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Lavoro: il Covid passa, il gender gap no. Per le donne 8.000 euro in meno l’anno

Secondo gli ultimi dati Inps, nel 2022 i I lavoratori maschi rappresentano oltre il 57 per cento del totale, il 14 per cento in più rispetto alle femmine. Anche le paghe sono notevolmente più basse, soprattutto per via del ricorso maggiore al part time rispetto agli uomini

La pandemia passa, la questione di genere resta. Nel 2022 i lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi operai agricoli e domestici) sono stati poco meno di 17 milioni, con una media di 244 giornate retributive e una paga di circa 22.800 euro l’anno. Secondo Inps, che ha diffuso i dati, “non solo sono stati riassorbiti gli effetti dell’emergenza legata alla pandemia da Covid-19 a causa della caduta della produzione e dei consumi nel 2020, ma è stato superato anche il livello pre-pandemia del 2019“. Quello che resta è il divario tra uomini e donne nel mondo del lavoro. I dipendenti maschi infatti rappresentano oltre il 57 per cento del totale, il 14 per cento in più rispetto alle femmine. Anche la retribuzione è “significativamente differenziata” in base al genere del lavoratore. Essa infatti “è costantemente più alta per il genere maschile (26.227 euro contro 18.305 euro per le femmine)”. Conti alla mano, una differenza di quasi ottomila euro l’anno.

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Ricorso al part-time doppio nelle donne

Secondo l’Istituto nazionale di statistica, la disparità dipende soprattutto dal tipo di impiego. “Il differenziale retributivo per genere risulta significativamente correlato alla maggiore presenza di lavoro part time tra le femmine“. I dati parlano chiaro. “Il numero di lavoratrici che nel 2022 hanno avuto almeno un rapporto di lavoro part time è pari a oltre 3,5 milioni, contro due milioni di maschi“. In termini percentuali, “nel 2022 il 21 per cento dei dipendenti maschi ha avuto almeno un rapporto di lavoro a tempo parziale, mentre tra le femmine la quota con almeno un part time nell’anno è pari a circa il 49 per cento”. Inps precisa che il part time “è un fenomeno rilevante”, e che nel 2022 ha interessato “oltre un terzo dei lavoratori (33 per cento)”. Allo stesso tempo, “la composizione per genere evidenzia che il part-time è una modalità che caratterizza soprattutto la partecipazione femminile“, di solito per la difficoltà di coniugare impegni lavorativi e familiari.

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I numeri del gender gap nel lavoro

Nel tempo pieno la presenza di donne risulta minore. “Nel 2022 il numero medio di lavoratori dipendenti con un orario di lavoro a tempo pieno risulta pari a 10,3 milioni, il 72,5 per cento circa del totale”. Il dato è in crescita di circa 600 mila unità rispetto all’anno precedente, ma dipende soprattutto dagli uomini. Secondo Inps sono circa il doppio rispetto alle donne, e il tasso di crescita segue lo stesso andamento. I lavoratori a tempo pieno infatti passano da 6,6 a sette milioni, con una crescita di circa 400 mila unità. Le lavoratrici invece passano da 3,1 a 3,3 milioni, con una crescita di 200 mila unità. L’analisi evidenzia un altro dato. “A livello territoriale il 77,6 per cento di dipendenti del Nord-ovest ha un orario di lavoro a tempo pieno. Tale percentuale diminuisce passando da Nord a Sud fino al 60,7 per cento nelle Isole”. In Sicilia e Sardegna, infatti, “è più diffuso il tempo parziale, 39,3 per cento, rispetto al 27,5 per cento nazionale”.

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Paghe più basse al Sud e tra gli stranieri

Il divario territoriale riguarda il lavoro in generale. Secondo Inps, infatti, “il 31,6 per cento dei lavoratori è impiegato nel Nord-ovest; segue il Nord-est con il 23,5 per cento, il Centro con il 20,7 per cento, il Sud con il 16,9 per cento, le Isole con il 7,3 per cento”. Uno 0,1 per cento, infine, vive in Italia ma lavora all’estero. Quanto alle tipologie di impiego, “una quota significativa di dipendenti risulta nel settore manifatturiero (3,9 milioni di lavoratori, pari al 23,2 per cento). Seguono i settori del commercio (14,6 per cento), del noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (11,1 per cento) e delle attività di alloggio e ristorazione (10,6 per cento)”. Da non sottovalutare poi il contributo degli stranieri. “Nel 2022 l’11,2 per cento dei lavoratori dipendenti ha cittadinanza extracomunitaria”. Inps sottolinea che il 36,5 per cento si colloca sotto 10 mila euro di retribuzione. Per i lavoratori comunitari meno del 24 per cento è sotto questa soglia.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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