Negozi chiusi e bocche aperte. Negli ultimi dieci anni, le principali città siciliane hanno perso quasi 2800 attività commerciali al dettaglio. In compenso, sono stati inaugurati migliaia di alberghi, bar e ristoranti. L’Ufficio Studi Confcommercio ritrae così una “demografia d’impresa” molto diversa rispetto a quella del 2008. Anche nei centri storici, dove stanno scomparendo librerie, ferramenta e negozi di vestiario per fare spazio alle cucine. Il proliferare della ristorazione tiene a galla il totale delle attività dell’isola, che si mantengono in linea con un paio di lustri fa nonostante l’ecatombe del commercio al dettaglio.
Negozi, si chiude
Le attività di vendita al dettaglio (sia fisse che ambulanti) nelle città siciliane prese in esame (Gela e Marsala oltre ai capoluoghi di provincia) sono oggi 18891. Il calo rispetto a dieci anni fa sfiora il 13 per cento. Ne sono scomparse 2791, più di una su sette. La tendenza è molto simile a quella italiana: nel Paese le chiusure sono stae oltre 83 mila, pari al 12,4 per cento. Cambia la demografia ma cambia anche la geografia. I centri storici delle undici città siciliane esaminate hanno perso 620 attività, portando il totale a 5271. Male, anche se la regione dimostra di reggere meglio rispetto ad altre aree del Paese. Il calo è infatti poco oltre il 10 per cento. Cioè inferiore sia rispetto al totale regionale che nazionale.
Quali attività hanno chiuso
Dietro la media, come sempre, ci sono mappe diverse da città a città. Ad Agrigento, ad esempio, il commercio al dettaglio del centro storico ha sofferto parecchio (ha chiuso più di un’attività su quattro), mentre le altre zone della città si sono mantenute in linea di galleggiamento con il 2008. La moria è marcata anche nel centro storico di Messina, dove ha chiuso quasi un’attività commerciale al dettaglio su quattro. Anche il cuore di Caltanissetta si è in parte spopolato, con gli ambulanti che in dieci anni si sono dimezzati (da 171 a 88). La stessa sorte è toccata ai negozi di prodotti per la casa nel centro storico di Catania. A Gela, invece, sono raddoppiati i negozi di elettronica e c’è un forte incremento degli alimentari.
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Siracusa tra le più vitali d’Italia
A Palermo, al migliaio di attività scomparse nelle altre zone della città fa da contraltare un rinascimento del centro storico: ha registrato un incremento superiore al 20 per cento. L’andamento del capoluogo è una rarità nazionale, ma non un unicum siciliano. C’è infatti una città che Confcommercio indica tra le nove “più vitali” d’Italia: a Siracusa il tasso di chiusure è la metà rispetto alla media del Paese e il centro storico mostra un progresso superiore al 25 per cento. In tutte le categorie di commercio al dettaglio, dalle farmacie agli ambulanti, dagli alimentari all’elettronica, c’è stata un crescita rispetto a dieci anni fa.
I centri storici a tavola
Se, al netto delle differenze locali, il bilancio dei negozi è negativo, per bar, alberghi e ristoranti il quadro si ribalta. Si è passati dalle 6060 attività del 2008 alle 8609 dello scorso anno. Un incremento oltre il 40 per cento. L’accelerazione è ancora più evidente nei centri storici, dove il balzo è stato superiore al 50 per cento (da 1713 a 2615 attività). La conquista di spazi dedicati alla ristorazione si nota in tutta Italia, ma con un ritmo molto inferiore (+20 per cento). In Sicilia c’è quindi stata una piccola rivoluzione demografica. Dieci anni fa, nei centri storici, alberghi e ristoranti costituiva poco più di un quinto delle attività totali. Oggi la quota è salita a una su tre. Una bolla? Parrebbe di no: le città siciliane si stanno allineando alla media nazionale. In Italia già da tempo ospitalità e ristorazione costituiscono oltre il 30 per cento delle attività commerciali presenti nei centri storici.
Palermo supera Catania
La passione per la cucina tocca tutta la regione, anche se alcune città hanno mostrato un balzo più ampio di altre. A Siracusa, ad esempio, bar, ristoranti e alberghi sono più che raddoppiati, superando quota 200. Notevole è anche la crescita di Palermo, che negli ultimi tre anni ha superato Catania nella classifica dei centri storici con più attività: sono quasi 500, con gli alberghi triplicati rispetto al 2008 (sono diventati più di cento). A Trapani le strutture ricettive sono passate da venti a 69. Il cuore delle maggiori città siciliane si sta trasformando da luogo in cui comprare ad area in cui dormire, bere e mangiare.