Un litro di latte UHT, un litro di olio extravergine d’oliva e di semi di girasole, un chilo di pasta, uno di farina 00 e poi passata di pomodoro, caffè in polvere, zucchero, banane e zucchine. Quanto spendiamo oggi per acquistare tutti questi prodotti? Dobbiamo mettere in conto in media quasi 26 euro (25,96 euro, per l’esattezza), il 9 per cento in più rispetto a un anno fa. La differenza è ancora più marcata se si raffronta la stessa spesa con i prezzi di due anni fa: nel 2021 avremmo speso 20 euro, quindi oggi spendiamo il 30 per cento in più. Anche se raffrontato ai prezzi in piena fase pandemica, scopriamo che la nostra spesa tipo oggi costa molto di più, dal momento che ad aprile 2020 il nostro scontrino sarebbe arrivato a 20,69 euro. Fare la spesa al discount o scegliere marchi commerciali oggi non assicura più gli stessi margini di risparmio. La conferma arriva dal monitoraggio di Altroconsumo su 10 prodotti acquistati di frequente dagli italiani.
In ribasso solo olio di semi di girasole, caffè e zucchine
Per acquistare sette dei prodotti monitorati spendiamo in media più dell’anno scorso. Dalla nostra analisi emerge infatti che solo olio di semi di girasole, caffè e zucchine hanno registrato una flessione nel prezzo rispetto ad aprile 2022, mentre per tutti gli altri prodotti gli aumenti ci sono e in diversi casi sono anche importanti. L’olio di semi di girasole ha registrato una riduzione considerevole (-21 per cento rispetto allo scorso anno e -6 per cento rispetto al mese di marzo), segno che dopo i balzi dello scorso anno dovuti al conflitto in Ucraina il prezzo si sta assestando su valori più contenuti, ma comunque superiori al periodo pre-crisi. Il prezzo delle zucchine segna un -5 per cento rispetto ad aprile 2022, mentre il calo del prezzo del caffè è meno marcato: -1 per cento rispetto allo scorso anno e invariato rispetto a marzo 2023.
Passata di pomodoro costa il 30 per cento in più
Dopo un inizio anno con qualche segnale di rallentamento, il prezzo della passata di pomodoro torna a crescere. Gli aumenti su questo prodotto sono cominciati già nel periodo della pandemia da Covid-19, ma si sono intensificati poi a partire dalla scorsa estate. Ad aprile 2023 il prezzo medio della passata di pomodoro è stato di 1,59 euro al chilo, quindi è tornato ai livelli record già registrati lo scorso gennaio. Il prezzo è ben al di sopra di quello registrato ad aprile 2022, quando costava 1,31 euro al chilo: l’aumento in un anno arriva al 22 per cento. Anche se raffrontato ai picchi raggiunti nei mesi della pandemia, il costo risulta al di sopra della media: durante la fase di lockdown (aprile e maggio 2020), la passata di pomodoro nella grande distribuzione costava 1,23 euro al chilo. Oggi quindi la paghiamo quasi il 30 per cento in più e oltre il 40 per cento in più rispetto alla fase pre-pandemia, quando costava 1,13 euro al chilo.
Anche con le promozioni sono meno vantaggiose
Anche affidarsi ai prodotti in promozione non assicura gli stessi margini di risparmio rispetto al passato. Nel 2019, scegliendo i prodotti scontati, si spendeva in media il 30 per cento in meno rispetto al prezzo pieno. Nel 2020 e nel 2021 le promozioni aiutavano a risparmiare il 27 per cento, percentuale che è scesa poi al 25 per cento nel 2022. Dall’andamento dei primi mesi del 2023 è evidente come il risparmio sia calato ulteriormente: oggi i prodotti in promozione assicurano un risparmio solo del 23 per cento. A conti fatti, in quattro anni l’efficacia delle promozioni ha perso sette punti percentuali, passando dal 30 per cento al 23 per cento di risparmio. Non va meglio con i prodotti a marchio del supermercato (le cosiddette private label): se nel 2020 costavano il 24 per cento in meno rispetto ai marchi più noti, oggi costano solo il 15,7 per cento in meno.
Ridotte le differenze di prezzo tra discount e supermercati
Così come visto per lo zucchero da barbabietola, anche per le passate di pomodoro si riduce il risparmio medio che si otteneva scegliendo il discount. Se andiamo indietro di qualche anno possiamo notare come nel 2019 e nel 2020 la passata di pomodoro acquistata nei discount costava il 30 per cento in meno rispetto agli ipermercati e ai supermercati. Questa differenza si è poi ridotta progressivamente, passando al 24 per cento nel 2021, al 22 per cento nel 2022 e al 23 per cento durante i primi mesi del 2023. Anche in questo caso, come visto per i prodotti in promozione, in quattro anni abbiamo “perso” sette punti percentuali di risparmio.
L’Italia è tra i leader nella produzione di pomodoro
Per produrre passate, polpe, pelati e concentrati è sempre necessaria un’unica materia prima: il pomodoro da industria o da trasformazione. A livello globale, l’Italia è uno dei principali attori di questo settore, produciamo infatti il 15 per cento dei pomodori necessari all’industria di trasformazione nel mondo e siamo secondi solo alla California (26 per cento) e alla Cina (17 per cento). Secondo i dati Istat (2022), in ambito nazionale la regione con la maggiore superficie dedicata alla coltivazione del pomodoro da industria (34 per cento del totale) e la maggior produzione (37 per cento dei pomodori raccolti) è l’Emilia Romagna che da sola produce oltre un terzo del pomodoro italiano destinato alla trasformazione. Seguono la Puglia (22 per cento della superficie nazionale e 28 per cento del pomodoro raccolto), la Lombardia (10 per cento della superficie e 11 per cento del raccolto), la Campania (5 per cento della superficie e 4 per cento del raccolto) e la Sicilia (6 per cento della superficie e 2 per cento del raccolto). A livello nazionale, perciò, il pomodoro è un asset importante: nel 2022 il fatturato industriale della filiera ha superato i 4 miliardi di euro, di cui 2,2 provenivano dalle esportazioni. Oltre a coltivare il pomodoro, l’Italia è il primo produttore al mondo di conserve destinate al consumo ed esporta il 60 per cento di quanto produce in questo settore.
Come viene definito il prezzo del pomodoro
Per determinare il prezzo del pomodoro da trasformazione si ha una vera e propria contrattazione tra i diversi attori della filiera. Da una parte ci sono le Organizzazioni di Produttori (OP), divise tra Bacino del Nord Italia e del Centro Sud, che rappresentano gli agricoltori impegnati in questa produzione, dall’altra ci sono le associazioni che rappresentano gli interessi dell’industria di trasformazione. Si tratta di un processo codificato ed incentivato dall’Unione Europea attraverso la PAC, al fine di regolare i mercati e rendere più stabile tutto questo importante settore agro-industriale. I rappresentanti degli agricoltori e dell’industria di trasformazione si accordano sulle quantità da produrre per l’annata e sul prezzo base che sarà riconsciuto agli agricoltori per il pomodoro prodotto. Perché tuttala procedura sia efficace è importante che si raggiunga un accordo prima dell’inizio della coltivazione del prodotto.
Il costo della materia prima continua a salire
Nel giro di 4 anni si è passati da un prezzo di 87 a 150 euro per tonnellata di pomodoro fresco al Nord (per il Sud ancora non abbiamo un accordo). Questi aumenti sono andati a compensare gli aumenti di costo che stanno sostenendo gli agricoltori e tengono in considerazione anche le criticità climatiche e ambientali delle varie stagioni. Il prezzo della materia prima che ha raggiunto i 150 euro la tonnellata da un lato è giustificato e serve a pagare gli agricoltori (e in effetti anche in Spagna la negoziazione ha chiuso con un prezzo analogo) ma porterà probabilmente con se ulteriori rincari per il consumatore finale.