre quella delle aziende fondate da “over” (che fino al quinto anno tengono maggiormente) scende al 53 per cento. In sintesi: i giovani fanno più fatica all’inizio ma, dopo i primi passi, sono in grado di camminare e correre. “Secondo i nostri dati – commenta il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli – la voglia di fare impresa dei giovani del nostro Mezzogiorno non è stata sconfitta dalla crisi che ha colpito l’economia italiana. Ma occorre creare le condizioni per evitare che i migliori fuggano in altre aree del Paese o all’estero”.

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Paolo Fiore
Paolo Fiore
Leverano, 1985. Leccese in trasferta, senza perdere l'accento: Bologna, Roma, New York, Milano. Ho scritto o scrivo di economia e innovazione per Agi, Skytg24.it, l'Espresso, Startupitalia, Affaritaliani e MilanoFinanza. Aspirante cuoco, sommelier, ciclista, lavoratore vista mare. Redattore itinerante per FocuSicilia.

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